Dott. Vincenzo Alvino

SPECIALISTA IN OSTETRICIA E GINECOLOGIA
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Anoressia E Mancanza Delle Mestruazioni

L'unico autorizzato ad effettuare una consulenza medica ed esprimere un parere riguardo ad una vostra richiesta è il vostro medico, per cui tutte le informazioni presenti sul sito hanno carattere puramente informativo e non possono in alcun modo sostituire quello che è il suo parere.

L'ANORESSIA E : COME RICONOSCERLA E COME CURARLA

L'anoressia è una grave patologia causata da una malattia o da un'alterazione psichica (anoressia mentale, nota anche come anoressia nervosa). Il termine anoressia deriva dal latino anorexia e, a sua volta, dal greco anorexìa, parola composta da an (particella di negazione) e òrexis, appetito. Si manifesta inizialmente con un'attenuazione dello stimolo ad alimentarsi, poi seguono l'anoressia vera e propria (mancanza di appetito), il rapido dimagrimento e, nelle donne, l'assenza delle mestruazioni.

Attualmente lo 0,5% circa della popolazione tra i dodici e i trent'anni (con prevalenza del sesso femminile) soffre di anoressia mentale. L'anoressia è considerata dalla moderna medicina tra i disturbi alimentari più gravi e ne sono potenzialmente a rischio circa il 10% degli adolescenti.

I disturbi alimentari colpiscono soprattutto le ragazze in età adolescenziale e possono arrivare, in casi estremi a gravissime forme di denutrizione ed addirittura condurre a morte. I disturbi alimentari, ed in particolare anoressia e bulimia, colpiscono tra le 150 e le 200 mila donne solo in Italia e, secondo la Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare, rappresenterebbero la prima causa di morte per malattia tra le giovani italiane tra i 12 e i 25 anni.

QUALI SONO LE CAUSE CHE POSSONO PORTARE ALL'ANORESSIA?

Viene sottolineato, riguardo alle cause, che:

  • Alcuni fattori sono da ricercare al di fuori della famiglia, e riguardano ad esempio il contesto che la persona (spesso adolescente) vive fuori da casa, ad esempio la scuola e le amicizie; si deve inoltre tener presente che difficilmente questo tipo di disturbi si instaura senza un fattore scatenante, cioè una situazione o un episodio difficile o stressante che coinvolga molto il soggetto.

  • Altri fattori, invece, riguardano la vita familiare sia in età infantile che pre-adolescenziale e adolescenziale, ed è proprio su questi fattori che si dovrebbe fare prevenzione. 

Per cercare di comprendere alcune caratteristiche individuali, comuni tra le persone che soffrono di anoressia e bulimia, va tenuto presente che:

  • Le adolescenti sono i soggetti più colpiti. Il disturbo alimentare può nascere dall'incapacità di far fronte a questi cambiamenti, cioè alla paura di "maturare" e a tutte le richieste e responsabilità che questo comporta. In un certo senso questa patologia è un modo per restare o ritornare bambini.

  • Altra importante caratteristica è l'idealizzazione della magrezza, intesa come segno di valore e di bellezza. Tutto ruota intorno al corpo come fonte di autonomia, di controllo e di sicurezza. Per le ragazze il corpo rappresenta un potente mezzo di comunicazione e di relazione, essere magre può diventare il requisito indispensabile per essere e sentirsi accettate.

  • Generalmente inoltre sono presenti tratti di personalità caratterizzati da perfezionismo. Si tratta di ragazze ambiziose, con ottimi risultati a scuola e nelle attività che intraprendono, che mostrano un impegno e una tenacia spesso considerati prova di grande maturità e responsabilità. Quasi sempre però questo atteggiamento di dedizione e sacrificio nasconde una bassa autostima e una profonda insicurezza personale, che esprime il timore di non essere accettati dagli altri per quello che si è. Questi soggetti pensano che potrebbero essere accettati dalla società solo a condizione di dare il massimo delle proprie possibilità senza il minimo cedimento. Nelle persone che vengono ad essere imbrigliate in questa polimorfa patologia, questi tratti vengono spinti all'esasperazione, viene eliminato qualsiasi impegno che non abbia a che fare con lo studio o l'attività su cui si è investito, la paura di deludere e di fallire è grande. Il giudizio altrui viene visto come l'unico modo per stimare il proprio valore.

  • Molte ragazze infine sono assolutamente convinte di non essere "come gli altri le vorrebbero", ed a questa idea si adeguano cercando in tutti i modi di soddisfare le aspettative altrui.

  • Legato al perfezionismo è inoltre un particolare tipo di pensiero, definito pensiero "tutto o niente" o pensiero "dicotomico", caratterizzato dall'assenza di ogni gradualità nel modo di argomentare e di ragionare: tutto è visto in bianco o nero, i risultati ottenuti sono assolutamente positivi o irrimediabilmente negativi, qualunque cosa è inaccettabile se non si raggiunge il massimo.

  • In questi soggetti vi è un'assoluta mancanza di elasticità.

 

Tra i fattori scatenanti i disturbi dell'alimentazione si potrebbero annoverare:

  • Il distacco dalla famiglia;

  • L'occasione di un viaggio senza i genitori;

  • L'inizio o la fine di una storia d'amore;

  • Il cambio di residenza e di scuola con perdita degli amici;

  • Il verificarsi di molestie fisiche o psicologiche;

  • Situazioni legate a momenti difficili e negativi della vita come la morte di un congiunto, di un amico, una malattia, una crisi familiare. Si tratta sempre di eventi che tendono ad accrescere le difficoltà che una giovane incontra sul piano delle capacità di relazione e della propria autonomia e autostima;

  • Molta influenza hanno, comunque, i commenti delle persone, coetanei e genitori, in riferimento all'aspetto fisico.

 

IMPORTANZA DEL RUOLO DELLA FAMIGLIA DEI SOGGETTI ANORESSICI

Le varie teorie che si sono occupate di questo aspetto hanno spesso fatto riferimento ad un rapporto disturbato tra madre e figlia o ad una particolare configurazione della dinamica familiare, che presenterebbe una madre dominante iperprotettiva, invadente e un padre assente. In realtà è impossibile sapere con certezza se un particolare clima familiare sia causa piuttosto che effetto del disturbo. Una considerazione a parte va fatta riguardo a quelle famiglie in cui esiste una particolare attenzione ai temi dell'aspetto fisico e dell'alimentazione. E' probabile che un clima familiare in cui questi aspetti vengano enfatizzati possa portare alla costruzione di un'immagine di sé polarizzata sull'aspetto esteriore. Inoltre è stato evidenziato che una elevata insoddisfazione nei riguardi del proprio corpo nei genitori potrebbe favorire un analogo atteggiamento in particolare nelle figlie femmine. Analogamente, atteggiamenti ossessivi e ipercritici sembrano essere più frequentemente presenti nelle famiglie delle ragazze anoressiche.

Dovrebbe anche essere necessario da parte dei genitori rassicurare riguardo a determinate paure, anziché generarle. Le figure genitoriali di molte adolescenti bulimiche generano spesso una certa confusione in quanto alle volte sono molto rassicuranti e disponibili, altre volte invece sono loro stesse a generare paura, attraverso comportamenti inappropriati o violenti, oppure perché sono in preda esse stesse a determinati timori che passano poi alle figlie. Anche i genitori, possano avere momenti di paura o sconforto, dovrebbero però fare in modo che le proprie collere e le proprie paure  non vengano riversate sui figli, soprattutto quando sono piccoli ipoichè i bambini assorbono facilmente tutto quello che succede in ambito familiare.

 

COME INIZIA IL TUNNEL DELL'ANORESSIA

L'esordio tipico dell'anoressia nervosa è quella di una dieta iniziata per perdere qualche chilo superfluo, o per correggere le proprie abitudini alimentari ritenute sbagliate e dannose. Con questo obiettivo, all'inizio spesso condiviso dai familiari, si comincia a ridurre le quantità di cibo e/o ad eliminare alcuni cibi ritenuti dannosi e troppo calorici.

L'anoressia mentale presenta due aspetti:

  • un aspetto nutrizionale;
  • un aspetto comportamentale.

L'aspetto nutrizionale è legato al deficit alimentare che può avere effetti molto gravi sull'integrità fisica, mentre quello comportamentale è legato a fattori psicologici scatenanti, come conflitti familiari, una scarsa autostima e il desiderio di emulare modelli estetici spinti agli estremi.

I soggetti anoressici si vedono, paradossalmente, grassi e goffi e mettono in atto strategie molto sofisticate nel tentativo continuo di combattere la fame (l'uso di sostanze ad effetto dimagrante, l'autoinduzione del vomito, l'uso improprio di farmaci ad effetto lassativo, l'assunzione di diuretici, un'attività fisica eccessiva ecc.) nascondendo spesso il proprio stato e mentendo sulla quantità di cibo assunto. L'anoressica ha paura di ingrassare e, per quanto ciò possa sembrare paradossale, tale paura non tende a ridursi quando il dimagrimento si manifesta ma anzi, tende ad aumentare; essa può riconoscere il fatto di essere magra, ma, nonostante ciò ha la tendenza a vedere una determinata parte del proprio corpo come eccessivamente grassa. La persona che soffre di anoressia ha la tendenza a pesarsi di continuo, così come di continuo osserva allo specchio quelle parti che essa considera essere troppo grasse.

L'umore del soggetto anoressico è direttamente proporzionale al peso ed al suo controllo per cui la diminuzione di peso diviene motivo di soddisfazione, ma un aumento ponderale anche lieve può far sì che la persona diventi triste e ipercritica verso sé stessa. La sua autostima, i successi conseguiti in ogni campo e il valore come persona dipendono quindi esclusivamente dal suo corpo e dal controllo che riesce a imporre sullo stimolo della fame.

L'anoressia è una patologia che attraversa diverse fasi:

  • Inizialmente è possibile che le restrizioni alimentari auto-imposte dal soggetto siano addirittura elogiate dai familiari o da figure di riferimento, divenendo fonte di gratificazione.

  • In una fase intermedia, la difficoltà a contrastare lo stimolo della fame diventa meno pressante, anzi il paziente ha l'impressione di trarre maggiore energia dalla privazione del cibo, a causa di un meccanismo di conservazione della specie (non è infrequente, infatti, vedere che nei periodi di carestia gli animali aumentano il livello di attività per una ricerca frenetica del cibo). Iniziano però a verificarsi i primi problemi, il soggetto, infatti, inizia a dare i primi segni di irritabilità quando avverte la paura di perdere il controllo della situazione e torna ad aumentare il peso. In questa fase compaiono pensieri ossessivi riguardanti il cibo e la persona mette in atto tutte le strategie descritte per continuare nei suoi intenti autolesionistici.

  • Nell'ultima fase della malattia il calo ponderale è notevole (la riduzione è almeno del 15-20% del peso ottimale) e la mente comincia a mostrare segni di cedimento, con il calo della concentrazione, la perdita di memoria e di capacità di giudizio critico e disturbi frequenti del sonno. Nel 15-20% dei casi di anoressia si può arrivare alla morte del paziente.

Oltre ai sintomi descritti, in questi soggetti può verificarsi che:

  • Generalmente non siano particolarmente spontanei nei rapporti con gli altri e hanno la tendenza a reprimere la propria espressività emotiva, tendendo inoltre a non far conoscere il proprio comportamento alimentare in quanto temono l'eventuale disapprovazione degli altri.

  • La persona anoressica prova inoltre un notevole disagio quando si trova a dover mangiare in pubblico o in compagnia di altre persone per cui in genere tende a mangiare da sola, molto lentamente, fermandosi quando avverte la sensazione di gonfiore.

  • Spesso, tra un pasto e l'altro, assume bevande abbastanza calde allo scopo di ridurre lo stimolo della fame.

 

 IL QUADRO CLINICO DELL'ANORESSIA

Anche se alcuni soggetti affetti da anoressia mentale non presentano alterazioni degli esami di laboratorio particolarmente rilevanti, nella maggior parte dei casi, il regime alimentare scorretto che sta alla base di questa patologia induce alla lunga diverse alterazioni fisiche che producono anche alterazioni negli esami di laboratorio ed infatti:

  • A livello ematico sono di comune riscontro un leggero stato anemico e leucopenia (numero di globuli bianchi inferiore alla norma); è possibile inoltre riscontrare, anche se più raramente, piastrinopenia.

  • Lo stato di disidratazione, spesso associato all'anoressia, può provocare un rialzo dei livelli di azoto ureico ematico. In molti casi si riscontra anche ipercolesterolemia. Risultano spesso alterati in eccesso gli indici di funzionalità epatica, mentre in diverse occasioni si registra una riduzione della concentrazione ematica di fosfati, magnesio e zinco.

  • L'induzione ripetuta del vomito, tipica nei soggetti affetti da anoressia, provoca a lungo termine alcalosi metabolica, ipokaliemia e ipocloremia.

  • Il frequente uso di sostanze a effetto lassativo può portare invece ad acidosi metabolica.

  • Si registrano inoltre riduzione dei livelli degli ormoni tiroidei; generalmente il T4 rimane entro i livelli normali, anche se di poco sopra al minimo, mentre il T3 scende sotto i livelli considerati normali.

  • Sono di comune riscontro ipercorticosurrenalismo e risposte anomale ai test di provocazione delle funzioni neuroendocrine.

  • Frequentemente si riscontra un calo degli ormoni estrogeni nei soggetti di sesso femminile e di testosterone in quelli di sesso maschile.

  • Al controllo elettrocardiografico si rileva generalmente bradicardia sinusale; più raro il riscontro di aritmia cardiaca.

  • Il controllo elettroencefalografico può rilevare diverse anomalie legate agli squilibri dei fluidi e dei livelli di elettroliti.

  • Nel soggetto anoressico si riscontra generalmente una marcata riduzione del metabolismo basale.

  • Altre condizioni patologiche, legate allo stato di denutrizione, sono: l'amenorrea, la stitichezza, la dolenzia addominale, la letargia o, al contrario, una sorta di euforia, intolleranza al freddo, ipotensione, ipotermia e secchezza cutanea.

  • Molti anoressici presentano un colore giallastro della cute che è provocato da ipercarotenemia.

  • Non sono inoltre infrequenti una ipertrofia delle ghiandole salivari e le carie dentali.

  • Alla lunga il quadro clinico del soggetto affetto da anoressia si aggrava e possono comparire insufficienza renale, alterazioni a livello cardiovascolare e osteoporosi.

 

Comunque, avere un corpo magro e nello stesso tempo alimentarsi con piacere, non sono affatto elementi in contraddizione! Se infatti si dovesse prendere in considerazione un gruppo di donne alle quali venga in qualche modo richiamata l'attenzione sull'opportunità di dimagrire per migliorare la loro salute o per migliorare il loro aspetto fisico esse potrebbero rispondere in vari modi e cioè:

  • Una parte di esse, combinando attività fisica e un'ottima coscienza alimentare, potrebbe riuscire ad avere un corpo forte e magro godendosi la vita.

  • Un'altra parte del gruppo non riuscirà a gestire bene la sua alimentazione, infatti pur essendo spesso a dieta, potrebbero continuare a prendere qualche chilo, ma mai pensererebbero di punirsi vomitando ciò che hanno mangiato dopo un pasto abbondante (e tale  gruppo di donnbe rappresenta il target degli innumerevoli articoli sulle diete che compaiono nelle riviste femminili).

  • Un altro gruppo non si curerà affatto del peso e penserà che mangiare sia uno dei piaceri della vita e, se poi si ingrassa, pazienza!

  • Infine una donna, del gruppo preso in considerazione, potrebbe diventare anoressica (anoressia di tipo 1 o 2).

Il fatto che una donna del gruppo possa diventare anoressica dipende verosimilmente dal fatto che i soggetti anoressici hanno in genere una personalità non equilibrata ed a questo proposito va tenuto presente che:

  • Il problema alimentare è solo un sintomo di un malessere più profondo. In realtà non è vero che l'anoressia (o un qualunque altro disturbo alimentare, la stessa ortoressia, ossia la ricerca maniacale di cibi sani) sia "una malattia come qualunque altra".

  • L'anoressia è una malattia che interessa l'ambito psichiatrico e, come tale, di solito non colpisce chi è sufficientemente equilibrato questa è la prima fondamentale differenza che molti non ammettono.

Nelle persone con disturbi alimentari si possono reperire aspetti del loro carattere che avrebbero comunque creato gravi problemi ed il fatto che tutto accadesse nell'ambito alimentare rappresenta solo un fatto secondario. Se una persona è compulsiva nei confronti del lavoro o degli affetti non viene coniata una patologia ad hoc perché il più delle volte vive certamente molto male, ma in ogni caso sopravvive. Se invece è compulsiva nei confronti dell'alimentazione potrebbe anche giungere a morire per questa ragione!

Cibo, lavoro o affetti sono solo campi d'azione dove chi non è equilibrato può purtroppo "inciampare" danneggiandosi. Il rifiuto per il cibo può essere allora il sintomo (non la causa) di una malattia che ha profonde radici in una personalità in qualche modo disturbata.

Vi sono molte persone di successo che si sono spinte nella palude dell'anoressia perché "dovevano arrivare e sfondare ad ogni costo". La loro autostima era basata unicamente sul risultato e per questo erano pronte a rischiare tutto. In questi casi si deve intervenire con un supporto medico, sia psicologico sia farmacologico. Una volta ristabilite condizioni accettabili di vita, è il singolo che deve risalire la china. Il tutto è tanto più semplice quanto più la persona sa mettersi in discussione e trova strategie di vita che siano in grado di ridargli slancio vitale. L'errore che molti anoressici purtroppo commettono, appena stanno meglio, è proprio quello di essere convinti di aver già compreso tutto. Se manca questa comprensione, la persona, magari clinicamente, viene consideratata "guarita", ma, sullo sfondo, resta una devastante fragilità esistenziale.

In genere si verifica che  il soggetto anoressico possa avere:

  • La percezione di avere un basso controllo del mondo e il proprio peso è l'unica cosa che sente di poter controllare bene, per cui il peso assume un'importanza assoluta, cosa  che invece per le altre persone non ha affatto tale importanza;

  • Una scarsa forza di volontà (soprattutto negli anoressici di tipo 2 dove il vomito è una punizione per aver ecceduto);

  • Una mentalità qualitativa poco incline a valutare le cose dal punto di vista quantitativo e per questo arriva alla conclusione errata che "meno si pesa meglio è".

Il terapeuta avrà il compito di modificare questi particolari punti di vista per evitare ricadute, paradossalmente un soggetto anoressico è guarito quando sa gestire, come qualunque persona equilibrata, il fatto ad esempio di poter guardare una modella magrissima, esattamente come un alcolista è guarito se riesce a entrare in un bar senza poi cedere alla tentazione di bere.

 

LA MENTALITÀ ANORESSICA

Per cercare di spiegare le cause dell'anoressia occorre andare oltre il sintomo ed il fatto che alcuni soggetti vogliono essere magri non è certamente l'unico problema di queste persone. Ogni psicologo sa bene che c'è molto di più di questo desiderio cioè dietro c'è sempre una personalità con grossi problemi.

La nostra società, anche se molto a fatica, riesce quasi a comprendere il fatto che una persona possa suicidarsi per amore, mentre si stupisce enormemente che esistano ragazze che muoiono per l'ossessione di avere un corpo magro. Eppure la radice del male è la stessa e cioè un ideale (amore o magrezza) che vale più della stessa vita. Quindi i genitori che temono che i loro figli possano cadere nel tunnel dell'anoressia dovrebbero cercare di far loro capire che non esiste nulla (amore, successo, bellezza, carriera ecc.) cui abbia senso sacrificare la propria vita, nulla che abbia senso mettere alla base della propria autostima. Essere schiavi di qualcosa, di un'idea o di qualcuno è il primo passo per sminuirsi e sprofondare nell'infelicità.

L'anoressia nervosa ha una frequenza dell' 1% e colpisce nel 95% dei casi le giovani donne fra i 14 e i 19 anni.

La bulimia nervosa, simile nella frequenza, si manifesta un pò più tardi, all'età di 20-22 anni.

Considerando anche i disturbi altrimenti non specificati EDNOS e i disturbi parziali, cioè quei quadri che non soddisfano i criteri diagnostici per essere considerati una malattia conclamata, ma costituiscono le situazioni a rischio, gli studiosi valutano in oltre il 10% la presenza di un alterato rapporto con il cibo e con il proprio corpo nella popolazione femminile in età compresa fra i 12 e i 25 anni.

I disturbi del comportamento alimentare sono considerate patologie di natura psichiatrica caratterizzate dalla presenza di alterazioni del comportamento alimentare essi si distinguono in 3 categorie:

  • Anoressia Nervosa con restrizioni in cui la perdita di peso è ottenuta con dieta, digiuno o eccesso di attività fisica.

  • Bulimia Nervosa (o anoressia con abbuffate/condotte di eliminazione) in cui il calo ponderale viene ottenuto con abbuffate alimentari seguite da vomito autoindotto e da uso inadeguato di farmaci lassativi e diuretici.

  • Disturbi altrimenti non specificati (EDNOS) 

L'Anoressia Nervosa è caratterizzata da una drastica riduzione dell'alimentazione fino al rifiuto totale del cibo, che ha come conseguenza un marcato dimagrimento e può portare alla morte per cachessia. La mortalità varia dal 5 al 20% per squilibrio metabolico o, più raramente, per suicidio. La paziente si impone comportamenti restrittivi atti a perdere il peso, manifesta una paura ossessiva di ingrassare e presenta alterazioni del sistema endocrino.

I criteri per la diagnosi di anoressia, sono i seguenti:

  • Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l'età e per la statura (peso che rimane al di sotto dell'85% di quello previsto);
  • Eccessiva paura di ingrassare, anche quando si è sottopeso;
  • Alterata percezione del proprio peso e delle forme del proprio corpo;
  • Eccessiva influenza del peso o delle forme del corpo sulla valutazione di sé (autostima);
  • Rifiuto di riconoscere la gravità delle proprie condizioni di salute dovute alla perdita di peso;
  • Nelle donne dopo il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi

Si riconoscono due varianti di Anoressia Nervosa:

Tipo restrittivo: il soggetto non presenta frequenti abbuffate o comportamenti purgativi.

Tipo bulimico purgativo: il soggetto presenta frequenti episodi di abbuffate compulsive o di comportamenti purgativi (vomito autoindotto, abuso di lassativi o diuretici).

 

Bulimia Nervosa è un disturbo della condotta alimentare caratterizzato da ripetuti episodi di ingestione di grandi quantità di cibo in un limitato lasso di tempo. Si associano alterazioni dell'umore e i comportamenti compensatori atti ad evitare l'aumento del peso conseguente all'alimentazione eccessiva.

La diagnosi si basa su:

1) Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive. Perchè si possa definire un'abbuffata compulsiva devono verificarsi 2 condizioni:

  • La quantità di cibo ingerito in un periodo di tempo circoscritto è inequivocabilmente superiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo in circostanze simili;

  • L'episodio si accompagna ad un senso di mancanza di controllo (di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare cosa e quanto si sta mangiando).

2) Frequenti comportamenti di compenso: vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci; digiuno; attività fisica esagerata;

3) Gli episodi di abbuffate e compenso si verificano almeno due volte a settimana per tre mesi;

4) la valutazione del proprio peso e delle forme del corpo influenza abnormemente l'autostima;

Si distinguono due varianti di Bulimia nervosa:

Tipo purgativo: il soggetto si procura abitualmente vomito o usa lassativi e diuretici;

Tipo non-purgativo: il soggetto non si procura vomito né usa lassativi o diuretici, ma mette in atto altri comportamenti compensatori come l'esercizio fisico eccessivo, o il digiuno.

 

Il gruppo EDNOS comprende le forme cliniche "incomplete" di anoressia e di bulimia, che non esaudiscono tutti i criteri diagnostici di tali patologie, pur avendone molti aspetti caratteristici. In questo gruppo vengono per ora inclusi anche alcuni disturbi alimentari di più recente definizione, come:

Binge Eating Disorder (Disturbo da alimentazione incontrollata)

Gli episodi di abbuffate compulsive sono associati ad almeno tre dei seguenti caratteri:

  • mangiare con voracità, più rapidamente del normale fino ad avere una sensazione dolorosa di troppo pieno;

  • consumare grandi quantità di cibo in assenza di fame;

  • mangiare in solitudine per imbarazzo;

  • provare disgusto di se, depressione o sensi di colpa per aver mangiato troppo;

  • le abbuffate si ripetono almeno due volte a settimana per almeno sei mesi.

Night eating – abbuffate avvengono di notte.

Spitting - il soggetto mastica e sputa senza ingerire, grandi quantità di cibo.

 

L'Anoressia Nervosa: è un disturbo dell'alimentazione che induce al rifiuto assoluto di mantenere l'Indice di Massa Corporea al di sopra del minimo normale, a causa dell'alterata percezione del peso e della propria immagine corporea. La prevalenza dell'Anoressia Nervosa è di gran lunga superiore nei paesi industrializzati nei quali il cibo è abbondante e dove viene enfatizzato il valore della magrezza (specialmente per il sesso femminile). La prevalenza fra le donne è dello 0,5% e nei maschi è circa un decimo di quella femminile. I sintomi che inducono a sospettare una diagnosi di Anoressia Nervosa sono rappresentati, come accennato in precedenza, da:

  • Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo normale;

  • Intenso timore di acquistare peso;

  • Presenza di un'alterazione dell'immagine corporea per ciò che riguarda forme e dimensioni corporee;

  • Nel sesso femminile, in epoca post-puberale, vi è amenorrea.

Altre manifestazioni che talora si possono associare sono:

  • Disagio nel mangiare in pubblico;

  • Sentimenti di inadeguatezza;

  • Bisogno di tenere sotto controllo l'ambiente circostante;

  • Rigidità mentale (con comleta mancanza di elasticità);

  • Ridotta spontaneità nei rapporti interpersonali;

  • Perfezionismo;

  • Repressione dell'iniziativa e dell'espressività emotiva. 

Grazie alla comprensione dei criteri diagnostici è possibile tracciare un profilo anche se approssimativo dell'anoressica o dell'anoressico; la capacità di riconoscere più o meno dettagliatamente tali comportamenti ed atteggiamenti può essere di fondamentale importanza nella diagnosi precoce, in quanto fattore determinante nella prevenzione della cronicizzazione, e per la cura dell'Anoressia Nervosa per cui è importante osservare che:

  • Il soggetto anoressico presenta un peso ed un Indice di Massa Corporea al di sotto della soglia di normalità (IMC < 18,5). L'evidenza o meno di questo aspetto dipende soprattutto da due fattori e cioè tempo e grado della malattia, capacità di nascondere la propria magrezza. E' frequente che l'anoressica/o ricorra ad alcuni espedienti per nascondere la propria condizione; tra di essi, i più frequenti sono quelli di vestirsi con abiti larghi che nascondano la magrezza, evitare di mangiare in pubblico e mentire sulle proprie abitudini alimentari.

  • Frequentemente l'anoressica/o camuffa la pratica eccessiva di attività fisica assumendo un atteggiamento di marcato "salutismo"; tra gli anoressici è frequente ricorrere a metodi di compenso quali vomito auto-indotto, lassativi, diuretici o enteroclismi qualora non sia possibile evitare di alimentarsi normalmente.

  • Tutto ciò si può associare ad un distacco dalle amicizie e dai legami familiari a causa di un marcato senso di inadeguatezza. Spesso è possibile riconoscere la tendenza dell'anoressica/o ad acquisire livelli eccessivi di attenzione nei confronti delle persone e dell'ambiente circostante, mentre nel settore lavorativo e/o scolastico si distinguono per la ricerca assidua di risultati superlativi, rifiutando completamente la possibilità di fallire nell'intento.

  • Nella fase iniziale della malattia (definita Luna di Miele), l'anoressica/o appare euforica, felice e spensierata; è una condizione transitoria che spesso fuorvia totalmente i primi sospetti di disturbo alimentare. Al momento della diagnosi o della ricerca dei sintomi, emerge una inconfutabile distorsione del proprio corpo, delle proprie forme e del proprio peso, evidenziando una discrepanza assoluta tra la condizione corporea reale e quella percepita.

  • L'alimentazione viene vissuta come una pratica terrificante, un nemico da combattere con qualunque mezzo: da qui la distinzione tra Anoressia Nervosa con restrizioni, che prevede dieta, digiuno ed attività fisica, e Anoressia Nervosa con abbuffate e condotte di eliminazione (purging).

A tal proposito, è opportuno sottolineare che: la presenza di uno o più sintomi patologici, seppur insufficienti ad una diagnosi completa, è da considerarsi un grave fattore di rischio nell'evoluzione di un disturbo alimentare propriamente detto, pertanto va sottolineata la necessità di un iter diagnostico rapido e di un programma terapeutico specifico.

L'Anoressia Nervosa è da considerare un grave disturbo psichiatrico che necessita di un intervento multidisciplinare (psicologo o psichiatra - internista - dietista o nutrizionista) in un centro ospedaliero specializzato; purtroppo, un grosso limite alla presa in carico ed alla cura degli anoressici è rappresentato proprio dalla loro negazione e dal ripudio nei confronti della terapia stessa. Tuttavia, il riconoscimento precoce del disagio corporeo rappresenta un importante campanello d'allarme (nonché primo sintomo e fattore di rischio) per il sospetto di un disturbo alimentare.

L'informazione e la divulgazione dei sintomi tipici sono senz'altro un fattore determinante nella prevenzione dell'Anoressia Nervosa per cui deve essere divulgato il fatto che l'anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dal rifiuto del cibo, che nasce per la paura morbosa di ingrassare e che la caparbia volontà di mantenersi sotto un peso normale, comunque percepito come eccessivo dall'anoressico, conduce allo sviluppo di una repulsione ossessiva nei confronti del cibo che dilaga fino a scatenare i sintomi fisici dell'anoressia conclamata.

E' bene evidenziare e tenere sempre a mente quali sono questi sintomi fisici:

  • peso corporeo sotto i limiti di normalità (inferiore all'85% del peso ideale, BMI inferiore a 1,75 kg/m2);

  • magrezza francamente patologica;

  • bassa temperatura corporea;

  • bradicardia;

  • fragilità di unghie e capelli;

  • osteopenia/osteoporosi;

  • alopecia,

  • riduzione del volume del seno,

  • ipotensione;

  • pelle secca;

  • aspetto debilitato/cachettico;

  • ritardi mestruali e amenorrea (ritardo di almeno tre cicli mestruali consecutivi);

  • Nel caso l'anoressia si accompagni a saltuarie abbuffate seguite da condotte di eliminazione (anoressia nervosa di tipo bulimico), si registra una tipica erosione dentale dovuta agli episodi ripetuti di vomito autoindotto, spesso con ipertrofia delle ghiandole salivari.

Alcuni dei sintomi dell'anoressia sinora elencati riguardano esclusivamente il sesso femminile, nel quale la frequenza della malattia è da 20 a 25 volte superiore rispetto alla popolazione maschile.

L'esordio dell'anoressia è piuttosto sfumato sul piano sintomatologico e difficilmente riconoscibile anche dai familiari. Un basso peso corporeo, anche se non ancora patologico, associato alla colorazione giallo-arancio del palmo delle mani e della pianta dei piedi, può essere uno dei pochi sintomi fisici associati all'anoressia nervosa negli stadi precoci. Questo sintomo potrebbe infatti derivare dall'abitudine di mangiare quasi esclusivamente vegetali, molti dei quali ricchi di carotenoidi, che si accumulano nella cute. La condizione non va confusa con l'ittero, nella quale la magrezza è causata da disordini epatici e la colorazione giallastra si estende anche alle sclere oculari.

Nelle fasi di esordio dell'anoressia nervosa sono soprattutto alcuni sintomi di carattere psicologico, tradotti in azioni e stati d'animo peculiari, a far sospettare la malattia:

  • paura morbosa di aumentare di peso;

  • rifiuto ossessivo del cibo o di alcuni tipi di alimenti, come quelli che contengono quantità non trascurabili di grassi o zuccheri;

  • alterata percezione corporea: si tende a vedersi grassi nonostante l'ago della bilancia segnali un peso corporeo normale, inferiore alla norma o decisamente sottopeso;

  • ansia nel vedere il proprio corpo;

  • eccessivo esercizio fisico nel tentativo disperato di bruciare più calorie;

  • iperattività;

  • tendenza a nascondere o a non ammettere di avere un problema con il cibo per cui si mente sulla quantità di alimenti consumata e si banalizzano o nascondono i sintomi ed i disturbi fisici derivanti dall'anoressia;

  • sensazione di disagio quando ci si trova a mangiare in pubblico o in compagnia di altre persone;

  • abuso di lassativi e diuretici, estratti tiroidei o altri preparati per dimagrire;

  • pratiche inconsulte per consumare più calorie, ad esempio eseguire docce o bagni con acqua fredda, esercizi fisici sfrenati ad orari o in luoghi inusuali, pratica di attività motoria nonostante le precarie condizioni fisiche, consumo di acqua in elevate quantità per stimolare il senso di sazietà;

  • tentativo di sembrare più magra scegliendo abiti neri e tagliandosi i capelli;

  • comportamento compulsivo ritualistico riguardo al cibo (tagliare le pietanze in pezzi piccolissimi e rigirarli nel piatto prima di mangiarli, cucinare piatti elaborati per i familiari senza assaggiare quanto preparato, raccogliere e catalogare le ricette);

  • sintomi depressivi e, in alcuni soggetti, pensieri suicidi.

 

La cura dell'anoressia coinvolge necessariamente l'ambiente familiare del paziente, specialmente se adolescente, richiedendo un'ampia disposizione a collaborare e a mettere in discussione comportamenti e situazioni familiari come cause possibili dell'insorgere del disturbo. Oggi esistono centri specializzati per la cura dell'anoressia, ma il primo passo della terapia consiste nella presa di coscienza del problema da parte del paziente e di chi gli vive accanto. Per questo, è necessario comprendere la genesi della patologia alimentare e quali sono i fattori premorbosi che entrano in gioco. A tal proposito entra in gioco ampiamente il ruolo svolto dai genitori ed in particolare, di quali sono le responsabilità in ambito patologico ed in particolare della figura materna. Nasce, dunque, l'esigenza di sostenere e informare la famiglia su come relazionarsi ad un figlio con un disturbo alimentare.

Nonostante la complessità della malattia, se affrontata da medici esperti e con la collaborazione del malato e dei suoi cari, con la necessaria pazienza e costanza, la guarigione può essere totale fino al ritorno ad una normale qualità di vita. In particolare va considerato che è assolutamente necessaria la multidisciplinarità ovvero l'approcciarsi ai disturbi dell'alimentazione a tutto tondo attraverso diverse figure di riferimento e lavorando su aspetti differenti della stessa patologia. Per curare un paziente con un disturbo dell'alimentazione è necessario che figure diverse si alternino ed interagiscano per poter creare maggiore benessere fisico e psichico. Medici, nutrizionisti, endocrinologi devono essere tutti pronti a lavorare su "piccoli pezzi" inerenti al malessere riferito. In sostanza, questi pazienti sono sostenuti nelle strutture ospedaliere ed ambulatoriali, dove sono presentati infiniti modelli che ognuno applica nel proprio centro e da diversi punti di vista.

In ogni caso, nessun terapeuta in realtà può sapere esattamente cosa fare nel momento in cui si trova faccia a faccia, per la prima volta, con una persona che sta distruggendo la sua vita abbufandosi di cibo o eliminandolo fino al punto di non alimentarsi più.

 

Sintomi menopausa - La visita ginecologica