Dott. Vincenzo Alvino

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Impotenza Secondaria

L'unico autorizzato ad effettuare una consulenza medica ed esprimere un parere riguardo ad una vostra richiesta è il vostro medico, per cui tutte le informazioni presenti sul sito hanno carattere puramente informativo e non possono in alcun modo sostituire quello che è il suo parere.

Alcuni fattori di Impotenza secondaria 

Masters e Johnson distinguono l'impotenza sessuale nell’uomo tra impotenza primaria e impotenza secondaria. L’impotenza primaria è stata definita come quella condizione in cui “Il maschio in nessuna circostanza è riuscito ad ottenere e/o mantenere un’erezione di qualità sufficiente a realizzare con successo il coito. Se l'erezione viene ottenuta e poi perduta a causa di distrazioni reali o immaginarie, relative all’occasione di coito e generalmente scompare senza eiaculazione. Non si può considerare impotente primario l’uomo che è riuscito in qualche occasione a introdurre il pene in rapporti eterosessuali o omosessuali. Per l’impotenza secondaria invece “Bisogna che ci sia il punto di riferimento clinico di almeno un caso di introduzione del pene riuscita, nella prima occasione di coito o in un episodio successivo. In generale vi è successo alla prima occasione di coito e efficacia di prestazioni per molti altri episodi di coito dopodiché si registra un insuccesso”.

Come possibili cause di impotenza secondaria vengono annoverati i seguenti fattori etiologici:

  • Impotenza secondaria associata con eiaculazione precoce;

  • Impotenza secondaria in seguito ad un un episodio di alcolismo acuto;

  • Impotenza secondaria avente quale fattore etiologico concorrente un predominio materno;

  • Impotenza secondaria avente quale fattore etiologico concorrente un predominio paterno;

  • L’osservanza religiosa come possibile fattore etiologico di impotenza secondaria;

  • Impotenza secondaria avente l'omosessualità come fattore etiologico concorrente.

 

Impotenza secondaria con eiaculazione precoce come fattore etiologico

L'eiaculazione precoce può portare all'insorgenza dei sintomi dell'impotenza secondaria. La tendenza all'eiaculazione precoce generalmente si instaura in un periodo di tempo significativo (generalmente si tratta di anni) prima del manifestarsi dei sintomi dell'impotenza secondaria. Il fatto che una precedente eiaculazione precoce abituale possa comportare spesso una impotenza secondaria è motivo di confusione che talora induce ad annoverare l'eiaculatore precoce tra i soggetti impotenti. Non è nota la percentuale di eiaculatori precoci che pervengono all'impotenza secondaria. Il numero di tali soggetti è considerevole, ma questo non deve indurre a pensare che siano quasi tutti destinati all'impotenza secondaria. Una storia tipica del modo in cui potrebbe venire a determinarsi l'impotenza secondaria viene spesso descritta in un uomo già afflitto in precedenza da sintomi di eiaculazione precoce (EP). In genere l'uomo è sposato e ha una certa istruzione, spesso di livello universitario. La disfunzione sessuale (eiaculazione precoce) si è manifestata in tutto il periodo del suo matrimonio. Questo tipo di soggetto di solito ha avuto poche esperienze sessuali prima del matrimonio con, forse, tre/cinque donne, ed ha il condizionamento, tipico dell'eiaculatore precoce, alla rapidità dell'eiaculazione, che si è instaurato con le prime esperienze di coito. Se il soggetto qualche volta si è rivolto ad uno specialista, per imparare a controllare il riflesso dell’eiaculazione, i risultati sono stati in genere molto deludenti per quanto riguarda un miglioramento della funzione sessuale e la compagna dell'uomo non riesce più a tollerare la situazione. In un primo tempo infatti la moglie si limita a qualche domanda, a qualche timida rimostranza; poi iniziano le accuse, le rimostranze si fanno petulanti o addirittura sprezzanti, secondo il carattere della donna e i livelli della sua frustrazione. Si verifica quindi che il soggetto, quasi mai consapevole dell'inadeguatezza delle sue prestazioni durante le esperienze prematrimoniali e molto spesso del tutto insensibile alla frustrazione della moglie nei primi anni di matrimonio, alla  fine accetta il concetto, più volte ribadito, che la disfunzione del rapporto coniugale è "colpa sua" e che perciò deve essere lui a "fare qualcosa". Lui ci prova e, per quanto è possibile, cerca di non prendere coscienza delle richieste sessuali della moglie al fine di ridurre gli input di stimoli sessuali.

Ci sono marcate differenze individuali nel momento in cui le ripetute lagnanze della moglie per l'incapacità di controllo eiaculatorio vengono prese in considerazione dal marito in una consapevole preoccupazione di essere in un certo qual modo "inadeguato” alla prestazione sessuale. Una volta convintosi di essere sessualmente inadeguato, l'eiaculatore precoce è maturo per la distrazione psicosociale durante ogni rapporto sessuale. Mentre la moglie continua a rimproverarlo per le sue tendenze all'eiaculazione precoce rinfacciandogli che è "un incapace," che "non ci sa fare," che "non gliene importa proprio niente delle sue esigenze" o che "rivela tutto il suo egoismo", il soggetto in genere finisce con lo sviluppare una preoccupazione che riguarda tutta la sua capacità sessuale. Una volta che metta in dubbio l'adeguatezza della propria prestazione sessuale, l'eiaculatore precoce non solo si preoccupa del controllo eiaculatorio ma si avvia a concentrarsi eccessivamente sul problema di soddisfare anche la moglie e mentre è tutto impegnato nello sforzo di controllare la propria reattività sessuale, blocca soggettivamente un completo input sensoriale dell'effetto stimolante che deriva dal desiderio sessuale della moglie. Molto spesso il maschio sottoposto a queste pressioni ricorre a un antico stratagemma femminile cioè quello di trovare scuse per evitare l'attività sessuale infatti dice di essere stanco, di non sentirsi bene, di avere un lavoro importante per il giorno dopo. Rivela scarso interesse per il rapporto sessuale soltanto perché sa che probabilmente il risultato di ogni tentativo di rapporto sarà traumatico e che, nel migliore dei casi, darà sfogo fisico a lui ma non soddisfazione alla moglie e che, nel peggiore dei casi, porterà a una valanga di discussioni e di vituperi. In breve c'è un ulteriore blocco della stimolazione fisica derivata dal consistente livello della reciproca consapevolezza sessuale prevalente tra coniugi sessualmente bene adattati, mentre si svaluta l'importanza della comunicazione reciproca nell'intimità coniugale. E infine si arriva alla svolta fatale. La moglie insiste per il rapporto una volta in cui il marito è emotivamente distratto, fisicamente stanco e certo frustrato dai suoi insuccessi sessuali. In una sequenza di misure autoprotettive che è del tutto naturale, egli si disinteressa totalmente al rapporto sessuale. Quando la compagna insiste, pressante, egli ha poche probabilità di rispondere agli approcci con l'erezione. Per la prima volta sente di dover lottare con una disfunzione sessuale infinitamente più grave dell'insufficienza rappresentata dalla sua eiaculazione precoce abituale. Una volta che quest'uomo, già sensibilizzato al timore dell'atto sessuale, dai ripetuti rimproveri della moglie per la rapida eiaculazione, manca l'erezione, le paure del rapporto sessuale si moltiplicano in progressione quasi geometrica e la sua efficienza maschile diminuisce rapidamente.

L'impotenza secondaria con un episodio di alcolismo acuto come fattore eziologico

L'anamnesi tipica di un episodio acuto di consumo d'alcool come fattore etiologico di un'impotenza secondaria è classica nel suo contenuto strutturale. Il quadro clinico ha un trauma psichico acuto come base circostanziale invece che la continua tensione di anni e anni di logorio dell'amor proprio descritta per l'eiaculatore precoce. Vi è spesso una storia specifica di insorgenza dei sintomi dell'impotenza secondaria come risultato diretto di episodi di ingestione alcolica in uomini che accusavano impotenza secondaria. L'insorgenza dell'impotenza secondaria in un episodio di alcolismo acuto è così nota che sarebbe quasi inutile descriverla. L'esempio tipico è quello di un uomo relativamente "arrivato" dai 35 ai 55 anni, laureato, operante in un settore in cui è richiesto un lavoro mentale più che fisico. La perfetta situazione ambientale favorevole all'insorgenza dell'impotenza secondaria è quella in cui l'esigenza di tenersi a un alto livello di prestazione sociale fa parte imprescindibile della giornata lavorativa e comporta spesso incontri di lavoro anche serali, sia pure in tono più o meno mondano. D'abitudine il soggetto in questione prende dei cocktail prima di cena, beve spesso vino a tavola e un brandy o un equivalente dopo. Dal punto di vista del lavoro è salito sempre più in alto, al livello in cui l'ingestione di alcool a colazione fa parte integrante del quadro della giornata lavorativa. In breve, il consumo di alcool è entrato a far parte del suo stile di vita. Quest'uomo e la moglie escono il sabato sera andando ad un party dove c'è alcool in grandi quantità. Quando va a letto e si prepara a adempiere al suo "dovere coniugale" non succede niente perchè ha bevuto troppo. Deluso e confuso sia perché non c'è stata erezione sia perché la moglie non mostra nessun interesse, o quasi, per le sue gratuite esibizioni sessuali, sospende i suoi tentativi per risolvere questo complicato problema e piomba immediatamente in un sonno profondo. Il giorno dopo è ancor più traumatizzato dai sintomi del dopo sbornia. Riaffiora vagamente alla realtà del giorno con la sensazione confusa che le cose non sono andate come avrebbero dovuto. L'atmosfera in casa è piuttosto fredda. Ricorda poco della baldoria della sera precedente, ma ricorda bene che c'è stato qualcosa di strano, a letto. Non è certo che sia proprio andata male ma non è neanche convinto che sia andata bene. Ovviamente non può discutere quella delicata situazione con la moglie che probabilmente non ha voglia di parlargli in questo momento. Cosi vaga per la casa borbottando e se ne va a letto presto per evitare scontri. Questi principi valgono sia per l'uomo affetto da impotenza primaria, sia per l'uomo affetto da impotenza secondaria.

Quando si considera l'ambiente come fattore etiologico dell'impotenza secondaria, bisogna individuarne le possibili cause nella famiglia, nella religione e negli anni della formazione.

Quali fattori, dentro o fuori la famiglia, tendono durante gli anni formativi a scatenare nell’uomo l'insicurezza sessuale? Il fattore del background ambientale che si riflette più spesso nell'insicurezza sessuale è una situazione di squilibrio nella posizione dei genitori squilibri che possono essere definiti come predominio materno, predominio paterno e famiglia uniparentale.

Ancor più importante è il fattore dell'omosessualità, che va annoverato tra quelli ambientali. In nessun senso questa assegnazione sottintende che l'orientamento omofilo venga considerato di origine puramente ambientale.

L'impotenza secondaria determinata da predominio materno

Vi sono innumerevoli esempi di predominio materno come fattore che potrebbe contribuire all'impotenza secondaria. Il predominio materno in primo luogo diminuisce la sicurezza del giovane riguardo alla sua virilità e distruggendo la sua fiducia nel ruolo socioculturale, eliminando o limitando le possibilità di disporre di una forte immagine maschile. Quando il padre è relegato ad un ruolo secondario nella struttura familiare, l'adolescente non ha un esempio maschile nel quale identificarsi al di fuori di questa denigrata, sfuggente, qualche volta addirittura ridicola figura maschile che in casa è chiaramente soggetta al controllo della figura materna predominante.

L'impotenza secondaria determinata da predominio paterno

Vi sono casi in cui in famiglia predomina completamente la figura paterna con l'esclusione e quasi l'annullamento, della figura materna relegata a funzioni quali quelle di cuoca, di domestica o di infermiera. Anche in questo caso una storia composita può servire a illustrare una gamma più ampia di elementi, assicurando una maggiore protezione al soggetto. Un predominio incontrastato del padre o della madre, indipendentemente dal modo in cui viene instaurato, può distruggere, in un giovane sensibile, la fiducia nella propria virilità. Nel caso di un predominio materno, la funzione del padre può risultare così scialba e insignificante che l'impressionabile adolescente non si trova a disporre di un modello positivo di maschio adulto. Un predominio paterno può creargli invece un'immagine di virilità così prepotente che il giovane non riesce a considerare la propria personalità neanche lontanamente paragonabile con quella del padre, che la sua fantasia ha posto troppo in alto.

Avendo come modello una virilità troppo scarsa o troppo prepotente egli diventa sempre più sensibile a tutto quanto può suggerirgli un'idea di insufficienza personale. L'insuccesso, in qualsiasi settore, può avere implicazioni schiaccianti. Il maschio che si sente assillato, spesso finisce con l'estrapolare pressioni sociali e professionali presunte o reali in vere e proprie richieste di prestazione. Mentre le sue angosce aumentano, diventa sempre più instabile emotivamente, si distrae facilmente e lamenta di sentirsi sempre stanco, secondo uno schema di comportamento ben riconoscibile.

Alla fine, alcune richieste sessuali non lo trovano reattivo. Per ogni uomo sessualmente orientato e sicuro di sé c'è sempre un domani, ma per il maschio incerto e pressato è la fine. Tutto il resto si annulla, mentre lui è tutto concentrato sul suo fallimento. La paura d'agire, indipendentemente dal suo centro originario focale, d'ordine psicosociale, si trasferisce rapidamente alla sfera del sesso perché è così facile togliere la funzione sessuale dal suo naturale contesto fisiologico. Da una sola esperienza di mancata erezione potrebbe addirittura derivare la perdita definitiva della capacità erettiva.

La vera tragedia del predominio di questo o quel genitore è che essa rende vulnerabile il maschio sensibile, quando la sua incerta virilità deve affrontare le richieste sessuali imposte dalla nostra cultura. Per quanto innocuo il loro livello possa apparire ad altri, alle orecchie dell'uomo preoccupato, ogni vaga allusione a un letto suona come una richiesta di prestazione sessuale.

L'osservanza religiosa come possibile fattore etiologico di impotenza secondaria

L'osservanza religiosa può essere causa di impotenza secondaria. Le storie degli uomini affetti da impotenza primaria e secondaria rivelano significativi parallelismi quando l'osservanza religiosa è un importante fattore etiologico. Su 32 casi di impotenza primaria almeno 6 furono sensibilizzati alla disfunzione sessuale dall'educazione religiosa. Le storie dei 6 impotenti primari e dei 26 impotenti secondari rivelano notevoli parallelismi, se si esclude il fatto che nella storia degli uomini affetti da impotenza secondaria c'è sempre per lo meno un caso di coito riuscito.

I 26 casi di rigorosa osservanza dei precetti religiosi comprendono 11 unità coniugali cattoliche, 6 ebree, 4 protestanti e 5 miste in cui marito e moglie, pur professando religioni diverse, erano entrambi influenzati dalla rigida educazione religiosa.

I sintomi dell'impotenza secondaria molto spesso non appaiono per le prime cento o addirittura mille occasioni di rapporto sessuale. Un'eccezione significativa si nota analizzando le storie di questi 26 uomini. Il rigore dell'osservanza religiosa dà una forte coloritura patologica ad ogni primo coito. Sotto l'influenza dell'osservanza religiosa i sintomi dell'impotenza secondaria si sviluppano seguendo due schemi di reazione bene identificati. Il primo si divide in due forme specifiche: l'una, poco frequente, è il successo alla prima occasione di coito, seguito però dal fallimento nelle primissime settimane o nei primissimi mesi del matrimonio; la seconda, molto frequente, è la mancata erezione che generalmente si evidenzia alla prima occasione fornita dalla luna di miele, per poi persistere, nonostante i frenetici quanto inesperti tentativi di ottenere la consumazione del matrimonio. Ben presto però la paura della prestazione assume un predominio che non incontra più opposizione, dopodiché l'uomo è essenzialmente impotente.

In base al secondo modello di sviluppo, passano almeno sei mesi e spesso anche molti anni senza consumazione del matrimonio. Poi, inspiegabilmente, si ottiene la penetrazione vaginale, salutata con entusiasmo: ma il futuro è ugualmente oscuro. C'è in generale un breve periodo di tempo (da una settimana a un anno) in cui la funzione sessuale continua, alternativamente incoraggiata da un successo e avvilita da un insuccesso. La funzione sessuale assume un andamento ciclico di risultati positivi e negativi. L'alternarsi della disfunzione sessuale è già di per sé castrante. I suoi effetti non sono meno nefasti di una mancata consumazione del matrimonio.

Lo schema di funzionamento sessuale occasionalmente riuscito, seguito da inesplicabili mancanze d'erezione, provoca una perdita di sicurezza e di umiliazione nel maschio sprovveduto, apprensivo, sessualmente immaturo; e crea un alto livello di frustrazione, nonché una perdita di sicurezza sia sociale sia personale nella compagna.

Non si può sentire come naturale la manifestazione sessuale se non si è stati formati a capire le cose del sesso. Non si può considerare la funzione sessuale alla stregua di un fenomeno fisico naturale, se il materiale di contenuto sessuale è considerato troppo imbarazzante, avvilente e contrario ai comandamenti della religione. In sostanza, quando il sistema di valori sessuali di un individuo non ha connotazioni positive, le probabilità di una estrinsecazione della sessualità veramente efficace sono poche. Il fatto che la maggioranza degli uomini e delle donne superino l'ostacolo di una rigida ortodossia religiosa per funzionare con una sembianza di efficienza, non significa che sono veramente in grado di godere senza inibizioni il rapporto sessuale. Il loro tipo di risposta fisica, sviluppata, benché la religione neghi ogni dignità alla funzione sessuale, è immaturo, limitato e ha qualcosa di clandestino. La funzione sessuale è spesso stereotipata, priva di immaginazione, spersonalizzata e finalizzata alla riproduzione. Tutta, la personalità ne risulta menomata, in conseguenza dell'incapacità di accettare o affrontare obiettivamente materiale di contenuto sessuale.

L'impotenza secondaria avente l'omosessualità come fattore etiologico concorrente

Un'influenza omosessuale negli anni formativi è un importante fattore etiologico nell'insorgenza dell'impotenza secondaria per gli uomini tra i 30 e i 50 anni. Ma l'età in cui un orientamento omofilo ha la massima influenza nello sviluppo di sintomi dell'impotenza secondaria è dai 20 ai 30 anni.

In gli interessi omofili si vengono a determinare entro i 16 anni, secondo un modello analogo a quello dell'uomo affetto da impotenza primaria . Non c'era storia di aperta esperienza eterosessuale prima dell'orientamento omofilo. L'iniziazione in genere èopera  di un maschio più anziano, generalmente dai venti ai trent'anni, ma in qualche caso anche oltre i trenta. Quando la relazione omosessuale termina, viene quasi sempre troncata dal partner più anziano. Conclusa la relazione, il più giovane resta con la convinzione che, avesse o no continuato come omosessuale attivo, sarebbe stato sempre orientato verso l'omofilia.

Se l'identificazione omofila si sviluppata nella prima adolescenza, in seguito non vi sono, praticamente, contatti e rapporti con ragazze. A parte le esigenze scolastiche o qualche festicciola di gruppo, non si verifica quasi mai una normale frequentazione delle ragazze. La masturbazione generalmente comincia sui 13-14 anni. In più di un caso, tuttavia, esiste un'attività masturbatoria già prima della pubertà. Le fantasie che accompagnano le masturbazioni di questi adolescenti, generalmente orientate verso un maschio, hanno come oggetto gli eroi del liceo e gli atleti visti nelle docce. Facendosi più grandi, i ragazzi sviluppano spesso un'identificazione reale o immaginaria con gli eroi sportivi dell'università.

Nelle relazioni sociali eterosessuali, classico, per questi giovani, è l'atteggiamento del "fratello maggiore." Fin verso i venti anni, con le ragazze essi si comportano come amici comprensivi, che non avanzano pretese d'ordine sessuale, e sono i gentiluomini che le madri prediligono. All'università escono con le ragazze più spesso che al liceo, ma più in gruppo che individualmente. In questi appuntamenti vedono soprattutto una misura diversiva intesa a evitare i sospetti d'omofilia oppure un espediente protettivo designato a mitigare la risposta allo stimolo omosessuale.

Le ragioni addotte per spiegare un eventuale matrimonio variavano enormemente. In molti casi il matrimonio viene contratto solo per ottenere un vantaggio finanziario, sociale o professionale, mentre non c'era un'identificazione con la ragazza sposata, e neppure dell'interesse o qualche sollecitudine.

Quando un rapporto omosessuale ha avuto luogo prima che si presentasse un'occasione significativa di relazione eterosessuale, si può instaurare una disfunzione nei rapporti con l'altro sesso che generalmente si caratterizza in due modi: nel caso più diffuso, durante il fidanzamento o nell'imminenza del matrimonio si delinea chiaramente la paura del rapporto eterosessuale ma può anche accadere che si evidenzino lievi o addirittura nessuna difficoltà di rapporto eterosessuale durante il fidanzamento o nei primi anni del matrimonio. L'orientamento omosessuale del marito potrebbe riaffiorare solo in un secondo momento.

Il primo modello di comportamento riflette difficoltà a ottenere o mantenere un'erezione durante i rapporti sessuali prematrimoniali. Se prima del matrimonio si evitano le manifestazioni sessuali, come spesso succede, col pretesto di voler rispettare la futura moglie fino al matrimonio, l'insufficienza sessuale può manifestarsi, e di solito si manifesta, subito dopo.

Il secondo modello di rado comporta difficoltà d'erezione durante i primi mesi o addirittura i primi anni di fidanzamento e di matrimonio. L'anamnesi tipica riferisce che a un certo punto del matrimonio, dal quinto al ventesimo anno, affiora l'impulso irresistibile a ritornare al funzionamento omosessuale. Questo riorientamento omofilo è quasi sempre provocato dall'incontro con un maschio particolare (in genere un giovane) sessualmente seducente.

Non di rado l'oggetto sessuale è un adolescente e talvolta si tratta del figlio del soggetto. Il bisogno, così risvegliato, di un rapporto omosessuale, una volta individuato diventa divorante. All'inizio l'impulso viene soddisfatto con qualche incontro occasionale nei locali frequentati da omosessuali. Tuttavia molti, dopo anni di repressione degli istinti omofili, sono più interessati a un rapporto con un adolescente che a un incontro occasionale nei suddetti locali.

Per un certo periodo, chi ha ripreso un orientamento omosessuale tenta di condurre una doppia vita, omosessuale e eterosessuale. Le difficoltà non tardano a venire: interventi della legge, sospetti della moglie o (ed è il caso più frequente) indiscrezioni dell'amico o dei suoi parenti. Quando non vengono ufficialmente riconosciuti come tali, gli omosessuali sposati spesso attirano l'attenzione perché non riescono a soddisfare le esigenze fisiche di una attiva bisessualità.

Infine, premuti dalla moglie, ormai messa in allarme, non riescono a ottenere l'erezione in primo luogo perché hanno poco o nessun interesse psicosociale per il rapporto eterosessuale, dal quale ricevono peraltro poco o nessuno stimolo biofisico. In generale si sorvola sul primo insuccesso erettivo, adducendo a pretesto un malessere, le preoccupazioni del lavoro o la prima scusa che viene alla mente. Ma dopo un primo episodio del genere, il maschio di tendenza omosessuale non riesce a ottenere o mantenere un'erezione sufficiente per il coito. Il suo sistema di valori sessuali non è più intonato alle influenze eterosessuali.

In terapia, questi uomini negano solo in qualche caso l'orientamento omosessuale, allo scopo di proteggere le esigenze psico­sociali del matrimonio. In questo caso la terapia per l'impotenza secondaria può non avere sviluppi favorevoli. Una volta messo in evidenza il loro ritorno all'omosessualità, si sentono liberati da ogni senso di colpa o per lo meno rinunciano alla circospezione. Non hanno quasi mai difficoltà a discutere con le mogli i problemi del loro riorientamento sessuale.

Anche le mogli risultano disposte a rivelare i loro punti deboli; di rado assumono un atteggiamento che non sia di comprensione e di conforto, trovandosi a competere con un risveglio dell'orientamento omofilo dei mariti. Nella nostra casistica, due cercarono sfogo sessuale fuori del matrimonio, non tanto per vendicarsi quanto per soddisfare le proprie esigenze; una diventò lesbica, interessata alla propria reattività e insieme decisa a salvare a qualsiasi costo il matrimonio. Nella maggior parte, però, le mogli assunsero un prudente atteggiamento di attesa, nella speranza di ricostituire la componente eterosessuale del matrimonio.

Gli uomini che passano all'impotenza secondaria in seguito a un non riuscito funzionamento bisessuale tengono in primo luogo a mantenere una sembianza di rapporto eterosessuale per proteggere la loro posizione professionale, sociale e finanziaria. Pur portando nella terapia poco o nessun interesse per la compagna in quanto donna, dal punto di vista fisico, sentono un effettivo bisogno di dare protezione socioeconomica, nonché calore e affetto alle mogli. Questa è spesso di per sé una motivazione sufficiente a stimolare la loro piena collaborazione, nel tentativo di ricostituire un effettivo funzionamento eterosessuale.

   

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