Dott. Vincenzo Alvino

SPECIALISTA IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA
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Eeiaculazione-precoce Quello Che Le Donne Devono Sapere

L'unico autorizzato ad effettuare una consulenza medica ed esprimere un parere riguardo ad una vostra richiesta è il vostro medico, per cui tutte le informazioni presenti sul sito hanno carattere puramente informativo e non possono in alcun modo sostituire quello che è il suo parere.

EIACULAZIONE PRECOCE (quando cioè il rapporto sessuale “finisce troppo presto”): quello che le donne devono sapere anche a questo riguardo

In un periodo di profonda crisi anche riguardo al futuro come quello in cui si vive oggi, la fedeltà di coppia può essere vissuta in maniera soddisfacente se entrambi i partner sono soddisfatti anche a livello sessuale altrimenti gli innumerevoli motivi di stress potrebbero prendere il sopravvento e anche la migliore intesa di coppia prima o poi potrebbe andare in crisi, motivo per cui l’eiaculazione precoce non va sottovalutata ma affrontata con determinazione e serenità. Prima di tutto mediante un’accurata diagnosi differenziale, in quanto sono molte le cause che la possono determinare, e poi integrando eventuali presidi terapeutici con uno stile di vita adeguato per migliorare l’autocontrollo, il benessere personale e la qualità dell’intimità sessuale.

Al giorno d’oggi una donna, se ha un rapporto sessuale desidera essere soddisfatta almeno quanto l’uomo ed il suo diritto a provare piacere sessuale è diventato un aspetto essenziale della relazione di coppia e se manca, viene meno quella gratificazione fisica, affettiva e sessuale che aiuta la coppia ad affrontare le varie difficoltà della vita. Quando il piacere sessuale viene condiviso, ciò aiuta sicuramente ad essere “fedeli” e più si è soddisfatti, anche fisicamente, del proprio partner meno ci si “guarda intorno”. Cosa può succedere quando l’uomo ha un problema di tipo sessuale? Sul fronte delle difficoltà di erezione ad esempio si sono ottenuti ottimi risultati ed oggi la disfunzione è ben curabile con farmaci appropriati, resta invece piuttosto trascurato il problema dell’eiaculazione precoce, disfunzione alla quale in genere si attribuisce una causa importante dell’affievolirsi dell’intimità di coppia e che interessa circa il 20-30% degli uomini italiani ; tale disturbo sessuale è infatti considerato il più frequente nell'uomo.

Da un punto di vista neurofisiologico l'eiaculazione è senza dubbio l'evento più complesso nella risposta sessuale e si può schematicamente dividere in tre fasi:

  • La prima fase (emissione) è caratterizzata dalle contrazioni della muscolatura liscia degli epididimi e dei dotti deferenti che spingono gli spermatozoi attraverso i dotti eiaculatori nell'uretra prostatica. Queste contrazioni sono seguite dalle contrazioni delle vescicole seminali.

  • La seconda fase è invece caratterizzata dalle contrazioni muscolari che interessano l'uretra posteriore e che servono a "spremere" le secrezioni di provenienza prostatica, tutto ciò si associa alla chiusura del collo vescicale che impedisce un reflusso retrogrado, in vescica, del liquido seminale.

  • La terza è quella della eiaculazione vera e propria, quando si verificano le contrazioni intermittenti e ritmiche dei muscoli bulbo-spongiosi e del piano perineale.

Queste tre fasi sono sotto il controllo di un’area situata nel sistema nervoso centrale che regola i meccanismi riflessi dell’eiaculazione.

I disturbi dell'eiaculazione si possono classificare in:

  • Disturbi dovuti ad una ipereccitabilità a cui appartengono le disfunzioni eiaculatorie più comuni. L'eiaculazione precoce ne è l'esempio clinico classico. Le cause possono essere diverse: psicologiche (da eccessiva stimolazione di origine corticale), urologiche (da stimoli patologici legati a lesioni irritative o infiammatorie dell'uretra prostatica), neurologiche (da eccessiva stimolazione periferica o da diminuita inibizione del sistema nervoso centrale).

  • Disturbi legati ad un deficit di produzione o di espulsione a cui appartengono tutti i disturbi dell'eiaculazione legati a un deficit di produzione del liquido seminale o ad una sua mancata espulsione. Un deficit di produzione può essere dovuto a cause locali quali l'assenza congenita delle vescicole seminali, a cause ormonali o a cause farmacologiche. Un deficit di espulsione può essere dovuto invece a cause psicologiche, a cause locali (incompetenza del collo vescicale), a cause neurologiche (post-traumatiche, dopo intervento chirurgico) o, infine, a cause farmacologiche.

La dottoressa Kaplan definisce l'eiaculazione precoce come "l'assenza di un controllo volontario del riflesso eiaculatorio, con il risultato di raggiungere molto rapidamente l'orgasmo, una volta ottenuto un certo grado di eccitazione".

In passato l'eiaculazione precoce è stata considerata quasi sempre come un problema sostanzialmente di natura psicologica invece, secondo acquisizioni neurofisiologiche recenti, si ritiene che questa disfunzione non sia solo la manifestazione di un disturbo dell'apprendimento, ma che spesso possa coesistere anche una alterazione organica e cioè:

  • La presenza di una eiaculazione precoce potrebbe essere legata o a un aumentato input sensoriale proveniente dai genitali o a un deficit di inibizione degli interneuroni a livello del centro sacrale midollare.

  • La presenza di una lesione irritativa o infiammatoria dell'uretra prostatica. Gli esami colturali sulle urine, sul secreto prostatico e sul liquido seminale possono, soprattutto nelle eiaculazioni precoci secondarie, offrire un elemento diagnostico decisivo.

I criteri per dire che l’uomo è effettivamente “troppo veloce” e che questo fatto merita un adeguato approfondimento diagnostico e terapeutico sono in genere i seguenti:

  • Un tempo di latenza, tra inizio della penetrazione ed eiaculazione, inferiore ai 2 minuti (un minuto o meno nei casi più gravi);

  • La sensazione che ha l’uomo di non riuscire a controllare quando avere l’eiaculazione e l’orgasmo;

  • Lo stress che consegue al ripetersi del problema.

Questo disturbo rappresenta per l’uomo uno forte stress in quanto in un terzo dei casi il soggetto tende a perdere l’autostima, si sente inadeguato, perde grinta e assertività nello studio e nel lavoro, fino ad avere anche una diminuzione del testosterone, l’ormone della mascolinità, a causa della frustrazione sessuale ripetuta. Contemporaneamente il disturbo rappresenta un motivo di stress anche per la donna, in quanto se lui è “troppo veloce”, la donna in effetti non ha il tempo minimo per raggiungere l’orgasmo durante la penetrazione e, se la cosa si ripete in continuazione, la donna comincia a pensare che il suo partner abbia “qualcosa che non va” in quanto non riesce a controllarsi, quasi sembra si comporti da “egoista” non “pensando anche a lei”. Il desiderio sessuale della donna tende pian piano a diminuire fino a sparire completamente in quanto viene meno la possibilità di eccitazione mentale e fisica, la lubrificazione in questi casi è veramente molto scarsa e la donna non riesce ad arrivare all’orgasmo e via via in lei crescono l’insoddisfazione, l’irritabilità e l’aggressività, fino a giungere all’evitamento dei rapporti oppure alcune volte è portata a cercare un altro partner.

Il fatto è che il suo compagno non è certo un “egoista”, ma è un uomo che ha bisogno di un aiuto medico. L’eiaculazione precoce ha una base genetica che determina il tempo medio, per quell’uomo, tra l’inizio della penetrazione e l’eiaculazione. Questo tempo può essere molto accelerato, con peggioramento del problema nelle seguenti situazioni:

  • Quando lui è in ansia per la paura di non controllarsi;

  • Quando la frequenza dei rapporti è bassa (e allora la spinta biologica all’eiaculazione diventa ancora più forte e incontrollabile);

  • Quando ha un prostatite, o un problema di erezione;

  • Quando è nervoso;

  • Quando esistono conflitti che tendono a mettere i membri della coppia l’uno contro l’altro.

Il riflesso eiaculatorio può essere rallentato quando lui riesce a modulare l’ansia, quando nella coppia c’è complicità e intimità vera, quando la frequenza dei rapporti è piuttosto elevata. Per rallentare il riflesso eiaculatorio si possono utilizzare farmaci (come la dapoxetina) studiati e approvati per la cura dell’eiaculazione precoce. Assunta 1-2 ore prima del rapporto, la dapoxetina, a seconda della dose, aumenta di 3/4 volte il tempo di latenza tra il momento della penetrazione e quello dell’eiaculazione; la combinazione della dapoxetina con una breve terapia sessuologica può aiutare a recuperare un’intimità più soddisfacente per entrambi.

Purtroppo circa il 40 per cento degli uomini, giovani soprattutto, ricorre all’alcol e il 17% utilizza droghe come “autoterapia” per ridurre l’ansia e “durare di più”. L’alcol oggi viene visto come un fattore di accettazione nel gruppo, come “facilitatore sociale”, come fattore di euforia, di disinibizione, per sembrare più simpatici, ma anche più adeguati sessualmente e purtroppo con rischi gravi per la salute dalla guida in stato di ebbrezza, alla dipendenza. L’eiaculazione precoce va invece diagnosticata e trattata dal punto di vista clinico, in modo rigoroso. L’uomo che riesce a chiedere aiuto al medico fa un gesto di rispetto per sé e di amore verso la sua partner per conquistare un’intimità più felice per entrambi.

Di eiaculazione precoce soffre in effetti circa un italiano su quattro ma sono pochi quelli che ricorrono all’aiuto del medico per varie ragioni:

  • Per la difficoltà a parlare di un problema sentito come lesivo della mascolinità;

  • Perché, in molti casi, l’eiaculatore precoce ha un alto livello di testosterone e un normale desiderio sessuale e spera di durare di più la seconda o la terza volta;

  • Per una sorta di “complicità” che, almeno all’inizio, induce la donna a tacere per non umiliare il partner.

Alla lunga però, l’intimità della coppia ne risulta sicuramente danneggiata e la donna, privata ripetutamente del proprio piacere, finisce per sviluppare una profonda contrarietà, con una progressiva caduta del desiderio che può arrivare al vero e proprio “evitamento sessuale”. E’ invece indispensabile parlare del problema e consultare un medico competente, perché l’eiaculazione precoce ha una solidissima base biologica e può essere curata, almeno in gran parte dei casi, dai farmaci giusti.

 

EIACULAZIONE PRECOCE: LA DIAGNOSI

L'eiaculazione precoce è un disturbo sessuale con eccellente “prognosi”, ossia con ottime possibilità di guarigione. I progressi in campo farmacologico e il ricorso sempre più frequente a terapie integrate, farmacologiche, sessuologico-riabilitative e psicoterapiche, hanno infatti enormemente migliorato il risultato terapeutico, anche a lungo termine. Si parla di “terapie integrate” perché il solo trattamento farmacologico migliora rapidamente il sintomo in un’elevata percentuale di pazienti, ma la sua efficacia è spesso limitata al periodo di assunzione del farmaco. L’integrazione tra farmaci e lavoro sessuologico sembra invece garantire una risposta più duratura, anche dopo la sospensione del farmaco.

 

FAQ

Che cos'è l'eiaculazione precoce?

L'eiaculazione viene definita “precoce” quando è indotta da una minima stimolazione sessuale, oppure quando avviene prima o subito dopo la penetrazione, ma comunque prima che la persona lo desideri. L'eiaculazione precoce è stata anche definita in termini di durata del contatto vaginale e/o di numero di movimenti coitali prima dell'eiaculazione, tuttavia, su questi parametri quantitativi non è ancora stato raggiunto un consenso definitivo.

Nel caso in cui l'eiaculazione avvenga prima che l'erezione sia completa, si preferisce parlare di “eiaculazione prematura”. L’eiaculazione precoce è la più frequente patologia sessuale maschile, con un’incidenza superiore al 20 per cento della popolazione maschile adulta, pur essendo la disfunzione erettile il principale motivo di consulto sessuologico.

C'è un modo obiettivo per "misurare" la precocità dell’eiaculazione?

La misura più adottata per quantizzare il problema è il “tempo di latenza eiaculatorio intravaginale” (IELT, Intravaginal Ejaculatory Latency Time), ossia il tempo che intercorre fra l’inizio della penetrazione e l’eiaculazione. Questa misura è semplice da valutare anche da soli, come con un semplice cronometro. Lo studio di uomini normali ha dimostrato che il tempo medio di penetrazione varia tra i 5.5 e i 6.5 minuti, a seconda della popolazione studiata. Chi soffre di questo disturbo eiacula in meno di 1 minuto nel 90 per cento dei casi.

Secondo i criteri diagnostici internazionali, un uomo soffre di eiaculazione precoce quando:

  • Il tempo che intercorre tra inizio della penetrazione ed eiaculazione (tempo di latenza eiaculatoria intravaginale) è inferiore al minuto;

  • L’uomo ha scarsa (o assente) capacità di controllare il riflesso eiaculatorio;

  • Il problema causa forte stress e frustrazione personale e/o della partner.

  • Almeno il 20% degli uomini è veloce perché ha difficoltà nel controllo dell’eiaculazione.

Per capire se il problema è reale occorrono alcune importanti informazioni e cioè:

  • Quanto dura la penetrazione?

  • Può l’uomo posticipare volontariamente l’eiaculazione o no?

  • Si sente irritato, umiliato o frustrato dalla eccessiva precocità?

  • Quando si è manifestato il problema? Fin dall’inizio della vita sessuale o da un certo punto in poi (per esempio, a causa di un iniziale deficit di erezione o di una prostatite)?

  • L’erezione è qualitativamente buona?

  • Ha già tentato di migliorare il tempo eiaculatorio, con terapie o farmaci?

Se il partner dura due minuti in tutto, preliminari inclusi, effettivamente può esistere un problema; se i due minuti si riferiscono al tempo di penetrazione, non si parla più di precocità, per lo meno dal punto di vista medico e sessuologico. Se poi lui si sente bene nella sua sessualità e può controllare l’eiaculazione, il suo comportamento, almeno da questo punto di valutazione, rientra nella normalità. Detto questo resta il problema nella percezione emotiva del tempo dell’intimità. Ed è questo che va affrontato, per evitare che il far l’amore, invece di essere un momento di grande piacere, di abbandono e di passione, diventi una frustrante gara competitiva contro il tempo.

Una eventuale valutazione clinica deve quindi tener conto:

  • Della natura del disturbo;

  • Della eventuale associazione con altri disturbi;

  • Dell’eventuale alterazione della percezione del piacere orgasmico;

  • Del tipo di paziente;

  • Dell'influenza di farmaci e altre sostanze sul disturbo;

  • Degli aspetti relazionali;

  • Quando il paziente è giovane occorre tener presente anche il ruolo dell'enuresi;

  • Quando il paziente è giovane occorre anche essere consapevoli dell'importanza dell'esperienza.

Per scegliere la strategia terapeutica più adatta al paziente e alla coppia, bisogna fare una corretta e articolata diagnosi. Prima di tutto, occorre definire se il disturbo è:

  • Primario (ossia sempre esistito);

  • Secondario (cioè manifestatosi da un certo momento in poi).

L’eiaculazione precoce primaria, ossia presente fin dalle prime esperienze sessuali, ha una forte base ereditaria, genetica. L’obiettivo terapeutico è in tal caso quello di aiutare l’uomo a raggiungere il miglior livello di controllo sul riflesso orgasmico, e quindi di durata dell’erezione prima dell’eiaculazione, ottimizzando le sue caratteristiche biologiche.

Se il disturbo è secondario, il medico sessuologo deve chiarire se si tratti di un disturbo assoluto, ossia con tutte le partner e in tutte le situazioni, o se sia relativo al quel momento, a quella situazione o a quella partner. Inoltre occorre procedere subito a un approfondimento medico che includa:

  • L’esame obiettivo uro-andrologico, con particolare attenzione alla presenza di prostatiti subcliniche (cioè senza sintomi evidenti);

  • L'esame colturale del tampone uretrale dopo massaggio prostatico;

  • L’esame colturale del liquido seminale.

Queste verifiche consentono di capire se l’eiaculazione precoce acquisita, o secondaria, sia in realtà dovuta a un’infiammazione, che in qualche modo acceleri il riflesso eiaculatorio.

Un altro aspetto da non trascurare, nei pazienti che abbiano precedentemente goduto di una buona competenza eiaculatoria, è la possibilità che la precocità sia solo il sintomo di un deficit erettivo, in particolare di mantenimento, di cui il paziente non sia ancora pienamente consapevole. In questo caso, prima di procedere ulteriormente sul fronte della disfunzione eiaculatoria, è importante verificare anche la qualità dell’erezione.

Poi, il medico dovrebbe chiarire se l’eiaculazione precoce si presenta come un sintomo costante e isolato, oppure se si associa ad altre disfunzioni eiaculatorie. Se per esempio l’uomo afferma che a volte è precoce, mentre altre volte addirittura non riesce ad eiaculare, il medico capisce di trovarsi di fronte a una cosiddetta “patologia del controllo”, che riguarda la corteccia cerebrale e il midollo spinale, e nella quale l'elemento critico non è l’eiaculazione precoce in sé, e nemmeno un problema fisico a livello genitale, ma la difficoltà a modulare l'ansia da prestazione.

L’eiaculazione precoce, a volte, si potrebbe associare a un’alterazione percettiva del piacere orgasmico. In particolare, l’uomo può presentare:

  • Assenza di orgasmo cioè anorgasmia;

  • Anedonia, ossia assenza di piacere;

  • Ipoedonia, ossia scarsa intensità del piacere.

Questo può senz’altro spiegarsi con il fatto che l'eccessiva concentrazione che il soggetto interessato deve avere per tentare di ritardare l’eiaculazione, l'effetto frenante della tensione muscolare sull'ascolto delle sensazioni piacevoli e il contraccolpo depressivo che si innesca ogni qualvolta il riflesso sfugga al controllo contribuiscono più al dispiacere che non al piacere. Migliorare la capacità di concentrarsi sulle sensazioni piacevoli e di valorizzarle diventa quindi un punto centrale del programma terapeutico. Tuttavia, in questi casi, è opportuno pensare non solo a cause psicologiche, ma anche a possibili malattie neurologiche, come la neuropatia diabetica o la sclerosi multipla.

Gli uomini che soffrono di eiaculazione precoce possono essere suddivisi in due grandi gruppi:

  • Gli “aggressivi pulsionali”; sono uomini ad alta libido, pieni di energia, che hanno difficoltà a modulare la loro esuberanza erotica ma che in positivo, e proprio grazie a queste loro caratteristiche, rispondono molto bene alla terapia. In altre parole, il pulsionale “funziona” bene dal punto di vista fisiologico, ha un elevato ritmo eiaculatorio, si eccita molto e rapidamente, a livello mentale e fisico. Dal punto di vista strettamente clinico, se in un certo periodo della vita questo tipo di persona ha rapporti poco frequenti, e non si masturba, la precocità può “scattare” come una specie di valvola di sicurezza. La forte pressione biologica, in questo caso, può ridursi addirittura spontaneamente se la persona riprende un “ritmo” eiaculatorio più vicino a quello ottimale per la sua costituzione. Dal punto di vista psicosessuale, il maggior fattore di vulnerabilità è rappresentato dalla scarsa tolleranza alla frustrazione e all'ansia.

  • Gli “ipoaggressivi fusionali”: presentano una prognosi più incerta. Sono infatti persone a scarsa libido, con un basso ritmo eiaculatorio e un’identità sessuale fragile: spesso hanno sofferto o soffrono di enuresi, e hanno un rapporto molto stretto con la figura materna (il termine "fusionale" si riferisce proprio a questo aspetto). Dal punto di vista psicosessuale, questi soggetti hanno una grandissima paura (inconscia) della loro potenziale aggressività e distruttività, anche perché spesso hanno bisogno di fantasie di tipo sadico per eccitarsi. In questi casi è evidente che il problema eiaculatorio è solo la punta dell'iceberg e il medico quasi certamente proporrà un lungo e approfondito lavoro sessuologico di tipo psicodinamico, in modo da agire sui fattori psicosessuali di base che altrimenti vanificherebbero l'approccio più pragmatico della terapia sessuale breve. 

In alcuni casi la precocità può comparire come effetto collaterale di farmaci, come la L-dopa, che viene utilizzata nella cura del morbo di Parkinson. Anche l'alcool riduce la capacità di modulare volontariamente il riflesso eiaculatorio; più in generale, può rivelare una sostanziale debolezza a far luce sulle modalità difensive che il paziente utilizza per affrontare l'ansia di vivere, e non solo l'ansia legata alla prestazione sessuale.

Anche gli aspetti relazionali meritano un approfondimento particolare ed il medico, in particolare, dovrebbe verificare:

  • Se il paziente abbia o meno una partner fissa, e da quanto tempo;

  • La qualità della relazione, in termini sia affettivi sia sessuali (precocità a parte). Conflittualità più o meno sommerse, ostilità fredda, esaurimento dell'intesa sono fattori così rilevanti che spesso possono rendere vana l’intera terapia. La disponibilità reale della partner a partecipare o meno al lavoro terapeutico va quindi verificata sin dalle prime sedute, così da impostare correttamente il programma successivo;

  • La qualità della sessualità della partner: il medico, per esempio, dovrebbe verificare se la donna prova desiderio, se ha una normale lubrificazione vaginale, se prova l’orgasmo, per lo meno con la stimolazione clitoridea, e se nel complesso vive positivamente la propria sessualità quella della coppia al momento della consultazione.

In generale, va ricordato che l’eiaculazione precoce è un disturbo estremamente frustrante per entrambi i partner: l’uomo si sente inadeguato, e può risentirne a livello di autostima e fiducia in sé, con contraccolpi depressivi anche importanti. La donna prova un’irritazione crescente nell’essere continuamente delusa e frustrata e può sviluppare una forte aggressività nei confronti del partner. Può inoltre avvertire una caduta secondaria di desiderio e difficoltà di eccitazione. In molte donne la difficoltà a provare l’orgasmo durante la penetrazione può dipendere proprio da un tempo di penetrazione vaginale, e quindi di stimolazione, insufficiente. La coppia, in altre parole, avverte una crescente insoddisfazione che può causare un graduale abbandono dei rapporti e di ogni forma di intimità, fino all’astinenza totale. Sfortunatamente la scarsa frequenza, aumentando anche la tensione e la “pressione” biologica, tende a peggiorare ulteriormente il sintomo, per cui il tempo di penetrazione diventa sempre più breve.

Un elemento da valutare, quando il paziente è giovane, è se in passato abbia sofferto di enuresi, soprattutto fino alla pubertà. L'enuresi, infatti, aumenta il rischio di sviluppare un'eiaculazione precoce con due meccanismi:

  • Meccanismo neurologico, dovuto al ritardo maturativo dei meccanismi di controllo cortico-midollare che modulano sia il riflesso minzionale sia il riflesso eiaculatorio;

  • Meccanismo psicosessuale, in quanto il ritardo nell'acquisizione del controllo sfinterico rallenta il raggiungimento della capacità di autonomia, incrina l'autostima e la fiducia in se stessi, e perturba le normali tappe relazionali tipiche della seconda infanzia e dell’adolescenza. Inoltre la “confusione” fra la perdita notturna involontaria di urina e le prime polluzioni può creare un’associazione simbolica negativa molto difficile da districare.

Se l'enuresi, oggi trattabilissima, viene curata in ritardo, il ragazzo rischia di sviluppare un’identità sessuale più fragile, di essere meno assertivo, di non riuscire a controllare l'ansia e di vivere un ritardo maturativo complessivo che lo porta a posticipare anche le prime esperienze sessuali.

L’eiaculazione precoce nei giovani e l'importanza dell'esperienza

Due fattori molto meno gravi che possono influenzare l’eiaculazione dei giovani sono il tempo intercorso dalle prime esperienze sessuali e la frequenza delle stesse, infatti il raggiungimento della normale competenza eiaculatoria richiede un minimo di esperienza. Se il giovane ha da poco avuto i suoi primi rapporti e se questi sono piuttosto rari, o in pratica inconsistenti, la rassicurazione e un temporaneo aiuto farmacologico possono essere più che sufficienti. Se poi il sintomo è legato al timore della gravidanza o alla pratica del coito interrotto, si possono prescrivere anticoncezionali orali o profilattici ritardanti, la cui utilità però non sembra superiore alla lieve riduzione di sensibilità del glande che si ottiene con qualsiasi altro profilattico.

L’eiaculazione precoce è oggi ben curabile, purché la diagnosi sia accurata e tenga conto dei fattori biologici, psicosessuali e relazionali che concorrono a causare e mantenere il disturbo sessuale. Prima di rivolgersi al medico, può essere utile farsi una nota scritta di quali dei fattori sopraindicati siano presenti nell’esperienza personale e questo renderà molto più efficace e sintetico il dialogo con il proprio medico, aumentando le probabilità di una cura personalizzata, articolata e soddisfacente. 

TERAPIA

La terapia delle disfunzioni sessuali si è sviluppata in modo particolare negli ultimi decenni ed è ormai caratterizzato da una serie di approcci terapeutici che si diversificano sia per i mezzi d'intervento che per la modalità di approccio e per gli obiettivi che si prefiggono.

Fino a pochi anni fa il discorso terapeutico era praticamente esaurito con l'intervento psicologico e la psicoanalisi; oggi, insieme alle nuove terapie sessuali, costituite da tecniche comportamentali integrate, trovano un loro spazio i trattamenti farmacologici.

Già in precedenza erano stati utilizzati, nel trattamento dell'eiaculazione precoce, farmaci che riducevano il controllo del sistema nervoso autonomo e tra questi ricordiamo gli antidepressivi triciclici e le fenotiazine, che agiscono controllando il sistema nervoso simpatico e quindi rallentando il primo stadio dell'evento eiaculatorio. Le attuali considerazioni di natura neurologica nell'eiaculazione precoce primitiva e in assenza di flogosi delle vie seminali hanno spinto ad utilizzare in questi pazienti dei farmaci alfa-litici. E' noto come l'utilizzo di questi farmaci porti facilmente ad avere eiaculazioni con ridotto volume di liquido seminale o addirittura aneiaculazione. I farmaci alfa-litici agiscono attraverso un meccanismo che blocca i recettori adrenergici a livello della muscolatura liscia dell'apparato genitale e quindi le sue contrazioni. Quindi la terapia dell’eiaculazione precoce si fa:

  • Con una diagnosi uro-andrologica accurata, per escludere che la precocità sia causata o peggiorata da prostatiti, o associata a deficit di erezione;

  • Con i farmaci: il più recente si chiama dapoxetina (Priligy®), è disponibile su ricetta medica, in compresse, a dosi da 30 e 60 mg, da assumere con un bicchiere d’acqua 1/3 ore prima del rapporto. Il cibo non interferisce con l’efficacia. E’ opportuno evitare l’alcol. Altri farmaci efficaci sono gli antidepressivi (paroxetina, amitriptilina, e così via). La differenza è che la dapoxetina (PRILIGY) va usata al bisogno, prima del rapporto, mentre gli altri farmaci, pur efficaci, vanno assunti in modo continuo;

  • Con terapia sessuologica comportamentale, che integra e potenzia la terapia farmacologica.

La Dapoxetina è una molecola che appartiene alla classe dei cosidetti SSRI una classe di farmaci utilizzati come antidepressivi (fluoxetina, paroxetina, citalopram, sertralina, ossia Prozac, Seroxat, Seropram, Zoloft) e come le altre molecole della stessa classe agisce inibendo la ricaptazione (ossia il riassorbimento, la raccolta) del neurotrasmettitore serotonina a livello del sistema nervoso centrale. La dapoxetina è quindi il primo farmaco orale per il trattamento dell’eiaculazione precoce; a differenza delle altre sostanze facenti parte della classe degli SSRI ha una breve durata d’azione (poche ore) e dev’essere assunta da 1 a 3 ore prima del rapporto, idealmente circa 1-1.5 ore prima del rapporto.

Il farmaco può essere assunto anche a stomaco pieno e non si conoscono interazioni con i farmaci eventualmente utilizzati per le disfunzioni erettili (Viagra®, Cialis®, Levitra®); è possibile acquistare il farmaco in qualsiasi farmacia, dietro presentazione di ricetta medica ripetibile, e la spesa sarà a totale carico del paziente. Le compresse devono essere deglutite intere, per evitare il sapore amaro, con almeno un bicchiere pieno d’acqua; non deve essere assunto più di una volta ogni 24 ore (1 volta al giorno).

Il farmaco viene messo in commercio in due formulazioni:

  • 3 compresse 30 mg al prezzo di € 24.60 (costo per compressa circa € 8.20)

  • 3 compresse 60 mg al prezzo di € 32.00 (costo per compressa € 10.67)

Di norma la dose iniziale è di 30 mg, in caso non si dimostrasse sufficiente e gli eventi avversi fossero accettabili il medico può aumentare la dose prescrivendo la confezione da 60 mg.

I più comuni effetti collaterali della dapoxetina sono:

  • Capogiri e svenimento;

  • Cefalea;

  • Nausea.

Per diminuire la probabilità di comparsa degli effetti avversi, sopratutto di svenimento ed ipotensione (abbassamento della pressione) si consiglia di:

  • Assumere la compressa con almeno 1 bicchiere colmo d’acqua;

  • Non alzarsi velocemente dopo l’assunzione;

  • In caso di sensazione di svenimento o giramenti di testa è bene sdraiarsi immediatamente con la testa più in basso del corpo, o sedersi con la testa tra le ginocchia, fino al miglioramento dei sintomi.

  • E’ particolarmente importante evitare la contemporanea assunzione di alcolici, che potrebbero aumentare il rischio di svenimento ed altri effetti collaterali legati all’alcol.

Secondo l’azienda produttrice il farmaco è in grado di:

  • Migliorare la capacità di controllo sull’eiaculazione;

  • Prolungare il tempo dell’eiaculazione;

  • Aumentare la soddisfazione del rapporto sessuale;

  • Diminuire il disagio legato all’eiaculazione precoce.

Ogni altro farmaco appartenente alla stessa classe di farmaci è in grado di sviluppare una più o meno marcata attività di ritardo dell’eiaculazione, ma potrebbero comportare diversi potenziali effetti collaterali:

  • Tra i possibili effetti collaterali comuni (ossia frequenti) si potrebbe verificare disfunzione erettile, anorgasmia e diminuzione del desiderio sessuale;

  • In pazienti con particolari forme depressive potrebbe addirittura indurre il suicidio nelle prime settimane di assunzione;

In realtà questi aspetti sembrerebbero scongiurati dal fatto che Priligy prevede un’assunzione saltuaria e, sopratutto, la breve durata d’azione è indicativa del fatto che la sostanza viene velocemente eliminata dall’organismo evitando fenomeni di accumulo responsabili di alcuni effetti collaterali. L’effetto collaterale più frequente che emerge da chi si è sottoposto alla sperimentazione è invece la nausea.

L'aiuto farmacologico permette di restituire a questi pazienti quella sicurezza così importante anche per la riuscita di altre strategie terapeutiche .

Non deve sorprendere che in una cultura come la nostra l'eiaculazione precoce sia un problema in costante aumento. Facilmente si può osservare come la difficoltà nel controllo eiaculatorio è associata alla presenza di ansia, stress. Si crea un circolo vizioso del tipo: eiaculazione precoce, prestazione ansiosa, eiaculazione precoce, che alimenta automaticamente il disturbo sessuale.

All'inizio la donna manifesta comprensione e fornisce un supporto psicologico al partner eiaculatore precoce. Questo atteggiamento può aiutare e, in alcuni casi, risolvere il sintomo. L'uomo, guadagnando in confidenza e familiarità con una partner rassicurante, arriva a migliorare sostanzialmente la qualità del proprio controllo. Se il problema però persiste e la donna è lasciata continuamente in una situazione di frustrazione, il suo incoraggiamento iniziale spesso si trasforma in aggressività e questo comporta per l'uomo effetti negativi come l'aumento dell'ansia e la sensazione di inadeguatezza.

Alcuni psicoterapeuti hanno formulato l'ipotesi che la genesi dell'eiaculazione precoce sia dovuta ad interazioni negative prodotte all'interno della coppia. Per Helen Kaplan, il feedback sensoriale costituisce un elemento essenziale nell'apprendimento del controllo su tutte le funzioni riflesse; le cause psicologiche dell'eiaculazione precoce variano da paziente a paziente: traumi sofferti nella prima infanzia, precedenti esperienze traumatiche, situazione di coppia conflittuale.

Le attuali terapie sessuali si differenziano, generalmente fra di loro per i fruitori della cura. Alcuni indirizzi terapeutici sono rivolti al trattamento del solo individuo (terapie individuali), mentre altri prendono in considerazione sempre e soltanto la coppia (terapie di coppia) mentre altri ancora sono indirizzati verso il gruppo familiare. Ognuna di queste terapie può ulteriormente differenziarsi al suo interno per il riferimento a principi teorici diversi e a modelli terapeutici particolari.

Generalmente la prima prescrizione che viene fatta alla coppia è quella di astenersi completamente da ogni rapporto sessuale. L'eiaculatore precoce di solito la infrange ansioso com'è di verificare continuamente il recupero del controllo della sua eiaculazione. La seconda prescrizione è quella di suggerire alla coppia ad impegnarsi in giochi erotici limitati ad ottenere un'erezione. Viene consigliato al maschio di focalizzare la sua attenzione esclusivamente sulle sue sensazioni gli si raccomanda di non prestare eccessiva attenzione al partner e di non permettere che pensieri "fuorvianti" lo distraggano dalle sue sensazioni erotiche. Superata questa prima tappa si introduce la tecnica della "compressione", detta anche dello stop-start. La donna inizia a stimolare il partner. Appena il maschio avverte la sensazione pre-eiaculatoria deve chiedere alla donna di fermarsi; dopo qualche secondo si ricomincia, fino alla successiva sensazione di inevitabilità eiaculatoria.

Con questa tecnica si ottiene alla fine una aumentata capacità di controllo dell'eiaculazione e un positivo coinvolgimento psicologico della partner. Si cerca pure di modificare i ruoli all'interno della coppia e di sviluppare maggiormente la comunicazione sessuale. Al partner viene richiesta molta collaborazione e un atteggiamento rassicurante.

E' importante dare all'uomo il "permesso" di ignorare all'inizio i bisogni del partner, in modo da liberare il maschio da ogni preoccupazione e quindi permettere di focalizzare la sua attenzione sulle proprie sensazioni.

Su un versante diverso si colloca l'intervento terapeutico psicoanalitico per il quale il sintomo non è l'oggetto della cura, ma solo il pretesto che rimanda ad un conflitto radicato ad un livello più profondo dove sarebbe la vera causa. La psicoanalisi ha avuto un'importanza essenziale nello studio della sessualità umana e a questa disciplina va il merito di aver dato numerose nozioni fondamentali alla moderna sessuologia clinica.

A questo proposito un posto particolare occupa la terapia introdotta da Wilhelm Reich.

Dall'incontro delle tecniche reichiane con quelle della Gestalt Therapie e con quelle derivate dai modelli della teoria della comunicazione elaborata per gli psicotici è nato un approccio terapeutico complesso che alcuni hanno indicato con l'appellativo di "modello californiano", in quanto è stato applicato inizialmente soprattutto da alcuni Centri della California, in particolare dall'Università di San Francisco. Qui nel rapporto con il paziente è privilegiata la comunicazione sensoriale. La verbalizzazione (il parlare) non avviene che in un secondo tempo, e a volte è completamente trascurata. Molta attenzione è posta sull'ambiente e sull'atmosfera ad esempio terapeuti e pazienti sono seduti su enormi cuscini e si chiamano per nome. Le tecniche impiegate per migliorare la comunicazione corporea all'interno della coppia sono diverse andando da consigli molto semplici, ai massaggi non erotici, al gioco del "massacro" (una battaglia-gioco fatta con bastoni di caucciù), al gioco dei ruoli.

E’ stata anche proposta infine una tecnica utilizzata anche in altre patologie urologiche quali l'incontinenza urinaria e alcune forme di vaginismo. Questa viene definita anche fisiochinesiterapia del piano perineale e si basa su esercizi capaci di rifocalizzare l'attenzione del paziente sulla muscolatura pelvica e sui muscoli bulbo-spongioso e bulbo-cavernoso fondamentali per una buona risposta sessuale.

I risultati sono promettenti soprattutto se questa tecnica viene integrata e combinata con altre terapie. La fisiochinesiterapia del piano perineale con il suo effetto suggestivo e rilassante porta a rivalutare la propria "area genitale" e a recuperare positivamente la propria sessualità.

In caso di eiaculazione precoce sappiamo che il trattamento di questa disfunzione ha previsto per diverso tempo l'utilizzo di tecniche empiriche, tese a diminuire il livello di eccitamento e delle sensazioni sessuali. Queste tecniche includevano l'utilizzo di preservativi, l'applicazione di pomate o spray contenenti sostanze anestetiche, il consiglio ai pazienti di concentrarsi su altri pensieri e non sulla attività sessuale. L'utilizzo di farmaci antidepressivi o alfa-litici che moderano il sistema nervoso simpatico responsabile dell'evento eiaculatorio è risultato utile soprattutto se supportato da altre tecniche. La psicoanalisi ha invece la sua indicazione nelle problematiche psicologiche più complesse e profonde. Da non dimenticare la fisiochinesiterapia del piano perineale ultima nata, ma che può essere utile nel rieducare la muscolatura interessata nell'eiaculazione.

Due sono i metodi oggi ritenuti più efficaci:

  • Il primo è quello della compressione proposto dai sessuologi Masters e Johnson;

  • Il secondo consiste in una tecnica abbastanza simile chiamata "stop-start" individuata per la prima volta dall'urologo Semans e rivalutata dalla sessuologa Helen Kaplan.

La tecnica in sostanza prevede che l'uomo raggiunga l'erezione; a questo punto si sdraia sulla schiena e cerca di concentrarsi sulle sensazioni che prova mentre è stimolato. Quando l'uomo si sente vicino al piacere orgasmico, deve dire al partner di fermarsi. Quando "l'urgenza eiaculatoria" cessa, l'uomo invita il partner a riprendere la stimolazione per poi fermarsi ancora quando si ripresenta una eccessiva "intensità di piacere"; questo viene ripetuto quattro o cinque volte. Dopo aver raggiunto un buon controllo con la stimolazione manuale, si passa a fare lo stesso esercizio con l'utilizzo di creme od altro per ottenere una lubrificazione che simuli l'ambiente vaginale. Successivamente si passa alla penetrazione continuando ad applicare la tecnica di interrompere, per 4/5 volte, il rapporto al "momento critico".

Se esiste una base organica (infiammatoria o neurologica) la terapia deve essere mirata su queste cause e quindi l’utilizzo, dopo una attenta valutazione diagnostica, di antibiotici e/o antinfiammatori o antidepressivi o alfa litici.

 

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