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La relazione di coppia
La coppia è una vera e propria “entità vivente” che determina la sua storia, con una fisionomia autonoma e una propria intimità, avvicinarsi ad essa e districarsi nella sua complessità significa analizzare i diversi punti di vista che la caratterizzano, indagare il mondo interno dei suoi due componenti, parlare di scelte, bisogni, emozioni, affettività, modelli di relazione ed esprimere un giudizio sulla coppia implica il fatto di considerare contemporaneamente l’esistenza di una “terza entità”, oltre a quella dei due singoli partner, e questa entità “corrisponde alla rappresentazione condivisa che i due partner hanno della loro coppia e su cui si struttura il loro sentimento di appartenenza”.
La coppia si crea, quando due persone cominciano a descriversi come tali e a raccontarsi introducendo un elemento nuovo, diverso dalle due individualità che la compongono, cioè una “terza entità”, a cui fanno riferimento implicitamente nei loro discorsi e comportamenti. Strane coincidenze possono portare ad incontrare l’altro, ed i partner di una coppia potrebbero selezionarsi a vicenda sulla base di particolari “lenti interne” che permettono di vedere anche oltre ciò che si potrebbe vedere solo ad occhio nudo. Probabilmente vi è una specie di “radar emotivo” a guidare nella scelta del partner, strettamente connesso ai bisogni, più o meno consapevoli di ciascuno. Si sceglie, così, un partner che non è quello che si vorrebbe, ma quello di cui si ha bisogno.
Col passare del tempo gli individui tendono comunque ad evolversi ed anche i loro bisogni si evolvono per cui, nel percorso di coppia, talora si potrebbe giungere ad un punto tale che non si riconosce più il partner che addirittura potrebbe apparire come un estraneo, nonostante si sia vissuto per molto tempo insieme. Si viene presi da una profonda delusione e i tentativi per risolvere i conflitti interni, in alcuni casi, possono fallire e diventare elementi di profondo disagio per quelle coppie che non riescono, da sole, ad affrontare un momento particolarmente critico e a ritrovare un nuovo equilibrio. Un disagio che può manifestarsi attraverso tensioni, mancanza di comunicazione, incomprensioni, separazioni, divorzi, scomposizioni e ricomposizioni, favorito anche dai cambiamenti dell’attuale società in continua trasformazione.
Si perdono sempre più quelli che rappresentavano rituali tradizionali quali il fidanzamento e il matrimonio che, come riti esteriori, hanno sempre legittimato l’esistenza della coppia come tale, oggi invece tale legittimazione deve essere ricercata al suo interno e varie difficoltà possono in qualche modo ostacolarne la ricerca. I problemi della coppia, spesso nascono quando essa sembra perdere contatto con quella che è proprio “l’entità terza” relazionale, quando cioè non la riconosce o ne cancella l’esistenza. Questo si manifesta, a volte, con la perdita del senso di unione dei due partner, con la chiusura dell’uno verso l’altro, con sofferenze, con tradimenti o con un blocco. In alcuni casi, il voler continuare a proporre le stesse soluzioni può dimostrarsi inutile non determinando alcun effetto positivo mentre il fatto di rivolgersi ad uno specialista e ricorrere eventualmente ad una psicoterapia potrebbe essere di grande aiuto. Il terapeuta potrà essere un interlocutore che accompagnerà la coppia nel processo di ricerca del proprio modello di organizzazione originario, restituendo ad essa quella “terza entità”, che manca in quel momento. “La terza entità” ritrova il suo posto nel processo terapeutico in cui è incluso e si apre, così, alla ricerca di nuove soluzioni e nuove possibilità, ampliando il campo delle scelte possibili.
Il terapeuta, nel corso del colloquio clinico, ha la necessità di comprendere il tipo di legame che unisce la coppia, sia a livello superficiale che ad un livello più profondo. Un autentico legame d’amore, anche in presenza di bisticci superficiali e di trascurabili dissensi fra i due, può rendere la prognosi molto più favorevole, qualunque sia lo specifico problema da affrontare. I componenti di coppie che si amano profondamente, desiderano certamente anche una buona intesa sessuale e una reciproca, piena esperienza a livello sia conscio che inconscio. Per le coppie che si vogliono bene il miglioramento della sessualità non rappresenta una minaccia e non crea conflitti, mentre purtroppo, è vero il contrario e cioè se c’è risentimento, astio e ostilità nella relazione di coppia, anche se alla superficie le interazioni appaiono tranquille, per cui in casi come questi, il desiderio manifesto di una buona intesa sessuale procede in senso contrario al bisogno spesso inconscio di ferire il partner e di tenerlo a distanza. Paure inconsce di questo genere metteranno in moto resistenze e ostacoli nei confronti di una eventuale terapia.
Nel corso del colloquio e della terapia il medico dovrà riuscire a valutare l'importanza di eventuali sentimenti negativi ed occorrerà confrontarsi con essi, in quanto la terapia sessuale richiede la cooperazione dei partner. Inoltre, il fatto che possa coesistere anche una disfunzione sessuale, specie se dura da molto tempo, può avere un ruolo molto importante nei rapporti di coppia. L’impotenza per esempio, potrebbe rappresentare per l’uomo un mezzo per tenere la moglie sotto controllo mentre per la donna tale disfunzione potrebbe addirittura rivestire un significato di sicurezza nella relazione coniugale. Quando la disfunzione fornisce dei vantaggi secondari, nel senso di dare una qualche forma di stabilità al sistema coniugale, ci si potrebbero attendere reazioni emotive di forte intensità e ostacoli al trattamento, sia da parte di uno dei due partner, sia da parte di ambedue. In alcuni casi la ripresa di una buona intesa sessuale, in seguito ad un intervento terapeutico efficace, potrebbe far emergere difficoltà o problematiche di ordine sessuale nell’altro partner, come per esempio l’incapacità di raggiungere un orgasmo della donna o l’eiaculazione precoce nell’uomo, problematiche queste che devono essere affrontate e trattate a loro volta.
Non solo l’esito ma anche il metodo stesso della terapia sessuale può scatenare resistenze.
Alcune tecniche sessuali obbligano spesso entrambi i partner a fare esperienze di un comportamento in precedenza evitato in quanto avrebbe potuto determinare ansia, collera o sensi di colpa. Queste tecniche includono il fatto di accarezzare con dolcezza, baciare, esprimere tenerezza, mostrare sensibilità verso i bisogni e i desideri del partner, tutte forme di comportamento che tendono a favorire un certo coinvolgimento e l’intimità; tutto ciò potrebbe comunque essere considerato come un pericolo per chi si difende per esempio da un trauma che può aver subito precedentemente, mantenendo per tale ragione un atteggiamento distaccato e controllando le sue emozioni. Queste persone spesso possono ammettere di essere a disagio di fronte a se stesse, al partner e al terapeuta, possono non eseguire quanto loro prescritto o magari eseguirlo in maniera ostile, maldestra o meccanica lamentandosi del partner e criticando il terapeuta e/o la terapia.
Uno degli obiettivi finali più importanti a cui dovrebbe tendere la terapia sessuale in questi casi consiste nel cercare di trasformare il sistema di contrasto che è in atto nella coppia, e le interazioni sessuali della coppia devono essere guidate in senso positivo in quanto nel corso del trattamento devono diventare non più enigmatiche e riservate ma aperte e autentiche, non più ostili ma amorevoli. L’ostilità, il rifiuto e la paura del partner possono essere infatti molto controproducenti per l’intesa sessuale ed è per questo che la terapia sessuale dovrà cercare di ristabilire fra i membri della coppia una relazione affettiva.
La terapia sessuale molto spesso può rimuovere gli ostacoli che impediscono di provare ed esprimere amore e, quando esistono ostacoli in tal senso, il fatto di rimuoverli è compito del terapeuta.