Dott. Vincenzo Alvino

SPECIALISTA IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA
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Il tessuto adiposo e il suo ruolo

Il tessuto adiposo rappresenta il principale deposito di trigliceridi nei mammiferi, uomo compreso. E' costituito dall'insieme di numerose cellule, chiamate adipociti, deputate alla sintesi dei trigliceridi ed al loro rilascio sottoforma di glicerolo più acidi grassi. L'adipocita si orienterà verso l’una o l'altra via metabolica a seconda dello stato nutrizionale dell'organismo.

I lipidi immagazzinati nel tessuto adiposo sono:

  • in parte di origine alimentare (esogena);

  • in parte di derivazione endogena (vengono formati all'interno degli stessi adipociti, grazie alla trasformazione chimica di altre sostanze come il glucosio).

Oltre ai lipidi, il tessuto adiposo contiene il 10% di acqua, il 2% collagene e lo 0.1% di glicogeno. In un individuo di 70 kg la quantità di grasso accumulata nel tessuto adiposo è di 11-15 kg, che rappresentano una riserva calorica sufficiente per circa due mesi di vita.

Al di sotto della pelle gli adipociti si raggruppano a formare uno strato più o meno spesso, comunemente denominato tessuto adiposo sottocutaneo o ipoderma. Lo spessore e la distribuzione del pannicolo adiposo dipende da diversi fattori, alcuni dei quali anche piuttosto ovvi riguardo alla funzione che deve essere svolta, per esempio in alcune zone del corpo il pannicolo adiposo è molto ridotto (mani, piedi, avambraccio), specie se paragonati con quello di altre regioni (addome, fianchi, glutei). Lo spessore e la distribuzione del tessuto adiposo sottocutaneo è differente nei due sessi. Nelle donne, per esempio, la massa adiposa è generalmente concentrata nelle anche, nelle natiche, nelle cosce e nell'addome al di sotto dell'ombelico (obesità ginoide). La natura ha infatti predisposto che le scorte lipidiche fossero distribuite in zone essenziali per portare a termine la gravidanza, anche in condizioni di carestia. Negli uomini prevale una distribuzione di tipo androide (massa adiposa concentrata nel viso, nel collo, nelle spalle e soprattutto nell'addome al di sopra dell'ombelico). Quest'ultima condizione è più pericolosa della precedente, poiché un eccesso di tessuto adiposo di tipo androide si associa a livelli più alti di glicemia, trigliceridi e pressione arteriosa.

L'entità della massa adipose dipende anche dallo stato di nutrizione: aumenta in caso di eccessiva assunzione calorica (obesità) e diminuisce in presenza di deficit nutrizionali cronici. Infine, nelle società del benessere, il tessuto adiposo è generalmente superiore negli anziani rispetto agli adolescenti ed ai giovani adulti. Molti pensano che una volta accumulato grasso in determinate zone del corpo sia poi praticamente impossibile una sua rimozione. In realtà i trigliceridi del tessuto adiposo non sono stazionari, ma vengono continuamente mobilizzati e ridepositati, rinnovandosi ogni 10-15 giorni.

Le principali funzioni del tessuto adiposo sono quelle di:

  • Riserva energetica;

  • Protezione contro gli urti e sostegno meccanico a vari organi;

  • Modellamento della figura corporea;

  • Isolamento termico (tessuto adiposo bianco);

  • Aumento della temperatura corporea e smaltimento degli eccessi alimentari sotto forma di calore (tessuto adiposo bruno).

Il tessuto adiposo non deve essere quindi considerato semplicemente come una sorta di deposito inerte, ma piuttosto un vero e proprio organo endocrino. L'aumento delle masse adipose può avvenire in due modi:

  • per iperplasia, con aumento del numero di adipociti;

  • per ipertrofia, con aumento del contenuto lipidico di ciascun adipocita.

Fino a pochi anni fa si riteneva che l'iperplasia degli adipociti avvenisse soltanto nell'infanzia oggi invece sappiamo che tale fenomeno può manifestarsi anche nell'adulto, in particolar modo quando si passa dalla condizione di sovrappeso moderato a quella di franca obesità. La conferma di questo fenomeno si è avuta con la scoperta dei preadipociti, cellule indifferenziate immerse nel tessuto adiposo dei soggetti adulti. Tali cellule conservano la capacità di dividersi e, se stimolate ed attivate, sono in grado di dar origine a nuovi adipociti. Una volta formate, queste nuove cellule adipose, rimarranno tali per sempre in quel soggetto e potranno quindi aumentare o diminuire di volume ma non di numero.

In base alla teoria lipostatica, che individua nella riduzione del contenuto lipidico degli adipociti il principale fattore che stimola l'appetito, un numero elevato di cellule adipose vuote sarebbe responsabile dei cosiddetti “attacchi di fame incontrollata”, che molto spesso vanificano le diete dimagranti proposte alle persone obese. E' dunque importante prevenire un aumento eccessivo del tessuto adiposo e del numero di adipociti, soprattutto nei bambini, nei quali tale fenomeno potrebbe predisporre, con molta probabilità, a rimanere obesi per tutta la vita. In un soggetto normopeso il numero delle cellule adipose è di circa 25-30 miliardi, nei soggetti obesi tale valore sale mediamente tra i 40 e i 100 miliardi.

Tessuto adiposo bianco e tessuto adiposo bruno

Il tessuto adiposo fin'ora è stato considerato un tessuto connettivo costituito da cellule, dette adipociti, deputate soprattutto all'accumulo di grasso sotto forma di trigliceridi se invece lo si guarda alla luce delle più recenti acquisizioni, il tessuto adiposo è un vero e proprio organo, costituito da due tipi di cellule (bianche e brune), in grado di produrre veri e propri ormoni, come ad esempio la leptina, che influenzano l'attività dell'intero organismo.

Nei mammiferi esistono due differenti tipi di tessuto adiposo: quello bianco e quello bruno:

  • Il tessuto adiposo bianco nonostante il nome, ha un colorito giallognolo, legato al suo contenuto in carotenoidi. Da solo rappresenta la quasi totalità del grasso di riserva.

  • Il tessuto adiposo, detto bruno, è abbondante nei mammiferi che vanno in letargo (ibernanti) e nei cuccioli.

Nell'uomo il tessuto adiposo bruno è presente in piccole quantità nel neonato (zona ascellare ed interscapolare). Con la crescita, buona parte di questo tessuto si trasforma in tessuto adiposo bianco; per questo motivo nell'adulto troviamo soltanto delle tracce di tessuto adiposo bruno, distribuite sottoforma di piccole isole cellulari sparse tra i numerosi adipociti bianchi. Pertanto non esistono depositi esclusivi di tessuto adiposo bianco o tessuto adiposo bruno, ma sempre e comunque depositi misti, dove le relative percentuali differiscono in base alla localizzazione topografica.

 

Caratteristiche del tessuto adiposo bianco e del tessuto adiposo bruno

 

 

Differenze tra:

TESSUTO ADIPOSO BIANCO

TESSUTO ADIPOSO BRUNO

Funzione

Riserva energetica

Termogenesi

Risposta al freddo

Lieve

Intensa

Distribuzione

Estesa

Limitata

Vascolarizzazione

Scarsa

Estesa

Gocce lipidiche

Uniloculari

Multiloculari

Mitocondri

Scarsi

Numerosi

Metabolismo degli Acidi grassi

Rilascio di acidi grassi

Ossidativa in situ

Proteina UCP (disaccopiante o termogenina)

Assente

Presente

 

Caratteristiche del tessuto adiposo bianco

Il tessuto adiposo bianco è costituito da cellule molto grandi, in grado di accumulare al loro interno cospicue quantità di trigliceridi che si riuniscono a formare una grande goccia oleosa. La fluidità di questa goccia è garantita dalla temperatura interna dell'organismo, che risulta superiore al punto di fusione dei lipidi in essa contenuti. A causa delle notevoli dimensioni di questa goccia, il citoplasma ed il nucleo vengono relegati alla periferia. Gli adipociti bianchi NON SONO DEI SEMPLICI SERBATOI DI GRASSI, MA SONO CELLULE METABOLICAMENTE ATTIVE, in grado di sintetizzare trigliceridi ed immagazzinarli. Le stesse cellule sono anche in grado di idrolizzare questi trigliceridi e riversare il glicerolo e gli acidi grassi ottenuti nel sangue. Gli adipociti hanno anche la capacità di convertire l'eccesso di glucosio in trigliceridi di riserva.

LE PRINCIPALI FUNZIONI DEL TESSUTO ADIPOSO BIANCO SONO QUELLE DI:

  • Sintetizzare trigliceridi ed immagazzinarli come riserva energetica (1Kg = 7000 Cal circa).

  • Idrolizzare i trigliceridi depositati ed immettere acidi grassi liberi nel sangue.

  • Sintetizzare trigliceridi a partire dal glucosio.

  • Ammortizzatore meccanico, isolante termico e produttore di ormoni e sostanze biologicamente attive (adipochine), tra cui la leptina, l'adiponectina, l'interleuchina 6 (IL-6) ed il fattore di necrosi tumorale-α.

  • Il più attivo dal punto di vista endocrino è il tessuto adiposo addominale.

Le adipochine, che hanno un ruolo importante nel metabolismo energetico, sono anche alla base della fisiopatologia di malattie molto diffuse (ipertensione arteriosa, obesità, aterosclerosi, diabete di tipo 2). A queste sostanze se ne associano altre ad azione pro-infiammatoria e pro-insulino-resistenza, prodotte dai macrofagi deputati alla digestione delle cellule adipose morte perché rese troppo voluminose dall'eccessivo accumulo lipidico (tipico dell'obesità) ed è stato dimostrato che il numero di macrofagi presenti nel tessuto adiposo è proporzionale al grado di obesità. La loro migrazione in questa sede sembra correlata allo stato ipossico che si verrebbe a creare negli adipociti in seguito all'eccessiva ipertrofia, che ne potrà quindi determinare la morte.

ADIPOCITI: Adipociti è il termine con cui si identificano le cellule del tessuto adiposo, oggi meglio definito come organo adiposo.

Principali funzioni degli adipociti

Gli adipociti sono quindi cellule particolarmente adatte all'accumulo dei grassi, che immagazzinano all'interno grandi gocce lipidiche occupanti gran parte del volume cellulare; per far spazio a questi accumuli adiposi, il citoplasma degli adipociti viene spinto contro la parete cellulare, dove si trovano ammassati anche gli altri organuli, come nucleo e ribosomi. La prima funzione degli adipociti consiste quindi nell'accumulo di grasso, per poi eventualmente cederlo all'organismo in caso di necessità. Un individuo sovrappeso possiede adipociti più ricchi di grasso rispetto ad un soggetto normopeso e quindi più grandi, mentre il numero di cellule adipose è sovrapponibile. Il patrimonio adipocitico dell'organismo è infatti determinato geneticamente fin dalla nascita (gli adipociti originano dal mesenchima primitivo da cui si sviluppano come lipoblasti); solo nei grandi obesi è stato dimostrato il cosiddetto fenomeno dell'iperplasia adipocitaria, per il quale, soprattutto durante l'infanzia e la pubertà, può aumentare il numero di adipociti. Ad oggi, non è stato dimostrato il fenomeno contrario e cioè si è potuto dimostrare che le cellule adipose possono certamente ridurre il proprio volume svuotandosi di grasso ma non possono diminuire di numero. 

I lipidi immagazzinati negli adipociti derivano:

  • dall'apporto alimentare di trigliceridi che circolano nel sangue sottoforma di chilomicromi;

  • dalla sintesi epatica dei trigliceridi, trasportati nel sangue all'interno di lipoproteine a bassa densità;

  • dalla sintesi di trigliceridi in seno agli adipociti attraverso la trasformazione chimica di altre sostanze in eccesso, principalmente dal glucosio.

Gli adipociti e il tessuto adiposo in genere sono importanti anche per la protezione dell'organismo dalle rigide temperature ambientali (effetto isolante), e dai traumi esterni (ad esempio particolarmente importante, in tal senso, il tessuto adiposo che avvolge i reni, contribuendo a mantenerli nella corretta sede anatomica).

Adipociti bianchi e adipociti bruni

Si è vista la tipica struttura dei cosidetti adipociti bianchi, nei quali si apprezza una cavità interna occupata da una grossa gocciola lipidica (da cui il termine uniloculari), che spinge nucleo e citoplasma contro la parete cellulare relegando quest'ultimo ad un esile alone periferico; si è anche masso in evidenza che la principale funzione del tessuto adiposo, tipica degli adipociti bianchi è quella di riserva energetica.

Nell'organismo umano è possibile apprezzare un secondo tipo di cellule adipose, numericamente assai più esiguo cioè i cosiddetti adipociti bruni che si distinguono dalle precedenti per alcune caratteristiche:

  • contenuto lipidico distribuito in più goccioline di grasso (multiloculari) anziché in un'unica gocciola centrale;

  • citoplasma diffuso in tutto lo spazio cellulare e ricco di mitocondri;

  • nucleo distribuito centralmente;

  • cellule adipose maggiormente innervate e vascolarizzate;

  • colore giallo scuro, da cui il termine adipociti "bruni".

La particolare tonalità ambrata degli adipociti bruni è legata alla generosa presenza dei citocromi mitocondriali. Nelle membrane dei mitocondri è presente una particolare proteina, chiamata UCP-1, altresì detta disaccopiante o termogenina in quanto capace di indirizzare il flusso protonico non alla resintesi di ATP, ma alla dissipazione sottoforma di calore (termogenesi senza brivido). La principale funzione del tessuto adiposo bruno è quella di produrre calore, scaldando l'organismo per proteggerlo dal freddo esterno. L'attività termogenica del tessuto adiposo bruno è indotta anche dagli eccessi calorici, nel tentativo di dissipare l'energia superflua evitando l'eccessivo accumulo di grasso. L'attività termogenica è soggetta all'attività dei recettori B-3 adrenergici, possibile bersaglio di futuri farmaci anti-obesità. 

Il feto e il neonato sono provvisti di grosse riserve di grasso bruno, utili per essere "bruciate" al momento della nascita in caso di condizioni climatiche sfavorevoli. Nell'adulto, la percentuale di grasso bruno è in genere irrisoria, ed aumenta durante l'esposizione a temperature rigide. Viceversa, nell'individuo normopeso e fisicamente attivo il tessuto adiposo bianco rappresenta il 15-20% del peso corporeo nell'uomo e intorno al 25% nella donna.

Funzioni endocrine ed immunitarie degli adipociti bianchi

Fino a qualche decennio fa, il tessuto adiposo era considerato come una riserva di energia inerte, più di recente si è visto che esso agisce come un vero e proprio organo, con una spiccata attività endocrina e persino immunitaria, in grado di influenzare l'attività metabolica dell'intero organismo. Gli adipociti bianchi, infatti, secernono particolari proteine altamente attive, le cosiddette adipochine: leptina, adipisina, resistina e adiponectina che influenzano il metabolismo in sinergia con altri ormoni, quali l'insulina, per regolare la massa corporea. Inoltre, gli adipociti bianchi secernono diverse citochine, quali TNFa, IL-6, IL-1 e MCP-1, che agiscono sulle cellule immunitarie regolando i processi immunitari, e sulle cellule endoteliali modulando il rilascio di ossido nitrico. Si è visto che negli individui obesi, l'iperproduzione di citochine pro-infiammatorie da parte degli adipociti bianchi è responsabile di insulino-resistenza, sindrome metabolica e complicazioni correlate.

IPERPLASIA DEGLI ADIPOCITI

Il grasso corporeo viene quindi immagazzinato in tante piccole cellule adipose, chiamate adipociti. Il numero e la dimensione di queste cellule varia da individuo ad individuo. Il grasso corporeo può aumentare come conseguenza di uno dei seguenti processi:

  • AUMENTO DELLE DIMENSIONI DELLE CELLULE ADIPOSE (ipertrofia).

  • AUMENTO DEL NUMERO DI CELLULE ADIPOSE (iperplasia).

Al contrario di quanto succede per le fibre muscolari, il tessuto adiposo ha la possibilità di aumentare il numero di cellule che lo compongono. Esiste infatti un limite oltre il quale gli adipociti non possono ulteriormente aumentare di volume (Volume massimo=1µg). Un ulteriore incremento delle riserve adipose è realizzabile, in tale situazione, soltanto attraverso l'aumento del numero di adipociti.

E' POSSIBILE RIDURRE IL VOLUME DELLE CELLULE ADIPOSE MA NON IL LORO NUMERO. Quando una persona obesa dimagrisce le cellule adipose perdono una certa quantità di grasso, riducendo il loro volume. Purtroppo, però, il numero di adipociti non può essere ridotto. Questo fenomeno spiegherebbe perché un obeso che sospende la cura dimagrante, riacquista nel breve periodo gran parte del grasso corporeo perso.

Alcune ricerche sembrano dimostrare l'esistenza di una relazione tra numero di adipociti e regolazione dell'appetito per cui un elevato numero di cellule adipose "vuote" sarebbe responsabile dell'aumentato stimolo della fame e questo fenomeno spiegherebbe il perché, per un individuo obeso, è così difficile seguire una dieta ipocalorica. 

L'AUMENTO DEL NUMERO DI ADIPOCITI SI VERIFICA SOLO IN CASI PARTICOLARI.

Fortunatamente il fenomeno dell'iperplasia degli adipociti si verifica solo in particolari circostanze. Esistono infatti tre periodi della vita in cui il numero delle cellule adipose aumenta significativamente e cioè:

  • Nell'ultimo semestre di gestazione;

  • Nel primo anno di vita;

  • All'inizio del PERIODO ADOLESCENZIALE.

Negli adulti questo fenomeno si può verificare solo durante il passaggio da un'obesità moderata (BMI > 30) ad una obesità grave (BMI > 35). Ad eccezione di tali casi, i cambiamenti della composizione corporea si verificano per la sola variazione del volume di grasso contenuto nelle singole cellule adipose.

Secondo recenti evidenze l'iperplasia degli adipociti sarebbe un fattore per certi aspetti positivo. Il fatto che l'aumento di volume degli adipociti abbia un limite, fa sì che le cellule adipose possano andare incontro a due destini diversi:

  • il primo è quello dello "sdoppiamento" (iperplasia);

  • il secondo è la morte cellulare per sbilanciamento metabolico (organelli inadeguati e compressi alla periferia), a cui segue un attacco immunitario. In particolare, l'azione dei macrofagi sulla cellula adiposa porta alla liberazione di sostanze infiammatorie chiamate in causa nella fisiopatologia delle più comuni malattie associate all'obesità (come il diabete). Secondo questo ed altri modi di vedere, è molto meglio avere molti adipociti piccoli, piuttosto che poche cellule adipose di grande volume (soprattutto a livello viscerale). 

ADIPOCHINE

Il termine adipochine è stato coniato per identificare in maniera generica tutte le molecole sintetizzate e secrete dal tessuto adiposo. Oltre alla sua funzione primaria come serbatoio energetico, infatti, il tessuto adiposo bianco viene oggi considerato una vera e propria sorgente di ormoni. Nell'obesità, tale secrezione, ed in particolare quella delle adipochine agenti come ormoni peptidici (vedi leptina ed adiponectina) è alterata. Sembra infatti che l'eccessivo aumento di dimensioni dell'adipocita maturo, tipico delle persone obese, stimoli in un qualche modo l'infiltrazione dei macrofagi deputati alla "digestione" dell'enorme vacuolo lipidico degli adipociti morti (verosimilmente per l'ipossia che può venire a determinarsi). La conseguente liberazione di sostanze pro-infiammatorie ha conseguenze particolarmente negative sulla salute dell'organismo e predispone a varie malattie tipicamente associate all'obesità quali: diabete, e varie patologie cardiovascolari.

Alcune adipochine agiscono in maniera autocrina, altre con meccanismi paracrini ed altre ancora in modo endocrino. Il ruolo di queste sostanze, spesso ancora da chiarire, è piuttosto variabile in relazione all'adipochina considerata; molte di queste sono coinvolte nella risposta immunitaria e nell'infiammazione, mentre altre partecipano alla regolazione del metabolismo energetico.

Tra le adipochine più conosciute ricordiamo la leptina, l'interleuchina-6, il fattore di necrosi tumorale (TNF-a), la proteina stimolante l'acilazione (ASP), l'attivatore / inibitore del plasminogeno (PAI-1) e l'adiponectina. Alcune di queste, come le classiche citochine [interleuchina 1 (IL-1), interleuchina 6 (IL-6), Tumor necrosis factor α (TNFα)], derivano presumibilmente da cellule infiammatorie infiltrate nel tessuto adiposo, la cui concentrazione è proporzionale al volume degli adipociti.

Alcune delle principali adipochine:

LEPTINA: è un fondamentale segnale di sazietà a livello cerebrale; influenza inoltre svariate attività corporee, come l'ematopoiesi e la riproduzione; l'espressione e la secrezione della leptina aumentano nell'obesità.

ADIPONECTINA: importante nella regolazione del metabolismo energetico, favorisce l'ossidazione dei trigliceridi ed aumenta la sensibilità insulinica di muscoli e fegato; l'espressione e la secrezione di adiponectina diminuiscono nell'obesità.

ASP: aumenta l'uptake di glucosio negli adipociti, inibisce la lipasi ormono-sensibile e attiva la diacilglicerolo aciltransferasi. Ha quindi un'attività stimolante sulla sintesi di trigliceridi ed inibitoria sull'ossidazione degli acidi grassi.

TNF-a: l'eccessiva produzione di questa sostanza da parte del tessuto adiposo è correlata nell'insulinoresistanza negli obesi. Incrementa infatti la liposi ed il conseguente aumento dei FFA circolanti; a livello del tessuto muscolare riduce l'espressione del trasportatore GLUT-4 del glucosio. Manda inoltre in apoptosi le cellule adipose brune, deputate alla termogenesi ausiliaria, e ne riduce la funzionalità.

PAI-1: è un fattore causale della trombosi vascolare.

RESISTINA: inibisce l'uptake di glucosio nelle cellule muscolari scheletriche.

INTERLEUCHINA-6

L'interleuchina-6 (IL-6) è una molecola proteica prodotta da vari tipi di cellule, in particolare da quelle immunocompetenti, come i linfociti T ed i macrofagi, in risposta a traumi o a danni tissutali. Altri tipi cellulari possono sintetizzare e secernere interleuchina-6; è il caso, ad esempio, degli adipociti bianchi maturi, "padri" di circa 1/3 dell'IL-6 circolante. Più attivo in questo senso è il tessuto adiposo viscerale, mentre in quello sottocutaneo si registrano livelli di interleuchina-6 inferiori. Eccessive concentrazioni di interleuchina-6 nel sangue sono predittive di cardiovasculopatie e diabete; questa proteina, a sua volta, stimola probabilmente la produzione epatica di un altro importante marker d'infiammazione, la proteina C-reattiva, che aumenta ulteriormente il rischio cardiovascolare del paziente.

Come già anticipato, l'interleuchina 6 viene prodotta ad elevate concentrazioni in presenza di grasso viscerale (obesità androide o a mela). Pertanto, nella prevenzione di diabete mellito e infarto del miocardio, è di estrema importanza prevenire l'accumulo di grasso addominale.

IL-6 è stata classificata con citochina ad azione sia pro che anti-infiammatoria.

L'interleuchina 6 è anche una miochina, ovvero una citochina prodotta dal muscolo scheletrico, dal momento che il suoi livelli si elevano sensibilmente in risposta alla contrazione muscolare. Tuttavia, mentre nell'obesità aumentano i livelli di citochine pro-infiammatorie come il TNF-α, e quelli di proteina C reattiva, questi non aumentano nel corso di esercizio fisico.

L'IPODERMA 

L'ipoderma è lo strato più profondo della cute. E' conosciuto anche come tessuto adiposo sottocutaneo o pannicolo adiposo. L'ipoderma è un connettivo, costituito da una impalcatura di fibre connettivali, tra le cui maglie sono inseriti i lobuli. I lobuli sono strutture anatomiche costituite da ammassi cellulari, detti adipociti, ricchi di trigliceridi. Tra un adipocita e l'altro è interposta una piccola quantità di sostanza fondamentale.

L'ipoderma è riccamente vascolarizzato ed innervato, ricopre funzioni particolarmente importanti:

  • E’ il principale deposito di energia dell'organismo.

  • Partecipa alla termoregolazione, ostacolando la dispersione di calore dal corpo e generandolo attraverso l'ossidazione dei trigliceridi.

  • Fornisce protezione meccanica contro i traumi.

  • Modella la figura corporea.

  • Influenza il metabolismo corporeo tramite il rilascio di sostanze ormonosimili.

 

SUDORAZIONE

Nella pelle troviamo tre tipi di ghiandole:

  • quelle sudoripare;

  • quelle apocrine;

  • quelle sebacee.

 

Ciascuna ghiandola sudoripara si approfonda fino all'ipoderma e comprende una parte convoluta, che rappresenta l'unità secernente, ed una parte duttale, che si apre sulla superficie corporea mediante un poro (dotto escretore).

Ogni ghiandola sudoripara è riccamente vascolarizzata e circondata da una fitta rete nervosa. Si tratta inoltre di strutture indipendenti, poiché ad ogni ghiandola corrisponde un unico dotto escretore. Infine, tali strutture sono classificate come ghiandole eccrine, cioè ghiandole esocrine che producono il loro secreto rimanendo integre.

Nella parte convoluta della ghiandola si ha una secrezione primaria di sudore, che assume una composizione molto simile a quella del plasma, fatta eccezione per la frazione proteica (praticamente assente nel sudore). La ricca vascolarizzazione della ghiandola serve proprio a garantirle il giusto apporto delle sostanze necessarie alla produzione d questo liquido. Quando la secrezione primaria percorre il dotto escretore viene riassorbita buona parte degli elettroliti (in modo particolare sodio e cloro) ed insieme ad essi una certa quantità di acqua, che segue il flusso per questioni osmotiche. L'entità del riassorbimento dipende dalla velocità di secrezione della ghiandola. Se la produzione di sudore è lenta (scarsa sudorazione) il riassorbimento è maggiore, al contrario, quando il flusso è rapido il riassorbimento è minore.

Ciascuno di noi possiede circa 3 milioni di ghiandole sudoripare e, a differenza di molti altri animali, tali ghiandole sono distribuite su tutta la superficie del corpo, anche se con densità diversa. Inoltre, la loro attività è intermittente; ciascuna ghiandola sudoripara alterna infatti periodi di quiescenza con altri di attività. Si è visto che anche nelle fasi di massima sudorazione, almeno la metà di queste ghiandole è inattiva. La capacità di secrezione sudoripara è sorprendente. Ogni ghiandola può infatti produrre quantità di sudore nettamente superiori rispetto al suo peso. Basti pensare che, quando la temperatura sale notevolmente, un organismo acclimatato può espellere fino a 4-6 litri di sudore ogni 60 minuti. Il potere sudorativo è maggiore negli uomini, che in genere hanno un metabolismo più attivo e con esso una maggiore necessità di disperdere il calore prodotto. Non esistono invece variazioni significative tra individui appartenenti a razze diverse.

Il sudore è composto da:

  • acqua (99%)

  • sostanze organiche e inorganiche (1%)

Tra le componenti organiche ci sono vari composti azotati (urea, creatinina, acido urico e ammoniaca). E' inoltre presente lattato. L'ammoniaca, oltre a rientrare nella composizione del sudore fresco, viene prodotta in quantità importanti dai batteri che popolano la superficie cutanea. L'abbondanza di questa sostanza contribuisce a conferire un odore sgradevole al prodotto delle ghiandole sudoripare. Con il sudore vengono eliminate varie sostanze (farmaci e non), comprese quelle contenute in particolari tipi di alimenti.

Il pH del sudore è leggermente acido, di norma compreso tra 4 e 6,5. La presenza di lattato tende ad acidificare tale liquido, mentre l'ammoniaca sposta il pH verso valori superiori.

Si distinguono tre tipi di sudorazione:

  • termica

  • psichica

  • farmacologica.

La sudorazione termica è indotta da un aumento della temperatura corporea ed è diversa nelle varie aree dell'organismo.

La sudorazione psichica avviene in risposta a particolari stati d'animo; è, per esempio, indotta da ansia, stress ed emozioni. La risposta a questi stimoli è soggettiva, ma generalmente limitata a aree corporee ben precise. Al contrario della sudorazione termica, che si accompagna sempre ad una dilatazione dei vasi sanguigni, la sudorazione psichica induce vasocostrizione. Da qui origina il termine "sudare freddo", poiché la pelle, a causa della vasocostrizione, si presenta pallida e fredda.

La sudorazione farmacologica può essere indotta da vari componenti chimici, derivati da catecolamine, antipiretici, antidepressivi, ma anche da alcuni cibi e spezie.

Esistono infine alcune particolari condizioni, come febbre, infezioni e squilibri metabolici (diabete, obesità, ipertiroidismo) in grado di amplificare la produzione di sudore.

La funzione principale delle ghiandole sudoripare è legata al loro notevole contributo nella termoregolazione. Grazie al sudore ed alla vasodilatazione cutanea, la temperatura corporea può rimanere relativamente costante anche in ambienti particolarmente caldi. E' molto importante tenere presente che il sudore, da solo, non è sufficiente per raffreddare il corpo; affinché si abbia termodispersione è necessario che tale liquido evapori. Infatti il sudore, passando dallo stato liquido allo stato di vapore, sottrae calore al corpo. In particolare, per un grammo di acqua che evapora dalla superficie corporea vengono sottratte all'organismo 0,58 kcal. L'umidità ambientale ostacola l'evaporazione del sudore e ciò spiega lo stato di disagio percepito quando ci si trova in ambienti caldo umidi.

Una sudorazione troppo abbondante in tempi brevi comporta rischio di disidratazione e di eccessiva perdita di sali (NaCl).

Problemi legati alla sudorazione:

  • Il più grave è il colpo da calore, che può insorgere quando l'individuo si espone a temperature particolarmente elevate, associate ad un alto tasso di umidità. Tale situazione ostacola l'evaporazione cutanea del sudore, aumentando notevolmente la temperatura interna. Il corpo, di conseguenza, si surriscalda e lo stesso centro ipotalamico che regola la termodispersione va in tilt. Le conseguenze possono essere molto gravi, tant'è vero che, se non si interviene a raffreddare immediatamente il corpo, magari con un bagno di ghiaccio, il rischio di mortalità è abbastanza elevato. Tale rischio aumenta durante la pratica di attività fisiche pesanti, sia lavorative che sportive. I soggetti più a rischio sono i bambini, gli anziani ed i cardiopatici.

  • Un secondo problema, meno grave del precedente, è il collasso da calore. E' causato, sostanzialmente, da un eccesso di sudorazione che, a causa della conseguente disidratazione, diminuisce la massa di sangue circolante. A sua volta tale condizione, detta ipovolemia, causa la comparsa di sintomi come debolezza, vertigini, ipotensione e, nei casi estremi, shock e collasso cardiocircolatorio. Il collasso da calore è superabile con la semplice e graduale reintegrazione dei liquidi perduti, possibilmente ponendo il soggetto in un luogo fresco ed ombroso.

Altre funzioni delle ghiandole sudoripare

  • Il sudore entra nella composizione del film idrolipidico, quella sottile pellicola liquida che protegge l'epidermide.

  • Oltre a respingere le aggressioni batteriche, grazie al suo pH acido che si oppone alla colonizzazione cutanea di numerosi microrganismi, il sudore contiene degli anticorpi (IgA, IgG, IgE), che ne aumentano l'azione difensiva contro le aggressioni esterne.

  • Infine, le ghiandole sudoripare svolgono anche una funzione escretrice, che risulta tuttavia moderata, specie se paragonata con quella dei principali organi emuntori dell'organismo (reni).

 

LE GHIANDOLE APOCRINE

Le ghiandole apocrine non vanno confuse con le ghiandole sudoripare, dalle quali differiscono per molti aspetti. Innanzitutto le ghiandole apocrine sono sempre associate ad un follicolo pilifero ed hanno anche una localizzazione diversa rispetto a quelle deputate alla produzione di sudore. Mentre queste ultime sono distribuite su tutta la superficie del corpo, sia pure con una densità diversa, le ghiandole apocrine sono localizzate in particolari regioni anatomiche, soprattutto nel cavo ascellare, intorno alle areole mammarie, nella regione pubica e a livello del perineo (tratto di cute compreso tra l'ano e gli organi genitali). Mentre il secreto delle ghiandole sudoripare è particolarmente fluido e trasparente, quello delle ghiandole apocrine è viscoso, lattiginoso e facilmente maleodorante. Se tale secreto non viene completamente rimosso o diluito dal sudore, arriva addirittura a solidificare.

Infine, l'attività secretoria delle ghiandole apocrine è discontinua ed estremamente modesta, specie se paragonata con quella delle ghiandole sudoripare. A dispetto delle maggiori dimensioni, anche quando è fortemente stimolata, una ghiandola apocrina produce comunque un volume secretivo ridotto.

Come dice il nome stesso, il meccanismo di secrezione di queste strutture anatomiche è apocrino. Si tratta, in sostanza, di una particolare modalità secretiva, che consiste nella perdita dell'apice cellulare e nella sua espulsione insieme al secreto.

Le ghiandole apocrine localizzate a livello cutaneo sono stimolate da fibre nervose simpatiche adrenergiche, a loro volta attivate in risposta a stress e a stimoli emozionali o dolorosi.

Le ghiandole apocrine rimangono inattive fino al momento della pubertà , quando rispondono positivamente alla "tempesta ormonale" che caratterizza questo delicato momento della vita. Le ghiandole apocrine sono numericamente superiori nelle donne, dove la loro attività è influenzata da numerosi fattori; se da un lato sono più attive nei giorni che precedono la mestruazione, dall'altro riducono il loro secreto durante la gravidanza e dopo la menopausa.

Le ghiandole apocrine femminili sono più numerose ma meno attive di quelle maschili. Negli uomini, a causa di una maggiore flora batterica cutanea, il loro secreto viene degradato con più facilità. Per questo motivo, generalmente, l'uomo ha un odore più sgradevole rispetto a quello femminile.

La secrezione apocrina contiene ferormoni, per cui ad essa è anche attribuita una funzione di richiamo sessuale. L'essere umano è comunque poco sensibile a tali stimoli odorifici, specialmente da quando ha imparato a mascherarli attraverso lavaggi frequenti, profumi e deodoranti vari.

Nella specie umana le ghiandole apocrine non hanno funzione termoregolatrice, al contrario di quanto accade per altri animali (ad esempio i cavalli).

Bromidrosi

Tale termine indica una condizione caratterizzata da sudorazione abbondante e di cattivo odore. Principale responsabile della bromidrosi è l'aumentata decomposizione del secreto apocrino, operata dalla flora batterica normalmente presente sulla cute. Il cattivo odore viene conferito dalla presenza di sostanze come ammine, ammoniaca e mercaptani (derivanti dalla decomposizione proteica), ma anche dalla presenza di acidi grassi a catena corta (in particolare caprilico e butirrico), che provengono dall'idrolisi di trigliceridi.

 

 

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