Dott. Vincenzo Alvino

SPECIALISTA IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA
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Ultimo aggiornamento il 09/02/2016 alle ore 13:41


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Cos'è Lo IUD

L'unico autorizzato ad effettuare una consulenza medica ed esprimere un parere riguardo ad una vostra richiesta è il vostro medico, per cui tutte le informazioni presenti sul sito hanno carattere puramente informativo e non possono in alcun modo sostituire quello che è il suo parere.

COSA E' LA SPIRALE o IUD (Intra Uterine Device)

Il dispositivo intra-uterino o IUD è un metodo contraccettivo largamente utilizzato che viene introdotto e posizionato dal ginecologo all'interno della cavità uterina. E' costituito da un piccolo filamento plastico della lunghezza di circa 3 cm, reso radio-opaco con l'aggiunta di sali di bario per consentirne la visualizzazione radiologica.

Può avere forme diverse: a "T" a "7" o a "Y". A contatto con le pareti uterine, lo IUD stimola una reazione locale infiammatoria sterile (non mediata da germi) da parte dell'utero a cui si attribuisce l'effetto contraccettivo viene cioè a verificarsi una sorta di reazione di rigetto mediata dalla produzione di sostanze tossiche locali e da contrazioni uterine che esprime il tentativo dell'utero di espellere e liberarsi dal corpo estraneo. In tal modo l'ambiente intrauterino diviene ostile al verificarsi del concepimento (incontro tra ovulo e spermatozoo) o dell'impianto dell'ovulo fecondato in utero. Per aumentarne l'efficacia, al materiale plastico vengono aggiunte sostanze farmacologicamente attive come rame, argento o progesterone, che aumentano la reazione infiammatoria e quindi la potenza contraccettiva, la capacità cioè di prevenire una gravidanza.

In quale momento del ciclo si può inserire lo IUD

Lo IUD viene generalmente inserito in utero durante la fase mestruale. Il motivo principale è che in questa fase si è certi dell'assenza di una gravidanza. In altri termini, se la donna lo desidera, e può escludersi con certezza una gravidanza, ogni momento del ciclo può essere adatto. Un secondo motivo, anche se non vincolante, è legato alla maggiore semplicità dell'operazione e al minor disagio per la paziente. In questa fase infatti il canale cervicale è più cedevole e l'utero più distensibile il che comporta un più facile inserimento ed una maggiore accoglienza in cavità del dispositivo con minor disagio per la donna.

La tecnica di inserimento

L'inserimento dello IUD deve rispettare alcune fasi fondamentali. La prima è lo studio dell'utero, con una visita e/o con l'ecografia, al fine di determinarne l'esatta posizione ed escludere la presenza di patologie malformative. Vi è poi la necessità di disinfettare accuratamente la vagina e il collo uterino, per evitare il trasporto di germi all'interno della cavità uterina. Quindi la valutazione con sonda (isterometro) del canale cervicale e della cavità uterina per farsi un'idea della configurazione interna dell'organo, ma anche per dilatare leggermente il canale cervicale. Successivamente si procede all'inserimento del dispositivo seguito da una verifica del suo esatto posizionamento che può essere effettuata successivamente con una visita e/o con l'ecografia.

L'inserimento potrebbe risultare spesso fastidioso

Quando l'utero viene sondato e lo IUD inserito, vi è quasi sempre un pò di fastidio o di dolore. Nella fase di inserimento il dolore è provocato dalla dilatazione del canale cervicale e dalla distensione della cavità uterina. Questa cavità, normalmente virtuale in quanto le pareti interne sono a contatto tra loro, deve essere necessariamente distesa per introdurre il dispositivo in utero. Il dolore che ne può derivare e che può in alcuni casi essere anche piuttosto intenso, dura generalmente solo pochi minuti. Un dolore ad insorgenza tardiva e duraturo è invece l'espressione della reazione di rigetto da parte della cavità uterina, in pratica di un tentativo dell'utero di liberarsi dal corpo estraneo. La presenza dello IUD può infatti sollecitare delle contrazioni uterine che durano ore o giorni dopo l'inserimento. Nella maggior parte dei casi queste contrazioni si attenuano fino a scomparire del tutto nei giorni successivi. E' per questo che molti autori in questi casi consigliano un comportamento di attesa. Qualche volta (in circa il 2% dei casi) questicrampi uterini sono in grado di provocare l'espulsione spontanea dall'utero del dispositivo, non sempre (date le piccole dimensioni dello IUD) riconosciuta dalla donna. Per attenuare queste reazioni viene spesso consigliata nella fase di inserimento la somministrazione di un farmaco ad attività antispastica.

Altre volte (in un 10-15% dei casi) l'intensità, l'ingravescenza o il semplice perdurare dei crampi è tale da richiedere necessariamente la rimozione dello IUD dopo qualche giorno.

Rischi e complicanze dello IUD

Se prendiamo in considerazione i due metodi contraccettivi più utilizzati, lo IUD e la pillola, uno dei maggior vantaggi dell'uno rispetto all'altra, è senza dubbio quello di non dover assumere un "farmaco" tutti i giorni. Al di la della praticità, questa caratteristica ha probabilmente contribuito a creare su questo tipo di contraccezione una falsa idea diinnocuità. Nella realtà lo IUD viene distribuito dalle ditte farmaceutiche, venduto nelle farmacie, e nella sua confezione contiene una scheda tecnica come quella presente nelle confezioni di un prodotto farmacologico. Su quest'ultima sono riportati i rischi, le complicanze, gli effetti collaterali e le controindicazioni, proprio come per la pillola o per l'assunzione di qualsiasi altro farmaco.

Per lo IUD, come per tutti i contraccettivi, vi può essere un fallimento della azione contraccettiva: una gravidanza inattesa si verifica in circa l'1-2% dei casi. Può accadere con lo IUD regolarmente posizionato in utero o a seguito della sua espulsione (4-5%), non sempre riconosciuta dalla donna date le piccole dimensioni del dispositivo.

Vi è poi una possibile colonizzazione di germi a tutto l'apparato genitale e alla pelvi (PID - Pelvic Infiammatory Disease). Le conseguenze più gravi di una PID, che si verifica nello 0,5% delle donne che utilizzano lo IUD, sono rappresentate da una possibile sterilità futura (impossibilità ad avere altre gravidanze), dalla possibile insorgenza di una gravidanza extra-uterina (una gravidanza che si impianta nella tuba o nel cavo addominale anziché in utero) o da una sindrome aderenziale responsabile di dolori addominali ricorrenti e fastidiosi.

Tra i rischi più gravi vi è infine la possibile perforazione della parete uterina con il passaggio del dispositivo in addome. La perforazione della parete uterina rappresenta la complicanza senza dubbio più grave, anche se fortunatamente più rara, associata all'uso dello IUD. Complessivamente si verifica in circa un caso ogni mille inserimenti. Poiché il diametro dello IUD è generalmente molto piccolo (circa 2-3 mm) il danno uterino, in termini di perdita ematica o di alterata funzionalità, è trascurabile. Il pericolo maggiore di questa evenienza è invece rappresentato a breve termine da un possibile danno ad organi adiacenti all'utero (intestino e vescica) o a lungo termine dalla formazione di aderenze peritoneali, con conseguenze certamente più gravi. Per tali motivi vi è unanime opinione, in questi casi, sulla necessità della rimozione del dispositivo dalla cavità addominale.

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