Dott. Vincenzo Alvino

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Ultimo aggiornamento il 09/02/2016 alle ore 13:41


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Le Infezioni Vaginali - Vaginiti

L'unico autorizzato ad effettuare una consulenza medica ed esprimere un parere riguardo ad una vostra richiesta è il vostro medico, per cui tutte le informazioni presenti sul sito hanno carattere puramente informativo e non possono in alcun modo sostituire quello che è il suo parere.

LE INFEZIONI VAGINALI (le vaginiti)

Le infezioni vaginali sono infiammazioni della vagina talora estese anche alla cervice uterina, cioè al collo dell'utero, causate da uno o più agenti infettivi, identificabili in microrganismi patogeni di diverso genere e specie.

Le perdite vaginali e il prurito, sintomi principali di una vaginite, costituiscono un motivo frequente di consulenza ginecologica.

Prima di parlare del processo diagnostico che, a partire dai sintomi, può portare al riconoscimento dei germi in causa, è utile tener presente che in condizioni normali la vagina ospita al suo interno diversi microrganismi non patogeni  e innocui, che cioè non causano infezione, o solo potenzialmente patogeni ma normalmente non attivi in tal senso. I germi che colonizzano la mucosa vaginale costituendo la normale "flora" microbica in genere sono rappresentati da:

  • Lactobacillus acidophilus, comunemente detto lattobacillo, è un batterio molto importante nel regolare il grado di acidità vaginale (normalmente il pH è intorno a 4.0) nonché l'entità della restante flora microbica;

  • Difteroidi, anch'essi batteri;

  • Staphylococcus epidermidis;

  • Streptococchi di varie specie;

  • Escherichia coli (tipico batterio di provenienza intestinale);

  • Vari batteri anaerobi;

  • Candida albicans, un fungo presente nella vagina del 25% delle donne asintomatiche;


Lo stato di salute vaginale dipende dall'equilibrio fisiologico tra tutti i microrganismi presenti. L'ambiente piuttosto acido con pH = 4 è il risultato di tale buon equilibrio e previene l'eccesso di crescita di germi patogeni.

Quando i patogeni si ritrovano in quantità elevata o quando intercorrono malattie (diabete, o altre malattie generali debilitanti) o terapie (antibiotici, immunosoppressori) che alterano l'equilibrio dell'ambiente vaginale può insorgere un'infezione sostenuta da uno o più agenti.


I sintomi fondamentali di una vaginite sono rappresentati da:

  • Prurito;

  • Perdite vaginal;,

  • Bruciore;

  • Dispareunia (dolore nei rapporti sessuali).

Le perdite vaginali patologiche sono generalmente grigiastre, biancastre o giallastre e vanno differenziate dalla secrezione vaginale fisiologica, generalmente piuttosto chiara, trasparente, mucoide; quest'ultima è presente in tutte le donne ed è prevalentemente costituita da muco cervicale, cellule di sfaldamento, prodotti della microflora, essudato delle ghiandole sebacee, fluido endometriale e tubarico.

Le principali caratteristiche della secrezione vaginale fisiologica sono che:

  • E' prodotta in entità variabile da donna a donna, anche a seconda dell'etnia;

  • E' scarsa quando è scarsa la stimolazione ormonale estrogenica, come avviene prima della pubertà e dopo la menopausa;

  • E' più abbondante a seguito di stimolazione sessuale o emotiva, in corrispondenza dell'ovulazione e in corso di gravidanza, quando la quota di estrogeni circolanti è elevata;

  • Una condizione particolare di aumento della secrezione vaginale in senso non patologico è rappresentata dall'uso di contraccezione orale ormonale ed in tal caso le secrezioni vaginali sono talmente marcate da simulare una qualche forma di vaginite;

Tutte le varie forme di infezione vaginale hanno in comune il fatto che la paziente giunge alla visita ginecologica lamentando quasi sempre PERDITE VAGINALI inconsuete.

  • Il primo passo diagnostico è, con la visita ginecologica, quello di valutare se vi siano prurito e/o bruciore accompagnati da segni di vaginite e/o cervicite (osservando rispettivamente le mucose della vagina e del collo dell'utero con lo speculum).

    Il secondo passo diagnostico è rappresentato dall'eventuale esecuzione di un tampone vaginale per ricercare i germi maggiormente sospettati nel primo passo. Il tampone vaginale è un prelievo del secreto vaginale effettuato grazie ad un bastoncino cotonato lungo e sottile che viene inserito nella vagina senza alcuna divaricazione genitale. Solo in caso di cervicite (vedi più sotto) il tampone viene eseguito inserendo uno speculum per poter prelevare il secreto dal canale cervicale.

Ogni microrganismo, oggetto di sospetto diagnostico, richiede un tampone specifico. Il materiale prelevato con il tampone può essere esaminato subito "a fresco" (ad esempio per certi batteri o per la Candida) oppure posto in un mezzo di coltura specifico per far crescere il germe sospettato.

Partendo dell'esame delle perdite vaginali inconsuete, grazie alla visita ginecologica, possiamo riconoscere 3 situazioni sintomatologiche, con le rispettive diagnosi più probabili:

 

1) SITUAZIONE IN CUI NON C'E' PRURITO/BRUCIORE NE' SEGNI DI VAGINITE

  • Se mancano tutti questi sintomi e le perdite vaginali sono più che altro mucoidi, trasparenti e non maleodoranti, si tratta solitamente di un semplice aumento della secrezione vaginale fisiologica, vuoi per contraccezione orale, vuoi per abitudini di vita che comportino un certo stress emotivo in tal caso la paziente deve essere rassicurata e provvedere a curare in modo più specifico l'igiene intima quotidiana.

  • Se le perdite vaginali tendono ad un colore grigiastro e hanno un cattivo odore (simile a quello di pesce), possono essere in causa dei batteri come la Gardnerella vaginalis e batteri anaerobi (che vivono senza ossigeno, come Bacteroides e Peptococcus), responsabili del cosiddetto quadro di vaginosi batterica. La vaginosi batterica è attualmente la forma più frequente di infezione vaginale nella popolazione. Il tampone vaginale, richiesto in presenza di questo sospetto, potrà confermare la diagnosi. La terapia più classica prevede l'uso del metronidazolo (500 mg due volte al dì per 7 giorni) sia alla donna a cui si può aggiungere Metronidazolo per via locale (VAGILEN ovuli) sia al partner anche se asintomatico (infatti il 90% dei partner maschili di donne affette sono anch'essi colonizzati da questi batteri!). Come alternativa, più recentemente, è stata introdotta con buon successo una terapia locale (vaginale) basata su di un antibiotico, la clindamicina, applicato sotto forma di crema o di ovuli.

  • Altre volte può essere in causa un ectropion, che è osservabile con lo speculum. L'ectropion (denominato anche ectopia cervicale) è quello che è sempre stato volgarmente riferito alle donne con il nome improprio di «piaghetta». L'ectropion rappresenta l'eversione (estroflessione) della prima parte della mucosa del collo dell'utero che viene così a guardare verso la vagina, anziché restare interamente coperta all'interno dello stesso canale cervicale. Cioè, in alcune donne la prima porzione del canale cervicale (immaginabile come un cilindro) non è tutta chiusa su se stessa, ma è un cilindro che presenta uno slargamento svasato simile a quello della cornetta di una tromba. In tal modo, la superficie mucosa interna, anziché restare chiusa su se stessa, si apre verso l'esterno cioè verso la vagina, tale quadro nelle adolescenti rappresenta la norma. L'esposizione all'ambiente normalmente acido e ricco di microbi della vagina produce nell'ectropion una "sofferenza" cellulare che può tradursi in una perdita vaginale anomala. Per lo stesso motivo, le donne portatrici di un'ectopia cervicale devono eseguire, a maggior ragione rispetto alle altre, il PAP-test periodico, in quanto il tessuto estroflesso in vagina è sottoposto ad un maggior rischio di trasformazione. Un ectropion piccolo non richiede di solito alcun trattamento, ma solo controlli nel tempo. Un ectropion piuttosto esteso può essere trattato cauterizzandolo con diatermocoagulazione (DTC), criochirurgia o con laser-coagulazione. 

2) SITUAZIONE IN CUI VI E' PRESENZA DI PRURITO/BRUCIORE, CON SEGNI MUCOSI DI CERVICITE MA NON DI VAGINITE

Occorre in questo caso sospettare la presenza di infezioni sessualmente trasmesse come la Gonorrea (da parte del batterio Neisseria gonorrheae) o come l'infezione da Chlamydia trachomatis (un microrganismo a sé stante, diverso da batteri, virus, funghi e protozoi) o come l'infezione da Mycoplasmi (anch'essi microrganismi a sé stanti). La ricerca diagnostica di questi germi non deve essere sottovalutata, poiché, anche quando diano sintomi poco rilevanti o quasi assenti (come spesso accade ad esempio per la Chlamydia e soprattutto per i Mycoplasmi), possono essere subdolamente responsabili anche di infezioni pelviche più estese (la cosiddetta Malattia Infiammatoria Pelvica, detta anche PID che in inglese sta per Pelvic Inflammatory Disease) con possibili esiti aderenziali ed occlusione delle tube (con relativa infertilità tubarica). La gonorrea richiede l'uso di una singola dose di antibiotici per via intramuscolare (Ceftriaxone, 125 mg) od orale (Cefixime 400 mg, Ciprofloxacina 500 mg, Ofloxacina 400 mg). La bonifica della Chlamydia e del Mycoplasma può essere ottenuta con antibiotici della classe delle tetracicline, ad esempio con:

TETRACICLINA 500mg cpr 1 compressa quattro volte al giorno per 7 giorni.

Doxiciclina 100 mg cpr 1 compressa due volte al giorno per 10 giorni

Eritromicina 500 mg cpr 1 compressa due volte al giorno per 14 giorni

Miocamicina 600 mg cpr 1 compressa due volte al giorno per 10 giorni

Josamicina 500 mg cpr 1 compressa due volte al giorno per 14 giorni


3) CASO IN CUI VI E' PRESENZA DI PRURITO/BRUCIORE, CON SEGNI MUCOSI DI VAGINITE


Se le perdite sono biancastre, pastose tipo ricotta o simili al latte cagliato, con prurito molto intenso, generalmente ci si trova di fronte ad un'infezione da Candida, un fungo di cui vi sono diverse specie. La specie più frequentemente implicata, nelle infezioni umane, è ancora la Candida albicans, sebbene in anni recenti stiano diventando più frequenti di un tempo le infezioni sostenute da altre specie (Candida tropicalis, Candida glabrata) che purtroppo danno maggiori problemi di resistenza alla terapia antimicotica (antifungina). La candidosi è la seconda forma di vaginite in termini di frequenza, dopo la vaginosi batterica. Può essere trasmessa anche sessualmente, ma, dato che la Candida può essere fisiologicamente presente nella vagina di molte donne, in molti casi l'infezione dipende da un'attivazione "endogena" in concomitanza di situazioni che abbassano la difesa locale svolta dalla flora microbica "buona" piuttosto che da un contagio,.Come nota diagnostica occorre dire che a volte si trova una somiglianza sintomatologica tra la candidosi e la trichomoniasi, per cui, come nelle altre evenienze di vaginite, resta comunque di importanza fondamentale la raccolta di un tampone vaginale che indirizzi verso il giusto microrganismo in causa. La cura della candidosi vaginale si avvale dei diversi derivati imidazolici, disponibili in numerosissime preparazioni commerciali sotto forma di capsule orali, di creme vaginali ed ovuli vaginali. Il medico potrà di volta in volta indirizzare, anche a seconda della gravità sintomatologica o della presenza di gravidanza, verso una terapia orale con le capsule, oppure verso una terapia esclusivamente topica con le creme e/o gli ovuli, oppure verso l'associazione di entrambe le vie di somministrazione.

  • POLIENI (Anfotericina=FUNGILIN Nistatina=MYCOSTATIN Crema una applicazione ogni sera

  • IMIDAZOLICI: 

Se le perdite sono giallastre, o giallo-verdastre, con prurito, ma spesso con bruciore intenso, si può sospettare la presenza di un'infezione da Trichomonas vaginalis, un protozoo di solito trasmesso per via sessuale. La trichomoniasi è la terza infezione vaginale in ordine di frequenza, dopo la vaginosi batterica e la candidosi. Come già detto, sarà il tampone vaginale a riconoscere con certezza il microrganismo. 

La terapia del Trichomonas prevede l'impiego del metronidazolo per via orale, 750 mg (FLAGYL 250 mg 3 cpr al dì per 7 giorni). La sola terapia topica (crema, ovuli) con lo stesso metronidazolo o suoi derivati (VAGILEN) non appare altrettanto efficace e può al limite servire in associazione alla terapia orale. Discorso diverso durante la gravidanza: il metronidazolo orale è controindicato perlomeno nel primo trimestre, perciò se il Trichomonas emerge durante la gestazione occorre preferire il solo trattamento locale.

Questo approccio diagnostico, senz'altro utile perché comunque fornisce un metodo per partire dai sintomi e arrivare alle possibili diagnosi, rappresenta ovviamente solo una semplificazione e la realtà clinica non va mai presa a compartimenti stagni ad esempio è noto che in alcuni casi possono contribuire ad un'infezione vaginale più microrganismi ed in tali casi la terapia richiederà più di un presidio farmacologico per riuscire efficace.

Quando si parla di vaginiti non si fanno rientrare tradizionalmente quelle infezioni batteriche o virali sessualmente trasmesse che, più che dare sintomi e segni di una vaginite, danno lesioni uniche o multiple sui genitali esterni o sul collo dell'utero (sifilide, ulcera venerea, herpes genitale, HPV e condilomi).

Sintomi menopausa - La visita ginecologica