Dott. Vincenzo Alvino

SPECIALISTA IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA
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Ultimo aggiornamento il 09/02/2016 alle ore 13:41
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Menopausa-Terapia Ormonale E Terapia Alternativa

L'unico autorizzato ad effettuare una consulenza medica ed esprimere un parere riguardo ad una vostra richiesta è il vostro medico, per cui tutte le informazioni presenti sul sito hanno carattere puramente informativo e non possono in alcun modo sostituire quello che è il suo parere.

MENOPAUSA: CAPIRE LA DIFFERENZA TRA UNA TERAPIA ORMONALE ED UNA TERAPIA ALTERNATIVA

Il termine "ORMONE" dovrebbe essere eliminato in quanto per molte donne evoca, a torto, effetti indesiderati e dannosi! Ad esempio chi ha fatto uso di contraccettivi può confondere la terapia ormonale sostitutiva con la pillola contraccettiva ed i suoi effetti! Infatti la donna fumatrice che all'età di 35 anni si è vista sconsigliare vivamente l'uso della pillola rimane interdetta quando a 50 anni le viene consigliato di prendere in considerazione una terapia ormonale per migliorare le aspettative della sua salute. Quindi è  importante spiegare e far capire la differenza tra gli ormoni sintetici della pillola e quelli naturali della terapia sostitutiva.

Molte donne sanno che la terapia ormonale è costituita dagli estrogeni e non si rendono conto che spesso viene somministrato assieme agli estrogeni anche il progesterone ed infatti le donne che non hanno subito l'asportazione dell'utero devono capire l'importanza dell'aggiunta del progestinico all'estrogeno e degli effetti che questa aggiunta può avere, in particolare della possibilità di determinare, quando ritenuto opportuno, un sanguinamento similmestruale.

Una volta deciso se e quale terapia ormonale intraprendere è molto utile spiegare quale parte del trattamento corrisponde all'estrogeno e quale al progesterone, il che aiuta ad identificare i componenti del trattamento in modo di poter rendersi conto di quale dei due sia responsabile di eventuali effetti collaterali.

 

EFFETTI COLLATERALI DA ATTRIBUIRE ALLA COMPONENTE ESTROGENICA:

  • TENSIONE MAMMARIA

  • NAUSEA

  • CEFALEA

  • CRAMPI ALLE GAMBE

 

EFFETTI COLLATERALI DA ATTRIBUIRE ALLA COMPONENTE PROGESTINICA:

  • SINTOMI TIPO "SINDROME PREMESTRUALE" (irritabilità, gonfiore addominale, cefalea)

 

COME ASSUMERE LA TERAPIA

Si deve spiegare bene come assumere il trattamento in quanto, mentre alcune confezioni, specie quelle che devono essere assunte per bocca, sono molto semplici da utilizzare, quelle che prevedono un trattamento per altra via di assunzione necessitano di una spiegazione chiara e semplice.

Occorre inoltre far capire che la terapia ormonale NON E' UN SEMPLICE FARMACO ma comprende una grande varietà di:

  • REGIMI TERAPEUTICI (combinato continuo, combinato sequenziale, solo estrogeno, solo progesterone);

  • DOSAGGI VARI;

  • TIPO DI SOMMINISTRAZIONE (bocca, transdermico, nasale, impianti sotto cute, ecc.).

E' anche importante cercare di far capire che il primo trattamento intrapreso potrebbe non essere quello giusto per "quella particolare donna" e potrebbe essere necessario un aggiustamento che potrebbe riguardare il regime terapeutico, il tipo di somministrazione o il dosaggio del farmaco: in altre parole si introduce il concetto di TERAPIA STUDIATA SU MISURA E… DIVERSA DA DONNA A DONNA!

VARIE TIPOLOGIE E REGIMI TERAPEUTICI ORMONALI

Si è già anticipato che la terapia ormonale si può prescrivere con:

  • diverse vie di somministrazione (orale, per cerotti, per gel cutaneo, per nebulizzazioni endonasali, per via vaginale);

  • diversi dosaggi, oggi mediamente più bassi rispetto a qualche anno fa;

  • differenti modi di associare fra loro estrogeni e progestinici con una terapia: ciclica interrotta, ciclica continua, combinata continua.

La terapia ciclica interrotta cerca di mimare quanto si verifica nel ciclo mestruale fisiologico: gli estrogeni vengono assunti per circa 25 giorni, i progestinici per 10-14 giorni, e nessuna terapia per 5-6 giorni, durante i quali è facile che si verifichi un flusso simile a quello dell'epoca riproduttiva;

La terapia ciclica continua prevede l'assunzione di estrogeni senza interruzioni, e quella di progestinici sempre per 10-14 giorni. Nel periodo che si assumono solo estrogeni è possibile avere flussi simil-mestruali, che peraltro possono anche mancare; questa modalità fa sì che non si avvertano sintomi da carenza estrogenica come invece può verificarsi nella ciclica interrotta;

La terapia combinata continua prevede l'utilizzo degli estrogeni e dei progestinici in modo continuo, senza interruzioni. Perdite simil-mestruali possono verificarsi nei primi mesi, ma dopo un anno la maggior parte delle donne smettono di avere flussi.

 

Sono necessarie interruzioni temporanee della terapia?

Molte donne ritengono che sia utile interrompere la terapia per 2-3 mesi ogni anno, come se così si cercasse di smaltire sostanze in qualche modo nocive, quasi come se ci si volesse disintossicare. Non esiste alcuna evidenza per dire che ciò sia vero! Vi è invece l'ipotesi che queste interruzioni, se molto frequenti, ostacolino gli equilibri positivi che l'organismo raggiunge gradualmente: un pò come se dopo essersi abituati ad una certa altitudine si scendesse a valle per poi risalire in alto.

 

TERAPIE ALTERNATIVE

Si dispone di vari farmaci che possono agire in alternativa agli estrogeni, a volte con effetti abbastanza buoni, anche se di rado della stessa efficienza, almeno sui sintomi vasomotori.

VEDI approfondimento in allestimento

 

FOLLOW -UP

I controlli periodici sono veramente utili per ogni donna in menopausa e sono indispensabili per misurare l'efficacia e l'adeguatezza della terapia in corso. La terapia può produrre effetti positivi, rendendo possibile il raggiungimento di una migliore qualità di vita. Per favorire invece una buona longevità, cioè una vita il più possibile esente da disagi e menomazioni, i farmaci da soli non sono sufficienti! Il loro effetto si esprime al meglio solo quando si seguono anche alcuni principi molto semplici, quali una saggia alimentazione (ricca di calcio e di vitamine, povera di grassi) ed una adeguata attività fisica. In particolare si deve tener presente che l'esercizio fisico aerobico (anche il solo camminare a passo spedito per mezz'ora al giorno per quattro volte a settimana), migliora molto la circolazione, la flessibilità del corpo, il tono muscolare e la coordinazione motoria riducendo in tal modo la possibilità di cadute e l'effetto di una caduta stessa in quanto l'ossatura risulta più sana.

 

QUALI SONO I VANTAGGI IMMEDIATI DI UNA TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA CON ESTROGENI

I vantaggi più immediati sono quelli di ridurre i sintomi vasomotori più fastidiosi: vampate (sensazione improvvisa di caldo, che si estende per il corpo) e sudorazioni profuse e notturne.

Accanto a questieffetti benefici, misurabili e ben apprezzabili, altri effetti si evidenziano più gradualmente come ad esempio il miglioramento dell'umore, dell'energia fisica, del trofismo cutaneo, delle mucose, soprattutto conservando, a livello vaginale, una lubrificazione ottimale, senza la quale i rapporti possono diventare particolarmente fastidiosi ed a volte estremamente dolorosi. Insomma tali effetti intervengono in quella che può essere considerata, con termine onnicomprensivo, la qualità di vita e questo obiettivo rimane con il prosieguo della terapia. In quelle più durature, ossia dopo 2-4 anni i benefici appaiono evidenti anche sulle ossa, la cui consistenza, misurabile con la mineralometria ossea computerizzata (MOC), risulta ben conservata. La terapia con estrogeni rappresenta il modo migliore per ridurre la perdita di calcio che normalmente si verifica, nelle ossa a seguito della menopausa: un evento temibile soprattutto nelle donne più magre.

Effetti benefici si possono avere anche sui lipidi (colesterolo e sue frazioni), in particolare per la capacità di ridurre il colesterolo cattivo, ossia l'LDL, e di far aumentare quello buono e protettivo, l'HDL. Analogo effetto benefico sul controllo della glicemia (ossia sui livelli dello zucchero nel sangue), specie nelle donne diabetiche, e probabilmente effetti benefici nel distretto cardiovascolare, in particolare sull'elasticità dei vasi.

Infine vi è la speranza, e qualche dato sperimentale sembra renderla plausibile, di effetti positivi per ridurre l'invecchiamento delle cellule cerebrali: le malattie degenerative, in particolare l'Alzheimer, risulta più frequente nelle donne.

 

TIMORI IMMOTIVATI RIGUARDANTI GLI EFFETTI COLLATERALI

E' una delle spiegazioni più comuni che vengono date per giustificare la sospensione o l'abbandono della terapia ormonale. In molti casi non sono i veri effetti collaterali che inducono ciò (sebbene talora potrebbe essere il caso) ma piuttosto le ansie e le paure che taluni effetti collaterali si possano verificare, a far interrompere la terapia.

Ad esempio:

  • Le donne che presentano una semplice tensione mammaria all'inizio della terapia immediatamente pensano che si potrebbe trattare di un tumore al seno!

  • Le donne che presentano un altro frequente e minimo effetto collaterale come i CRAMPI agli arti inferiori possono essere indotte a pensare di avere una trombosi in tale sede.

  • Alcune donne che presentano cefalea pensano possa trattarsi di un ictus.

 

Gli effetti collaterali che si associano alle prime settimane di terapia ormonale sono molto comuni ed è importantissimo preparare le donne a tale eventualità! Tali effetti in genere scompaiono da soli mentre talora basta cambiare tipo o dosaggio della terapia!

Se le donne sono state ben informate riguardo a tali iniziali e comuni effetti collaterali sono più motivate a continuare il trattamento se effettivamente si rendono conto di quanto siano frequenti e soprattutto che essi NON SONO DANNOSI! Circa i 2/3 delle donne che abbandonano la terapia ormonale nei primi sei mesi lo fanno in prima istanza per gli effetti collaterali che non sono stati loro fatti presenti.

E' importante che le donne cui è stata prescritta una terapia per protezione verso l'OSTEOPOROSI o le malattie cardiovascolari comprendano che una cura fatta solo per poco tempo non può dare alcun beneficio in tali situazioni. Ne consegue che in caso di un qualunque problema devono essere incoraggiate a tornare od a contattare immediatamente il medico prima di decidere di lasciare la terapia!

 

IL MEDICO DEVE FAR IN MODO DI ANTICIPARE LE ANSIE DELLA PAZIENTE

Quando una donna inizia a parlare col suo medico di terapia ormonale è possibile che abbia molte domande da fare e dubbi da esprimere; alcune di esse potrebbero avere in mente talune ansie che esitano a manifestare sia per pudore, sia perché sperano che il loro medico possa affrontare per primo tale argomento! 

I timori e i dubbi che più di frequente vengono espressi riguardano:

  • LA PAURA DEI TUMORI
  • IL TIMORE DI AUMENTARE DI PESO
  • ILTIMORE DI SANGUINAMENTI IRREGOLARI
  • I DUBBI SULLA FERTILITÀ

LA PAURA DEI TUMORI

L'argomento riguardante i tumori e in particolare quello delle mammelle sta molto a cuore ad ogni donna. I MEDIA non aiutano affatto a superare tale timore in quanto trattano spesso degli effetti della terapia ormonale in maniera errata e non provata aumentando enormemente le ansie! I timori a riguardo del tumore della mammella è un ottimo argomento di cui trattare con le pazienti, ed inoltre offre anche l'opportunità di insegnar loro l'autopalpazione, e di sottolineare la necessità della mammografia come test di screening. Va fatto presente che nella fascia di età compresa tra i 50 ed i 70 anni l'incidenza cumulativa di tumore della mammella è di 45 casi su 1000 donne, nella popolazione non trattata con terapia ormonale. In quella trattata con terapia ormonale occorre notare che:

  • Quelle trattate per meno di 5 anni non presentano nessun rischio aggiuntivo specie se trattate con soli estrogeni;

  • Quelle trattate fino a 10 anni presentano un rischio aggiuntivo minimo di 6 casi, cioè 51 casi su 1000 donne, se non sono isterectomizzate (e che quindi devono aver aggiunto il progestinico);

  • Nessun rischio aggiuntivo per le donne isterectomizzate e che quindi NON HANNO AGGIUNTO il progesterone alla terapia;

  • Dopo la sospensione della terapia ormonale il rischio di base, dopo circa 5 anni, torna simile a quello delle donne che non hanno utilizzato terapia ormonale;

  • Tutti questi dati supportano l'ipotesi che la terapia ormonale con estrogeni determina una crescita o una nuova mutazione nel DNA del nucleo e NON CAUSA NEOPLASIA;

  • Si tende quindi a raccomandare di non superare i 5 anni di terapia per non incorrere in alcun aumento di rischio oppure, se necessario, continuare ma CONTROLLANDO REGOLARMENTE le donne con la mammografia!

  • Le donne positive per mutazione BRCA1 e BRCA2 NON DEVONO ESSERE TRATTATE!

  • Donne con familiarità per tumore mammario ma con familiari che hanno presentato il tumore oltre i 45 anni possono sottoporsi a terapia ormonale. Sono i tumori insorti in parenti in giovane età che fanno escludere dalla terapia ormonale ed in questi casi specifici è molto utile richiedere una consulenza genetica per valutare il difetto di BRCA1 e BRCA2;

  • Nel WHI il tumore mammario non è stato trovato significativamente aumentato e le donne che hanno fatto uso di terapia ormonale per più di 5 anni hanno presentato soltanto un LIEVE incremento

 

VA ANCHE CONSIDERATO  CHE:

  • Il tumore della mammella si sviluppa prevalentemente nelle donne ANZIANE e la percentuale aumenta con l'età;

  • L'80 % dei tumori della mammella si sviluppa in donne che non hanno mai utilizzato terapie ormonali;

  • L'incidenza di tumore della mammella aumenta in maniera lineare con l'avanzare dell'età;

  • A 50 anni il rischio di tumore mammario è di 2 casi su 100 donne;

  • A 60 anni il rischio di tumore mammario è di 4 casi su 100 donne che non fanno uso di terapia ormonale;

  • Se si utilizza la terapia ormonale per più di 5 anni i 4 casi su 100 aumentano di circa il 26%, MA IL 26% di 4 è rappresentato dallo 0,75 in più e cioè chi utilizza per più di 5 anni una terapia ormonale ha una aspettativa di andare incontro ad un tumore della mammella di pochissimo superiore alle non utilizzatrici e cioè di 4,75 casi su 100 donne!

BISOGNA PERCIO' PUNTUALIZZARE BENE QUESTO CONCETTO:

In caso di terapia ormonale l'eventuale incremento di tumore della mammella è VERAMENTE MINIMO, SOLO SE LA CURA SI DOVESSE PROTRARRE PER PIÙ DI 5 anni e soltanto nelle pazienti non isterectomizzate che devono aggiungere al trattamento estrogenico un progestinico!

 

IL TIMORE RELATIVO AL POSSIBILE AUMENTO DI PESO

Molte donne sono convinte che iniziando una terapia ormonale vadano incontro ad un improvviso ed incontrollabile aumento di peso e per quelle che già combattono continuamente con la bilancia questa prospettiva non è certamente allettante! Invece NON VI E' ALCUNA EVIDENZA che la terapia ormonale sia causa di un aumento di peso! In qualche donna potrebbe esserci un aumento di peso ma questo fatto non può essere  attribuito alla terapia! Per cui si rende necessario fare attenzione al regime dietetico, alla richiesta energetica dell'organismo in tale epoca ed alla necessità, molto importante, di fare esercizio fisico.

 

IL TIMORI RELATIVI A SANGUINAMENTI IRREGOLARI

Per molti tipi di terapia ormonale il ritorno di episodi di sanguinamento è il maggior motivo di sospensione e questo ha un effetto molto negativo in particolare per quelle terapie iniziate e che dovrebbero essere eseguite per lungo tempo, riducendone sensibilmente, se non annullando, i benefici ai quali si mirava.

E' quindi estremamente importante che le donne sappiano bene che possono vedere con una terapia continua sequenziale un sanguinamento e che sappiano anche quando aspettarselo! Il sanguinamento può verificarsi ogni mese ma non sarà né abbondante né doloroso se il regime terapeutico adottato è ben bilanciato.

Se la donna si trova in postmenopausa si può proporre invece un regime combinato continuo che non dà sanguinamento, o può darlo in maniera scarsa e discontinua nei primi mesi di trattamento.

 

I DUBBI RELATIVI ALLA FERTILITÀ

Bisogna sempre ricordare che la terapia ormonale non è un contraccettivo e che quindi occorre usare precauzioni adeguate in periodo perimenopausale, come pure si deve sapere che in postmenopausa un sanguinamento regolare ogni mese non rappresenta certamente il ritorno della fertilità! 

Si deve PROMUOVERE SEMPRE UN SANO STILE DI VITA prima di seguire qualunque tipo di trattamento che altrimenti risulterebbe pressoché inutile!

Vedi approfondimento sullo stile di vita 

 

TERAPIE ALTERNATIVE: UNA SOLUZIONE NATURALE 

Abbiamo visto che la menopausa non è una malattia, è, invece, un periodo fisiologico che compare nella vita di ogni donna, così come la pubertà e la gravidanza. In ognuno di questi periodi della vita femminile intervengono variazioni dell'equilibrio ormonale, che comportano modificazioni, anche importanti, nell'organismo stesso.

La menopausa corrisponde alla cessazione dell'attività delle ovaie, cioè gli organi femminili deputati alla riproduzione, che smettono di produrre ormoni con conseguente interruzione del ciclo mestruale (il nome "menopausa" infatti deriva dal greco menos = mese e pausis = cessazione). L'età media dell'entrata in menopausa in Europa è intorno ai 50 anni di età, in Italia in particolare è verso i 52 anni, ma l'arco di tempo in cui la menopausa si può manifestare è piuttosto ampio, infatti può spaziare dai 45 ai 55 anni, restando sempre nell'ambito della normalità. Si parla di menopausa "precoce" se essa compare prima dei 40 anni. 

Il momento in cui la donna va in menopausa è influenzato da diversi fattori come l'etnia, la familiarità, la data del menarca (la prima mestruazione), il fumo. Nei paesi orientali ad esempio la menopausa si manifesta prima che in quelli occidentali; nei paesi caldi del sud, dove più precoce è il menarca, la menopausa è più precoce che in quelli del nord; inoltre se una madre è andata in menopausa molto presto ci sono alte probabilità che ciò accada anche alla figlia; è ormai accertato che anche la nicotina accelera il processo di atrofizzazione delle ovaie, bloccandone l'attività prima del tempo fisiologico.

Il segnale che sta iniziando la menopausa è un'irregolarità del ciclo mestruale, conseguenza del cambiamento ormonale in atto, che può saltare qualche mese, o anche diventare più o meno abbondante, a seconda del rapporto fra estrogeni e progesterone che si presenta in quel momento. Si è visto che talvolta alla menopausa si accompagnano alcune manifestazioni indesiderate, fra cui le "vampate di calore" (o caldane), che consistono in un'improvvisa sensazione di calore alla parte superiore del corpo (viso, collo e busto), con abbondante sudorazione e forte arrossamento soprattutto del viso, ciò che provoca un grande disagio nella donna, anche nei suoi rapporti con gli altri, perché è impossibile da ignorare e mascherare: è tipico infatti l'uso di ventagli per rinfrescarsi il viso, nelle donne non più giovanissime. Queste vampate avvengono anche di notte e disturbano notevolmente il sonno, oltre che essere molto fastidiose perché provocano una sudorazione molto abbondante, e infatti sono definite "sudorazioni notturne". Una delle cause di questi improvvisi sbalzi di temperatura pare che sia un'alterata funzione dei centri deputati alla regolazione della temperatura corporea, che provoca una vasodilatazione periferica, da cui derivano gli arrossamenti, le vampate e le sudorazioni. 

La carenza di ormoni ovarici influisce anche su alcune sostanze chimiche del cervello, che influenzano i meccanismi regolatori del tono dell'umore, dell'attenzione ed il comportamento: si possono registrare infatti in questo periodo sbalzi dell'umore, ansia, insonnia, irritabilità, difficoltà di concentrazione, talvolta depressione. L'insonnia in particolare trova spiegazione nel ruolo che hanno gli ormoni di regolare fisiologicamente il ritmo sonno-veglia, inoltre le sudorazioni notturne giocano un ruolo di disturbo del sonno, da non sottovalutare.

La menopausa porta delle modificazioni anche in senso fisico sul corpo della donna: l'utero infatti risente subito dell'irregolarità nella produzione dei due ormoni che vengono a mancare, gli estrogeni e il progesterone, e reagisce diminuendo di volume per via dell'assottigliamento della sua massa muscolare e dell'endometrio, il tessuto che ne tappezza le pareti interne. Le stesse ovaie, cessando la loro funzione di secrezione ormonale, riducono la loro massa e gradualmente si atrofizzano. Anche i tessuti vaginali e dell'apparato urinario vanno incontro ad atrofizzazione, con conseguente maggior facilità alle infezioni, con cistiti ricorrenti e secchezza delle mucose, che può comportare difficoltà nei rapporti sessuali. Acnhe le mammelle risentono della mancanza di ormoni, infatti perdono volume e turgore aumentando il tessuto adiposo che sostituisce quello ghiandolare. 

La pelle subisce durante la menopausa una perdita di elasticità e freschezza, per via della riduzione del tessuto di sostegno, il collagene, che risente maggiormente della carenza di estrogeni; tuttavia l'invecchiamento della pelle è un fenomeno molto soggettivo e si manifesta in misura molto diversa da donna a donna. 

Uno dei timori delle donne che arrivano alla menopausa è quello di aumentare di peso, ma questo spesso avviene non solo per il cambiamento dell'equilibrio ormonale, ma anche per i normali processi di invecchiamento dell'organismo, che con l'età modifica il suo metabolismo, che rallentando determina un minore dispendio di calorie, per cui si dovrebbe automaticamente diminuire l'apporto calorico, non più adeguato. Infatti se fino a qualche anno prima l'introduzione di un certo numero calorie corrispondeva ad un loro consumo totale, con l'età le calorie consumate saranno meno, con un residuo di calorie non utilizzate che verranno immagazzinate sotto forma di grasso: bastano queste calorie in più ogni giorno per acquistare diversi chili in un anno! Quindi in questo periodo andrebbe comunque rivista l'alimentazione inoltre va notato che l'aumento di peso è dovuto anche al fatto che si mangia di più per via dell'umore, che tende ad essere un po' depresso, e sappiamo che il cibo ha una grande azione consolatoria!

Oltre a ciò va anche considerato che spesso si fa meno movimento e quindi il dispendio calorico diminuisce ulteriormente, da cui la maggior tendenza all'aumento di peso.

 

Il modo migliore per ovviare a questi inconvenienti è quello di modificare lo stile di vita, controllando l'alimentazione e praticando una regolare attività fisica. 

Ma le due conseguenze maggiori che la menopausa può portare, sono quelle a carico dell'apparato scheletrico e del sistema cardiocircolatorio: infatti dopo i 50 anni, con la menopausa, una donna su quattro va incontro al fenomeno dell'osteoporosi, cioè alla rarefazione della struttura dell'osso e ad una decalcificazione che può aumentare il rischio di fratture. Osteoporosi infatti significa proprio "ossa porose", cioè ossa la cui struttura ne determina la fragilità, ed i sintomi purtroppo sono silenti per molto tempo; quando la malattia arriva a manifestarsi con dolori ossei, difficoltà nella deambulazione, incurvamento della colonna vertebrale, eccetera, essa è già in fase avanzata, perciò all'inizio della menopausa sarebbe bene sottoporsi, dopo consultazione col proprio medico, ad un esame specifico, la MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), che è in grado di diagnosticare precocemente la malattia, così da prendere gli opportuni provvedimenti prima che essa possa creare dei danni. 

Le donne maggiormente predisposte all'osteoporosi sono quelle di pelle bianca, con ossatura piccola, costituzione esile, con menopausa precoce, fumatrici, forti consumatrici di alcool e quelle che hanno precedenti familiari.

L'apparato cardiocircolatorio nella donna viene protetto dalla presenza di estrogeni, ma quando essi vengono a mancare possono aumentare sia i trigliceridi, sia il colesterolo nel sangue, soprattutto l'LDL, il cosiddetto colesterolo cattivo, mentre può diminuire il colesterolo buono, l'HDL, con tendenza all'accumulo di placche aterosclerotiche nelle arterie, quindi si può andare incontro con più facilità a danni dell'apparato circolatorio.

Gli inconvenienti legati alla menopausa però non si manifestano sempre tutti, e in tutte le donne; in alcune non si manifestano affatto e in altre si manifestano solo alcuni disturbi, in altre ancora invece questi inconvenienti si presentano contemporaneamente in diverso grado, e possono essere anche molto fastidiosi e debilitanti.

 

QUALI RIMEDI SI POSSONO ADOTTARE OLTRE ALLA TERAPIA ORMONALE

Fino a non molti anni fa le donne erano costrette a sopportare con rassegnazione tutte queste manifestazioni negative legate alla menopausa, perché non avevano altra scelta. Oggi invece esistono diversi rimedi sia di tipo farmacologico di sintesi, che di tipo completamente naturale. E' molto dibattuto il problema relativo ai rischi legati all'assunzione di una terapia sostitutiva farmacologica, ma oggi un'informazione sempre maggiore aiuta ogni donna a riconoscere quando arriva questo momento della propria vita e a scegliere quale tipo di trattamento intraprendere. Fermo restando che solo assieme al proprio medico si potrà stabilire se è il caso o meno di intraprendere una terapia ormonale con farmaci di sintesi, oggi  non pare indispensabile orientarsi in tal senso, ma proprio perché la menopausa non è una malattia, potrebbe essere trattata anche in modo naturale. Non parliamo, infatti, di terapia, ma di trattamento e di prevenzione dei disturbi ad essa correlati e la ricerca fitoterapica ha condotto alla messa a punto di associazion di erbe, vitamine e minerali, per il trattamento dei malesseri della menopausa. La moderna ricerca fitoterapica ha individuato in alcune piante l'esistenza di sostanze, i fitoestrogeni, in grado di simulare l'azione degli estrogeni umani; essi hanno un'azione più blanda ma in grado di imitare gli effetti degli estrogeni, perché le loro strutture molecolari sono molto vicine a quelle degli estrogeni umani ed il corpo li accetta come tali. In altre piante invece sono stati individuati i fitoprogestinici, che sono in grado di normalizzare il rapporto estrogeni-progesterone.  

Il fine del trattamento naturale dei disturbi causati dalla menopausa è il ristabilimento dell'equilibrio ormonale, quindi è auspicabile la somministrazione combinata di fitoestrogeni e fitoprogestinici, eventualmente associata ad altri principi vegetali funzionali sinergici. Una formulazione che contenga fitoestrogeni e fitoprogestinici, cioè quegli ormoni vegetali molto simili a quelli che vengono a mancare in menopausa e che non presentano le controindicazioni degli ormoni chimici di sintesi, potrebbe essere infatti di valido aiuto per contrastare i disturbi della menopausa stessa. Il trattamento naturale della menopausa è anche molto flessibile, in quanto può essere modulato, sospeso, affiancato ad altre integrazioni con oligoelementi e vitamine, senza incorrere nei problemi causati dal blocco degli ormoni.

Le piante ricche di ormoni vegetali maggiormente utilizzate per il trattamento fitoterapico della menopausa sono principalmente:

  • la Soia, la Cimicifuga, il Trifoglio (ricche di fitoestrogeni);

  • la Dioscorea o Igname selvatico (ricco di fitoprogestinici). 

La Soia è una leguminosa, molto utilizzata per le sue notevoli proprietà nutrizionali e dietetiche, soprattutto nei paesi orientali. In questi paesi, nei quali viene consumata quotidianamente e per tutta la vita, si è osservata una bassa incidenza di disturbi legati alla menopausa e oggi numerosi studi hanno confermato questa osservazione. Essa contiene un gruppo di sostanze appartenente alla classe dei flavonoidi, gli isoflavoni, che per la loro attività estrogeno-simile sono chiamati fitoestrogeni e sono in grado di influenzare la produzione e il metabolismo degli ormoni sessuali, oltre ad avere un ruolo attivo nel rallentare i fenomeni di invecchiamento della pelle, per la capacità di stimolare la produzione di collagene e acido ialuronico. 

I fitoestrogeni si sono rivelati utili contro i disturbi dovuti alla menopausa e le patologie ad essa correlate, sembra che gli isoflavoni della Soia, inseriti nella dieta, diminuiscano la perdita della massa ossea che accompagna la menopausa, e contemporaneamente contribuiscano a ridurre il cosiddetto colesterolo cattivo, o LDL, mentre tendono a far aumentare il colesterolo buono, o HDL. Questo può contribuire a favorire la prevenzione dei danni cardiovascolari. Il vantaggio dei fitoestrogeni, rispetto alla terapia ormonale sostitutiva di sintesi, è che non provocano gli effetti collaterali di quest'ultima. 

E' importante, quando si assumono isoflavoni di Soia, far sì che la flora batterica intestinale sia efficiente, poiché le molecole degli isoflavoni sono molto grandi e devono essere scisse per essere assimilate, per mezzo delle glicosidasi, enzimi che vengono prodotti proprio dalla flora batterica intestinale; perciò è utile integrare l'assunzione di isoflavoni con fermenti lattici probiotici, che arricchiscano la flora batterica intestinale: si otterrà in questo modo una miglior assimilazione dei principi attivi e quindi una loro migliore efficacia, oltre ad evitare fenomeni di gonfiori intestinali. 

La Cimicifuga (Cimicifuga racemosa) appartiene alla famiglia delle Ranuncolacee ed è originaria del continente nordamericano; è utilizzata per ridurre le vampate di calore, e questo pare che non sia dovuto tanto ad un effetto estrogenico, quanto ad un'azione a livello centrale che coinvolge i recettori della serotonina, che sembra avere un ruolo importante in questi fenomeni. Anche la Cimicifuga non presenta effetti collaterali e può essere associata ai fitoestrogeni della Soia, per potenziarne gli effetti benefici nel ridurre le manifestazioni e i disturbi derivati dalla menopausa.

Gli effetti benefici del trattamento naturale si rendono evidenti dopo circa tre-quattro settimane (anche la terapia ormonale sostitutiva di sintesi richiede un tale intervallo di tempo, poiché l'organismo deve raggiungere un certo livello di ormoni per sentirne gli effetti) e l'assunzione va protratta per un periodo adeguato. 

Il Trifoglio, Trifolium pratense, detto Red Clover dagli anglosassoni, è un'altra leguminosa ricca di flavonoidi, che si può trovare in associazione alla Soia come fonte di fitoestrogeni, che sono di tipo diverso rispetto a quelli contenuti nella Soia, perciò rendono più completo il trattamento. 

Un'altra pianta molto importante per il trattamento dei disturbi della menopausa è l'Igname selvatico (Dioscorea villosa o Wild Yam), che appartiene alla famiglia delle Dioscoreacee; è una pianta erbacea rampicante, di cui si utilizza soprattutto la specie messicana, che è la più ricca di composti ormono-simili. L'Igname contiene in particolare la diosgenina, sostanza naturale simile agli ormoni umani che, essendo il precursore biologico del progesterone, è in grado di normalizzare il rapporto estrogeno-progesterone, funzione quindi importantissima per mantenere l'esatto equilibrio ormonale femminile, per cui è indicata sia per i disturbi della menopausa che per le sindromi premestruali. Per quanto riguarda la menopausa contribuisce a combatterne i sintomi tipici come vampate, stanchezza, secchezza delle mucose vaginali e maggior predisposizione alle infezioni vaginali e urinarie.

In associazione a queste piante tipiche per la menopausa, è bene assumerne anche altre che agiscano soprattutto a livello dell'ansia, dell'insonnia e della leggera depressione che talvolta si avverte, come il Biancospino, la Melissa, la Passiflora, l'Iperico.

Anche la Melatonina, un ormone naturale che regola l'equilibrio fra il sonno e la veglia, è molto utile, associata a piante rilassanti, per indurre il sonno in caso di insonnia.

Sarebbe bene prevedere anche un'integrazione di sali minerali, quali calcio, zinco, magnesio, boro, fluoro e di vitamine, soprattutto la vitamina D che facilita l'assimilazione del calcio, così importante per prevenire l'osteoporosi. Tutto ciò può servire ad affrontare meglio la menopausaper viverlain maniera più serena e spensierata.

Sintomi menopausa - La visita ginecologica