Dott. Vincenzo Alvino

SPECIALISTA IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA
PERFEZIONATO IN ECOGRAFIA E MEDICINA PRENATALE
a chi
ci rivolgiamo
servizi
offerti
Linea diretta per
informazioni e/o appuntamenti
Telefono studio
0564 412428 - 0564 416145

Cellulare
339 6461489

Email
info@vincenzoalvino.it

Seguici su
Sito in continuo aggiornamento.
Per eventuali commenti/segnalazioni
inviare una mail a: info@vincenzoalvino.it

Ultimo aggiornamento il 09/02/2016 alle ore 13:41

L'unico autorizzato ad effettuare una consulenza medica ed esprimere un parere riguardo ad una vostra richiesta è il vostro medico, per cui tutte le informazioni presenti sul sito hanno carattere puramente informativo e non possono in alcun modo sostituire quello che è il suo parere.

GRAVIDE SOVRAPPESO ED AUMENTO DEL RISCHIO IN GRAVIDANZA

L'alimentazione e lo stato nutrizionale prima e durante la gravidanza ne influenzano profondamente il decorso e la salute della madre e del feto. L'apporto alimentare infatti non determina solo l'entità della crescita e la composizione corporea, ma modifica addirittura il rischio di malformazioni, di malattie e la mortalità del feto.

Questo non solo nel periodo embrio-fetale o neonatale, ma sembra addirittura essere in relazione con il rischio di malattie nel bambino ed anche nell'adulto. Ad esempio, i feti la cui placenta per determinate patologie non assolve pienamente alla sua funzione di fornire il nutrimento necessario, come i bambini che sono denutriti nell'infanzia, si adattano a tali condizioni avverse tramite modificazioni dell'apparato cardiovascolare e del loro metabolismo, e tali modificazioni potrebbero persistere per tutta la loro vita. 

La maggior parte delle donne in gravidanza ritiene che la propria dieta sia adeguata, invece molto spesso non si rende conto che si alimenta in maniera eccessiva, fa poca o nessuna attività fisica e aumenta troppo di peso. Questo è in gran parte dovuto ad alcuni "miti" ancora radicati nella nostra cultura come quello non ancora sfatato che afferma che la donna gravida deve "mangiare per due" e stare a riposo. Un tempo questo era realmente utile, ma difficile da realizzare per la maggior parte delle donne, in quanto il cibo era scarso e procurarlo costava molta fatica. L'attività fisica era generalmente intensa, rispetto all'apporto di calorie. Il tipo prevalente di mansione era, molto più rispetto ad ora, particolarmente faticoso ed inadatto ad una donna gravida, come ad esempio il lavoro in agricoltura o le mansioni fisicamente pesanti nelle industrie. Il dispendio energetico per la termogenesi inoltre era importante nei climi e nei periodi freddi, mentre oggi l'adeguato riscaldamento rende minima questa quota, comunque piccola, del dispendio energetico.

L'obesità materna è quindi sempre più frequente, ed è una potenziale causa di patologie materne e fetali, dal momento che può contribuire ad aumentare anche il rischio di malformazioni e di mortalità in utero.

L'alimentazione va adattata ai principali fabbisogni di ogni donna che devono essere analizzati dettagliatamente per gestire nel migliore dei modi la gravidanza. Per molte donne italiane oggi il maggiore fabbisogno dietetico in gravidanza si può ritenere che sia agevolmente coperto, ad esempio, semplicemente dall'assunzione di un bicchiere di latte o da una porzione di frutta in più al giorno. E' importante comunque assicurare un sufficiente apporto di acidi grass omega3 al fine di un adeguato sviluppo del feto, in particolare del suo sistema nervoso centrale e della funzione visiva.

L'apporto alimentare considerato "normale" rispetto ai livelli raccomandati, può però non essere adeguato per quelle donne che hanno patologie, anche latenti, dell'assorbimento o del metabolismo. Alcune donne possono avere ereditato delle varianti enzimatiche che le rendono particolarmente bisognose di alcune sostanze, che rendono necessario un maggiore apporto di acido folico che comunque deve essere assunto già prima del concepimento e proseguito per tutto il primo trimestre al fine di ridurre il rischio di malformazioni del sistema nervoso.

Il fumo e la gravidanza iniziata in genere in età sempre più avanzata, aumentano il rischio di patologie ostetriche e possono condizionare particolari esigenze nutrizionali, come ad esempio un maggior fabbisogno di cibi contenenti sostanze antiossidanti naturali.

Il tipo di alimentazione attuale non solo non è adeguato per la maggioranza delle donne italiane in gravidanza, ma lo è in genere ancora meno per molte donne extracomunitarie che probabilmente nella loro vita in "utero" e talora nell'infanzia erano sottonutrite e con l'immigrazione sono improvvisamente passate ad una sovralimentazione ed a uno stile di vita molto più sedentario di quello per loro abituale. La convinzione, in loro ancora molto radicata, che in gravidanza bisogna mangiare molto e muoversi poco, assieme alla minore conoscenza dei rischi ostetrici porta, questa categoria di donne, ad esagerare con la quantità di cibo assunto. A questo si sovrappongono differenze di tipo genetico che condizionano particolari fabbisogni e predispongono maggiormente alcune etnie a patologie legate al tipo di alimentazione, quali il diabete gestazionale.

Occorre inoltre tener presente le conseguenze delle sostanze tossiche assunte dalle donne in gravidanza nell'alimentazione quotidiana. La presenza nell'alimentazione dei cosiddetti interferenti endocrini, ad esempio, è infatti molto diffusa e in aumento. Per la stragrande maggioranza di queste sostanze non si conoscono gli effetti a lungo termine in quanto non vi sono studi sperimentali in campo umano. Va aggiunto inoltre che per il cittadino che sceglie l'alimento è molto difficile, o in molti casi è impossibile, conoscere la reale concentrazione delle sostanze nocive in esso contenute. Queste non ne alterano le caratteristiche, anzi spesso fanno apparire "più bello e sano" l'alimento in quanto ne eliminano i microrganismi. La gestante per difendersi da tali potenziali pericoli dovrebbe:

  • Variare molto le scelte alimentari in modo da rendere meno probabile assumerne elevate concentrazioni di sostanze nocive in uno specifico cibo.

  • Porre particolare attenzione alla scelta degli alimenti.

  • Infine va considerato che l'eccessiva assunzione di alimenti potrebbe essere anche causa di un maggiore assorbimento di sostanze tossiche e pertanto la donna in gravidanza non deve certo mangiare per due, ma due volte meglio. 

La gravidanza rappresenta quindi un'ottima occasione per valutare l'adeguatezza dell'alimentazione, migliorarla e impostare uno stile di vita più sano che dovrà essere mantenuto anche dopo il parto e 1'allattamento.

Vi sono donne che vanno seguite più attentamente dal punto di vista nutrizionale in gravidanza in particolare: 

• Donne con peso corporeo troppo basso, o eccessivo, prima della gravidanza;

 Donne con incremento ponderale materno scarso, o eccessivo, in gravidanza;

 Le adolescenti;

 Le vegetariane e vegane (Vegane sono coloro che rifiutano ogni cibo di origine animale);

 Donne con disturbi del comportamento alimentare;

 Donne con dieta abituale qualitativamente inadeguata;

 Donne con iperemesi o disturbi gastrointestinali in gravidanza;

 Donne sportive agoniste;

 Donne con gravidanza gemellari;

 Donne con celiachia (Il morbo Celiaco è una varietà di malassorbimento con intolleranza al glutine);

 Donne con malassorbimenti;

 Donne con intolleranze alimentari;

 Donne con rischio familiare di diabete mellito;

 Donne con malattie della tiroide

 Donne con basso livello socio-economico e culturale

 Donne con allattamento protratto

 Donne con gravidanze tra loro ravvicinate

 Donne di età avanzata

 Donne con patologie e che usano farmaci

 

PESO PREGRAVIDICO ED INCREMENTO PONDERALE MATERNO 

Il parametro più importante non è tanto il peso corporeo di per se stesso, ovvero quanti chilogrammi pesa la gravida, bensì lo stato nutrizionale.

Questo è grossolanamente stimato dall'indice di massa corporea detto BMI (Body Mass Index), ovvero dal valore ottenuto dividendo il numero di Kg di peso, per l'altezza in metri, elevata al quadrato.

Il BMI è un modo semplice per valutare lo stato nutrizionale ma purtroppo è insufficiente a valutare la composizione corporea, ovvero la percentuale di grasso e di massa metabolicamente attiva detta "massa magra", del singolo soggetto e cioè donne con uguale BMI possono avere proporzioni di grasso e muscoli molto diverse e quindi esigenze nutrizionali differenti. Inoltre, come la misura delle pliche di grasso cutaneo o del rapporto vita fianchi, il BMI non si usa durante la gravidanza, ma come indicatore dello stato nutrizionale all'inizio della gravidanza. 

Il peso del feto è direttamente correlato al BMI materno pregravidico, ma anche all'incremento di peso materno in gravidanza, oltre che al potenziale di crescita del feto determinato geneticamente, ed alla funzionalità della placenta. 

Categoria di peso ín base all'índice di massa corporea o Body Mass Index (BMI) (= peso ín Kg/altezza in metri al quadrato)

Es. donna di 65 kg di peso e alta 1,75 m : BMI = 65:1,75 al quadrato= 

BMI

Sottopeso < 18.5

Normale 18.5-24.9

Sovrappeso 25-29.9

Obesità moderata 30-34.9

Obesità severa 35-39.9

Obesità morbigena > 40

La composizione corporea pregravidica e l'incremento di peso corporeo della donna in gravidanza condizionano l'incidenza di patologie ostetriche materne e fetali.

NORMOPESO INIZIALE E ADEGUATO INCREMENTO PONDERALE MATERNO

Per una gravida inizialmente normopeso fino a 10 settimane l'incremento ponderale è generalmente di entità trascurabile. Nel secondo e terzo trimestre ed in particolare tra le 13 e le 37 settimane, l'incremento di peso assume un andamento pressoché costante, pari mediamente a 350-400 g la settimana per un totale di 10-12 Kg, dei quali 6.5 Kg materni, i restanti da attribuire al feto, alla placenta e al liquido amniotico.

Un incremento superiore a 500 g/settimana va segnalato tempestivamente al medico come possibile segno di eccessiva ritenzione idrica o in quanto indice della necessità di rivedere la dieta e ridurre l'apporto calorico.

Nel secondo trimestre l'incremento ponderale interessa maggiormente il compartimento materno e quindi le modificazioni alle quali vanno incontro i tessuti materni: crescita dell'utero e dei seni, aumento della quantità di sangue e dei depositi di grassi di riserva.

Nel terzo trimestre invece una quota maggiore è destinata all'accrescimento del feto e della placenta. 

 

BMI e aumento di peso in kg raccomandato a termine di gravidanza 

< 18.7        12,3 - 18

18.7-23.8    11.5 - 16

23.8-29       7.0- 11.5 

Le donne alte e magre possono avere un maggiore incremento ponderale rispetto a quanto raccomandato. Le adolescenti hanno bisogno di aumentare di più il peso in gravidanza, già nelle prime 24 settimane, rispetto alle donne più anziane. Nelle primipare o in presenza di una maggiore attività fisica, l'incremento consentito è maggiore. Nelle gravidanze gemellari l'incremento ponderale medio è di circa 16-20 Kg, ovvero con incrementi di 750 g/settimana nel secondo e terzo trimestre. 

Fattori che consentono un incremento di peso materno maggiore rispetto a quanto stabilito ín base al BMI: 

 Altezza superiore alla norma

 Età adolescenziale

 Primiparità

 Intensa attività fisica

 Gravidanza gemellare 

Gli effetti sul feto dell'aumento di peso materno sono principalmente influenzati dall'incremento dalla massa magra, ovvero dai tessuti metabolicamente attivi e contenenti prevalentemente acqua, più che dalla massa grassa materna, ovvero dal tessuto adiposo accumulato.

Il precoce e consistente aumento del volume del sangue materno permette infatti la formazione di una placenta adeguata alle esigenze della crescita fetale.

Stranamente l'accelerazione della crescita fetale nel terzo trimestre si accompagna ad una riduzione della massa magra materna. Per questo la valutazione dei compartimenti idrici, ovvero delle zone del corpo contenenti acqua, con la metodica detta impedenzometria, sembra più idonea a valutare l'effetto del peso materno sul benessere fetale anche se è molto meno pratica dell'indice di massa corporea (BMI). 

Il peso mediamente acquisito da una gravida a termine è di 12.5 Kg ed è così suddiviso:

  • 6 Kg relativi a: feto, liquido amniotico e placenta

  • 6.5 Kg relativi ad aumento di alcuni tessuti materni quali: sangue e tessuto adiposo. 

Dopo il parto il peso cala rapidamente di circa 5.9 Kg, con un intervallo di variabilità di 4.6-7.2 Kg. 

Per cercare di aumentare il più possibile le probabilità che la gravidanza decorra senza complicanze, è auspicabile iniziarla con un peso corporeo il più vicino possibile a quello ideale ed avere un adeguato incremento ponderale materno, che dipende dall'indice di massa corporea e dalle caratteristiche individuali. Maggiore è l'attenzione della donna all'alimentazione e minori i rischi ostetrici correlati ad anomalie del peso.

 

GRAVIDANZA IN DONNE SOVRAPPESO CON OBESITÀ PREGRAVIDICA E/O ECCESSIVO AUMENTO DI PESO IN GRAVIDANZA

Circa una ogni 3-6 donne italiane è sovrappeso o francamente obesa, la maggiore prevalenza si ha nel Sud Italia, con tassi che possono giungere al 31% circa, rispetto al 16% del Nord.

L'obesità è una condizione patologica in notevole incremento a causa dello stile di vita sempre più caratterizzato da una eccessiva alimentazione e da una scarsa attività fisica. Essa colpisce in percentuali elevate, le persone nate e vissute in condizioni di carenza  alimentare e poi bruscamente esposte allo stile di vita occidentale a causa dell'immigrazione. Un tempo era considerato segno di ricchezza, ma oggi le donne obese tendono ad avere un livello socio-culturale ed economico più basso ed in genere  le donne con licenza elementare hanno una probabilità aumentata di 3-4 volte di essere obese rispetto alle diplomate e alle laureate; le donne con licenza media inferiore hanno una probabilità doppia ciò indica che, pur considerando che circa il 70% delle cause del peso dipende da fattori genetici, maggiore è il livello culturale, maggiore l'attenzione ad evitare il sovrappeso e minori i conseguenti rischi ostetrici. Se l'obesità è presente in gravidanza infatti il rischio ostetrico è aumentato per numerose patologie di cui le principali sono rappresentate da:

  • Malformazioni;

  • Ipertensione gestazionale, con o senza presenza di proteinuria materna;

  • Diabete gestazionale e macrosomia ovvero eccessive dimensioni del feto;

  • Sofferenza fetale;

  • Mortalità fetale in utero e neonatale. 

Anche il rischio di diabete gestazionale è maggiore nelle obese rispetto alle donne di peso normale: rispettivamente del 6.3% invece che del 2.3% circa. L'aumento del rischio è proporzionale all'entità del BMI: 2.13 volte nelle donne in sovrappeso e 2.90 in quelle obese ed aumenta di ben 21 volte nelle donne con obesità grave, rispetto alle donne normopeso. I fattori di rischio principali per il diabete gestazionale sono l'accumulo addominale dell'adipe e l'eccessivo aumento di peso in gravidanza.  

Il rischio di ipertensione gestazionale, senza aumento delle proteine nelle urine, aumenta da 2.5 a 3.2 volte nelle obese rispetto alle normopeso.

Anche il rischio di preeclampsia, ovvero di pressione arteriosa elevata con presenza di proteine nelle urine, è aumentato da 2.3 a 5.5 volte, in modo proporzionale all'indice di massa corporea (BMI): il rischio si raddoppia ogni 5-7 unità di incremento del BMI.  

I rischi della gravidanza sono quindi generalmente aumentati e significativi, sia per la madre che per il feto, e sono proporzionali al grado di obesità ed alla conseguente alterazione del metabolismo e maggiore è l'entità dell'eccesso di adipe, maggiori sono i rischi ostetrici. Il rischio di parto prematuro è invece molto controverso e variabile in base agli studi in quanto è legato alle complicanze determinate dall'obesità, come il diabete gestazionale, ma non all'obesità stessa.

L'obesità materna aumenta il rischio di macrosomia fetale da 1.4 a 3.9 volte circa. Questo aumenta il rischio di parti distocici, ovvero "difficili", nei quali è più probabile dover usare il forcipe o la ventosa, o ricorrere al taglio cesareo e le patologie quali la distocia di spalla, ovvero la difficoltà a far uscire le spalle del feto, con relativo aumentato rischio di lesioni nervose, anche permanenti, dell'arto superiore la cui spalla resta incastrata sotto l'osso pubico.

Per ogni aumento di solo 0.1 unità di rapporto tra la vita ed i fianchi, parametro che misura l'entità dell'obesità addominale materna, che è il tipo di accumulo di adipe più a rischio, aumenta il peso fetale di ben 120 grammi, la lunghezza degli arti di 5,1 mm e la circonferenza cranica di 3 mm.

 Il rischio di incontinenza urinaria e fecale è aumentato per l'eccessiva e protratta sollecitazione delle strutture fasciali e legamentose, oltre che muscolari, del perineo ovvero delle strutture di sostegno e regolazione della continenza dei genitali materni.

Un'altra causa importante di danno al perineo è la massa adiposa intra addominale, detta grasso viscerale, che sollecita in modo troppo intenso e continuo i muscoli e i fasci di tessuto connettivo della parte inferiore delle pelvi. Va aggiunto il rischio legato alla macrosomia con conseguente maggiore probabilità di parto operativo con ventosa o forcipe e di danni al perineo, ovvero alla struttura muscolare che sostiene gli organi contenuti nel bacino.

Le lesioni da parto del nervo che stimola i muscoli perineali, detto nervo pudendo, causano lassità muscolare da "denervazione parziale", ovvero da distruzione di parte delle terminazioni nervose che danno tono e mobilità a tali muscoli fondamentali per la continenza urinaria e fecale e per la sessualità. Nelle donne obese che partoriscono un figlio di basso peso la probabilità di avere incontinenza urinaria da sforzo passa dal 6.9% pregravidico, al 30.6% dopo il parto, mentre se il feto è macrosoma il rischio sale al 34%.

L'incontinenza fecale è molto più rara (0.6%), ma non tanto se si riferisce ai gas (14.3%). I prolassi genitali sono più frequenti nelle donne obese. 

NELLE DONNE SOVRAPPESO O FRANCAMENTE OBESE SI RISCONTRA UN AUMENTO DEI RISCHI DURANTE IL PARTO RELATIVO A: 

 Eccessive dimensioni del feto;

 Alterazioni del tracciato cardiotocografico in travaglio;

 Complicanze dovute al cordone ombelicale;

 Liquido amniotico tinto di meconio;

 Sofferenza fetale;

 Difficoltà ad espletare il parto per via vaginale;

 Ritardato disimpegno delle spalle e paralisi del plesso brachiale;

 Prolassi genitali ed incontinenza urinaria;

 Necessità di taglio cesareo;

 Complicanze chirurgiche legate al taglio cesareo;

 Emorragie postparto;

 Tromboembolie. 

In particolare le donne con elevato BMI hanno un rischio aumentato di doversi sottoporre a taglio cesareo che in media viene eseguito nel 33.8% delle gravidanze nelle obese in genere e fino a1 47.7% nell'obesità grave. Ciò è dovuto alla maggiore probabilità di avere in gestazione feti troppo grandi, che durante il parto hanno difficoltà a progredire nel canale del parto. Sono più frequenti le anomalie di presentazione fetale ed i pregressi tagli cesarei fatti per i suddetti motivi. Le obese inoltre, hanno maggiori rischi di complicanze operatorie durante e dopo il cesareo dovute ad aumento dei tempi operatori, delle perdite ematiche, del rischio di infezioni e di tromboembolie. In particolare le trombosi venose sono cinque volte maggiori nelle obese che partoriscono, rispetto alle non obese, e 10 volte se eseguono un taglio cesareo rispetto al parto vaginale. Inoltre aumenta la probabilità di riapertura della ferita operatoria, detta deiscenza della sutura. 

Il rischio di morte endouterina è anch'esso correlato alla macrosomia del feto ed al peso materno: la morte del feto nelle fasi finali della gravidanza avviene con rischio relativo di 1.15-2.5 volte nelle donne in sovrappeso e di 2.5-3.4 volte in quelle francamente obese, rispetto alle normopeso. 

Quindi l'obesità materna è una delle poche cause prevenibili di morte intrauterina del feto dopo la 20a settimana, ma la gravidanza non è il momento adatto per perdere peso: la situazione nutrizionale dovrebbe essere normalizzata prima di intraprendere una gravidanza. La percentuale di neonati ricoverati in terapie intensive neonatali è di 3.5 volte maggiore per le gravide obese rispetto alle normopeso. Va infatti ricordato che l'obesità predispone al diabete gestazionale che a sua volta si associa ad una ridotta maturazione polmonare del feto.

A causa dell'aumento delle probabilità di avere le varie patologie elencate, il costo delle cure prenatali nelle gravide in sovrappeso è aumentato di 5-7 volte ed il numero di giorni di ospedalizzazione è incrementato di 3.9 - 6.2 volte . Le donne che acquisiscono troppo peso in gravidanza tendono ad avere più ritenzione idrica nel postparto. 

Aumento dei ríschí dopo il parto per íl bambíno e per la madre in caso di sovrappeso e di obesítà materna: 

Rischi per il bambino che nasce da madre obesa:

  • Obesità infantile;

  • Diabete dell'adolescenza;

  • Malattie cardiovascolari. 

Rischi per la madre obesa dopo il parto:

  • Mantenere l'obesità;

  • Incontinenza urinaria;

  • Prolasso genitourinario. 

Nonostante questi molteplici e rilevanti rischi, notevolmente aumentati rispetto ad una normopeso, la maggioranza delle donne di peso eccessivo hanno comunque una gravidanza normale e partoriscono figli sani, generalmente del tutto ignare dei grossi rischi corsi. 

Per chi programma la gravidanza è fondamentale ribadire l'importanza di normalizzare prima il peso corporeo e iniziare ad assumere l'acido folico. Se una donna è in sovrappeso o obesa all'inizio della gravidanza dovrebbe almeno fare molta più attenzione a non aumentare eccessivamente di peso. Anche ammettendo di fare i più accurati controlli in gravidanza i suddetti rischi non sono azzerabili: si possono rilevare precocemente alcuni effetti negativi del peso come l'ipertensione o il diabete, ma, ad esempio, non vi è nessuna strategia che permetta di intervenire in tempo in caso di morte endouterina.

Le donne gravide in sovrappeso vanno informate cercando ovviamente di evitare che si sentano in colpa per il fatto di mettere potenzialmente a rischio la salute del proprio bambino, e la propria, per il fatto di non rinunciare ad una impropria alimentazione.

Una donna obesa che desideri una gravidanza e voglia realmente il bene del proprio bambino dovrebbe trarre dai dati oggi disponibili sufficienti motivazioni per resistere alle tentazioni alimentari e per fare attività fisica. I motivi per cui un così importante fattore di rischio ostetrico, come l'obesità, è  sottovalutato dalle donne sono molteplici e andrebbe considerato che: 

  • Storicamente l'obesità è sempre stata un problema di pochi relativamente fortunati.

  • Dopo milioni di anni di "lotta contro la fame" tuttora la maggior parte delle persone, in particolare i familiari delle generazioni precedenti, sono inutilmente preoccupate che manchi qualcosa alle gravide e le sollecitano ad ipernutrirsi.

  • Il piacere di gustare quantità di cibo sproporzionate rispetto al vero fabbisogno, che per molte donne gravide è veramente "basso", e di evitare di affaticarsi, per alcune persone, è più forte del senso di responsabilità nei confronti della propria salute e anche di quella del proprio bambino.

  • Infine l'industria alimentare ha potenti interessi nell'incrementare il più possibile i consumi e, tramite la pubblicità, è molto più persuasiva delle modeste e sporadiche campagne pubbliche di educazione sanitaria e delle raccomandazioni dei medici. 

Le conseguenze sono che, anche se la qualità dell'assistenza sanitaria ostetrica è in continuo miglioramento, nei Paesi occidentali le donne gravide sono sempre più spesso in sovrappeso o obese ed hanno di conseguenza maggiori rischi ostetrici a cui si aggiunge il rischio dovuto all'età media materna che è sempre più elevata. 

Nelle donne con eccessivo aumento ponderale durante la gravidanza, la percentuale di adipe aumenta proporzionalmente di più rispetto ai tessuti non adiposi ed ha conseguenze ostetriche importanti, in gran parte simili a quelle dovute all'iniziare la gravidanza in condizioni di sovrappeso o obesità. L'aumento di peso materno durante il secondo trimestre influenza maggiormente il peso ed il benessere fetale, rispetto a quanto accade negli altri trimestri.

Le conseguenze di un eccessivo aumento di peso materno in gravidanza sono rappresentate da:

• Diabete gestazionale;

 Ipertensione gestazionale;

 Macrosomia ovvero eccessivo peso fetale;

 Travaglio prolungato;

 Taglio cesareo;

 Distocia di spalla ( arresto del parto per blocco delle spalla fetale);

 Traumi da parto;

 Sofferenza fetale;

 Obesità infantile;

 Diabete nell'adolescenza. 

All'aumentare del peso materno si riduce il rischio di basso peso neonatale, ma questo solo fino ai 14-15 Kg nelle sovrappeso e ai 7-9 Kg nelle obese. Quindi oltre un certo limite l'incremento di peso non protegge nemmeno dal rischio, comunque presente anche per le donne obese, di basso peso fetale .

Le donne meno attente al peso in gravidanza tendono anche a mantenere troppi dei chilogrammi acquisiti ed infatti invece di mantenersi entro il chilogrammo di peso in più, dopo un anno dal parto, coloro che erano troppo aumentate hanno in media 4.7 Kg in più del peso pregravidico.

Le donne in sovrappeso o obese dovrebbero cercare di normalizzare il più possibile il peso prima di iniziare una gravidanza al fine di ridurre i rischi ostetrici.

Un peso pregravidico superiore a 90 Kg, ad esempio, aumenta di 4 volte il rischio di ipertensione e di 1.5 volte quello di diabete gestazionale. Per le donne obese può essere sufficiente almeno ridurre il peso di circa il 10% e tentare di mantenerlo sempre controllato.

Le donne in gravidanza dovrebbero controllare il proprio peso settimanalmente e quelle in sovrappeso o obese dovrebbero aumentare al massimo di 7-9 Kg a termine della gravidanza. Un aumento ponderale materno eccessivo aumenta molti dei rischi ostetrici, tra cui il rischio di partorire un neonato di peso elevato o di dover eseguire un taglio cesareo.

Sintomi menopausa - La visita ginecologica